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Tre storie

I delusi del sabato: tante occasioni perse per i giovani della Roma

Berti e Riccardi hanno di fatto chiuso l’esperienza in giallorosso. Voelkerling Persson ha sfiorato un esordio a portata di mano: come lui Tripi e Ndiayè

Persson esulta dopo un gol con Satriano e Oliveras (As Roma via Getty Images)

Persson esulta dopo un gol con Satriano e Oliveras (As Roma via Getty Images)

22 Febbraio 2022 - 14:49

Resta sempre un momento indimenticabile la prima volta con la prima squadra, un momento che qualunque calciatore potrebbe raccontarvi, anche a distanza di anni. Indimenticabile ma non indicativo: a volte è l'inizio di un nuovo percorso, a volte, semplicemente, la fine di un ciclo. Solo che è non sempre è facile capirlo, in quel momento, e quelli che ci riescono hanno la giusta distanza: per i diretti interessati, i ragazzi e i loro parenti, è praticamente impossibile. Lo si comincia a intuire mesi dopo, e poi viene un giorno in cui il sospetto lascia definitivamente il posto a una certezza senza ritorno. Per un paio di talenti cresciuti nel vivaio di Trigoria, se non era accaduto già prima, sarà successo sabato, proprio nel giorno in cui Volpato e Bove hanno confermato con due gol belli e inattesi le ottime cose fatte vedere nelle giovanili. Ma sabato è anche il giorno in cui la Primavera ha vinto una gara non facile contro il Milan, anche qui con due primi gol nella categoria, firmati da Faticanti (tiro da fuori all'incrocio dei pali, al termine di uno spunto da applausi) e Padula.

Berti

Da regolamento non si può finire in lista per due partite nello stesso giorno: neppure se nella seconda andresti come terzo portiere, ovvero con possibilità di scendere in campo prossime allo zero. Si sono giocate 19 partite nel campionato Primavera 2021-22, e Mastrantonio ne ha fatte 17, andando in panchina due volte per tenere in allenamento Boer, terzo dei grandi: sabato il veneziano non era a disposizione, e l'altro ha preso il suo posto accanto a Fuzato e Mourinho, lasciando libera la porta della Primavera. Tutto lasciava supporre che sarebbe toccato a Filippo Berti, portiere classe 2003 schierato contro il Cosenza in Coppa Italia, invece tra i pali è finito Gabriele Baldi, di un anno più giovane, che a giugno aveva vinto la finale scudetto Under 17. E Berti ha scoperto di non essere il secondo ma il terzo della Primavera poco più di un anno dopo aver fatto il terzo portiere in prima squadra, in Europa League: era in panchina con Cluj, Young Boys e Cska Sofia, con la maglia numero 50, visto che Farelli non era in lista Uefa, e Fuzato doveva ancora rientrare dal prestito al Gil Vicente. Era arrivato a Trigoria nel 2016 Berti, ma vestiva di giallorosso già prima, nella scuola calcio dell'Acqua Acetosa: mezzi fisici importanti, supera il metro e 90, in Under 15 e in Under 16 era titolare fisso, con la Roma che rinunciò alla rotazione dei portieri che spesso attua in quelle categorie. Qualche imperfezione, come capita a ogni portiere, ma non furono certo quelle a fargli perdere il posto, ma la crescita continua di un talento di un anno più giovane: quando i 2003 passarono in Under 18 tra i pali divenne titolare un 2004, Mastrantonio, il portiere di maggior prospettiva del vivaio giallorosso, e lui si ritrovò a fare il secondo sotto età in Under 18. Lo scorso anno Mastrantonio partì con Boer in Primavera, e Berti rimase in Under 18: la Roma (oltre all'ungherese Megyeri, che gli tolse il posto di terzo con De Rossi) gli prese un secondo in prestito, Alberto Milan dal Cittadella, che a fine anno giocò meno di lui - 9 partite contro 12 - ma facendo quelle decisive, semifinale e finale scudetto. Beffa su beffa, gli fu preferito un portiere che la Roma non ha neanche riscattato: ora gioca nel Torino. In estate si pensava sarebbe partito anche lui, girava voce di un interessamento del Verona, alle fine è rimasto: a gennaio tante voci, qualche interessamento dalla serie D, ma nessuna offerta concreta: la Roma, che in estate farà salire Del Bello, che sta facendo benissimo in U18, non avrebbe chiesto soldi. Sabato sera Berti ha pubblicato una storia su Instagram dal sapore malinconico, «lo faccio per me», mentre vola per agguantare un pallone, a mani nude, in allenamento. Poche ore prima, a pochi metri di distanza, sulla panchina del Milan, c'era il coetaneo Nava, che come lui deve ancora esordire in Primavera, ma in prima squadra ci è già andato, proprio con la Roma, sedendosi accanto a Mirante a San Siro (e tornando in tram, col giaccone del club: la foto ha fatto il giro del web): Pioli aveva deciso di lasciare il titolare alla Primavera chiamando il terzo, Mourinho ha deciso diversamente. Sarebbe andato via lo stesso, a giugno, Berti, ma con un bel ricordo in più.

Voelkerling Persson

Non ha lasciato il portiere titolare Mourinho alla Primavera, ma gli ha concesso il centravanti (e capocannoniere): la mancata convocazione di Voelkerling Persson è stata un inatteso e graditissimo regalo per Alberto De Rossi, che ha potuto schierarlo contro il Milan. Senza Zaniolo, Shomurodov, Mkhitaryan, Carles Perez ed El Shaarawy il tecnico portoghese non aveva attaccanti in panchina, solo due mezze punte, Zalewski e Volpato (che in Primavera non avrebbe comunque potuto giocare, perché era stato espulso nella gara prima). Come a dire che lo svedese, già portato in panchina contro Cska Sofia e Lecce, avrebbe avuto ottime chance di esordire: il 2-2 in casa non poteva star bene alla Roma (che aveva ancora un cambio e un'interruzione da spendere), e un pennellone di quasi due metri, in area al fianco di Abraham (Felix era uscito da tempo) poteva fare comodo. Per fortuna della Roma, e sfortuna del ragazzo, un'occasione così comoda difficilmente ricapiterà: la lista degli indisponibili ha già iniziato ad accorciarsi col recupero di Zaniolo.

Voelkerling Persson esulta dopo la rete segnata al Lecce (Getty Images)

Riccardi (più Tripi e Ndiayè)

Ha portato dieci giocatori in panchina la Roma col Verona, per non «distruggere la Primavera», come aveva detto di fare malvolentieri in conferenza José Mourinho: si era sparsa la voce di una convocazione di Satriano, pure lui attaccante, mai chiamato prima, ma anche in difesa la coperta era corta, visto che pronto a subentrare c'era solo il 17enne Keramitsis. Tripi e Ndiayè, già convocati (il senegalese avrebbe anche esordito, contro l'Inter, se l'arbitro non avesse fischiato la fine) potevano fare comodo, ma Mourinho ha preferito lasciarli a De Rossi. Rimaneva un solo candidato, per occupare uno dei posti liberi, senza togliere giocatori alla Primavera: Alessio Riccardi (che come Under non deve essere inserito in lista, per la serie A). Non sarebbe entrato in nessun caso, ha giocato troppo poco nell'ultimo anno e mezzo per reggere il ritmo, e non si è mai allenato con Mourinho, solamente con la Primavera (con cui ha fatto tre partite tra ottobre e dicembre, segnando due gol su rigore): sarebbe stato solamente un modo per ricordare che esiste a qualche vecchio estimatore, visto che in estate dovrà trovare una sistemazione. In estate lo voleva il Teramo, non è voluto scendere in serie C: la Roma non ha gradito, ma - al contrario di Fazio, Nzonzi e Santon - gli ha dato una seconda chance, facendolo allenare con la Primavera, invece che nel gruppo degli indesiderati. A gennaio ha rifiutato anche la Spal, in serie B, e a quel punto in società devono aver pensato che la misura era colma: ora si allena con Santon, in attesa della scadenza del contratto. Che però, al contrario di quello del terzino, non è il prossimo 30 giugno, ma nel 2023: in estate si cercherà un accordo per la risoluzione. Se fosse andato in panchina, all'ultima di serie A, sarebbe stata la tredicesima volta: in Coppa Italia debuttò pure, contro l'Entella, all'Olimpico, quando Bove giocava ancora con gli Allievi, e Volpato era ancora a Sydney, ad allenarsi a tirare in porta. Sono passati 37 mesi, nel calcio è una vita.

Alessio Riccardi con l'Italia U20 (Getty Images)

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