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A bocce ferme

Tra futuro e passato

La gara con la Juve ha offerto i due volti della Roma di oggi. È una squadra che si sta costruendo e noi tifosi non possiamo fare niente: niente che non sia sostenerla

, di Mancini

, di Mancini

15 Gennaio 2022 - 09:46

La sintesi della partita con la Juve sta tutta nello scontro fra Pellegrini e Chiellini; quest'ultimo entra, bullizza il capitano, lo manda in panchina col rivolo di sangue, e fine dei giochi. Che erano comunque già finiti da prima. Pure a Chiellini esce il sangue. Ma resta in campo e sorveglia sulla vittoria. Ecco, questa è la differenza fra noi e loro e in un certo senso anche il bignami della partita. Amo perso, non è una novità, però questa sconfitta, rispetto alle altre, è diversa. Ed è diversa perché offre nella stessa circostanza i due volti della Roma di oggi: il futuro, fino al 70', e il passato, i 6'20'' che ci hanno portato ad incassare 3 gol, sbagliare un rigore, e a sbagliare il gol sulla ribattuta del rigore. Tutto con un uomo in più in campo.

Controllo totale per un tempo e mezzo, poi è successa qualunque cosa, compreso il gol di De Sciglio che non era considerato più un giocatore nemmeno dai parenti. Ora la situazione è questa: di quale delle due versioni della Roma che se so' viste in campo vogliamo parlare? Della seconda io non ne voglio parlare, perché abbiamo sempre dovuto amministrare 'sti rovesci e, sinceramente ve lo dico, so' stanco. La Roma che ho visto invece in campo prima del suicidio mi è piaciuta molto. Davvero. Non è la prima volta che la vedo, si era già affacciata con l'Atalanta. È una squadra che si sta costruendo, nella quale iniziano a girare delle cose per il verso giusto, dove cominciano a brillare delle individualità: Abraham su tutti, che in una stagione psicanalitica come questa si dimostra attaccante vero e prolifico, Rui Patricio, che sta facendo il suo, Smalling che è di un'altra risma, anche quando va a dare una mano davanti. Poi una serie di giocatori che potrebbero ancora fare bene: Mkhitaryan, Zaniolo, Pellegrini, Veretout. C'è sempre Karsdorp, e all'orizzonte si vede il ritorno di Spina, dietro certo c'è da fare mercato, sia per giocare a 4 come a 3. Maitland-Niles mi è proprio piaciuto, qualche errore sui cross, ma impatto super positivo.

Dopo una sconfitta simile a questa Ranieri lasciò la Roma per andare a scrivere la pagina più incredibile del calcio inglese moderno. Ma Mourinho non lascerà, la sua storia con la Roma è solo all'inizio. Che cosa dobbiamo fare? Anni fa, ma sempre dopo una sconfitta indigesta, la gente si presentò a Trigoria a scuotere le automobili dei calciatori in uscita dal Bernardini. Era autunno, e quella squadra pochi mesi dopo avrebbe vinto lo Scudetto. Il problema è che dai giocatori non è più possibile andarci, il calcio moderno ci ha penalizzati come tipologia di tifosi, come antropologia, perché noi siamo diversi dagli altri. Quindi non possiamo fare niente, niente che non sia sostenere la squadra e sorvegliare il mercato. Prima della Juve abbiamo anche giocato col Milan delle riserve; di quella partita, a distanza ormai di qualche giorno, non mi ricordo più di Ibañez, delle decisioni di Chiffi, della formazione povera a centrocampo, dei nostri che non riescono a passarsi la palla a due metri di distanza. Di quella partita mi è rimasta solo l'esultanza di Mirante, in panchina, a un loro gol. Non lo so perché, ma forse sempre perché noi siamo diversi dagli altri.

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