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El Shaarawy capocannoniere: i gol che mancavano

Il Faraone è andato a segno per 6 volte su 12 in campionato. Sulla fascia sinistra è un titolare. Ora, con meno esterni, diventa fondamentale

Stephan El Shaarawy, di LaPresse

Stephan El Shaarawy, di LaPresse

21 Gennaio 2019 - 08:35

Ha deciso Roma-Torino. Con un gol alla sua maniera, un inserimento perfetto da sinistra, imbeccato magnificamente da Lorenzo Pellegrini. Un destro sul primo palo, quello di Sirigu. Stephan El Shaarawy si è ripreso subito la Roma, con un gol che ha visto protagonisti tutti giocatori azzurri, o papabili nazionali come lui, sotto gli occhi di Roberto Mancini, che ha promesso che l'italo-egiziano rientra nei suoi piani: «Se continua così El Shaarawy tornerà in Nazionale», aveva detto a novembre scorso il ct dell'Italia.

Il 2019 non è iniziato nel migliore dei modi per l'attaccante di Savona, perché si è aperto con qualche giorno di forzato stop per una sindrome influenzale che lo ha costretto a fermarsi e a recuperare con diversi giorni di lavoro individuale tra palestra e campo.

Ha risolto tutto con il Torino, però, il ragazzo con la cresta. Che quest'anno è il capocannoniere della Roma con una media gol di una marcatura ogni due partite (12 presenze e 6 reti, una ogni 161'). Niente male per uno che si sente da troppo tempo rimproverare perché non è continuo. Una rete che vale tre punti, la 50ª in Serie A, quella segnata sotto la Sud e che l'ha fatto saltellare come sempre quando segna, con il pugno alzato, sotto la pioggia.

Tre punti importantissimi visti gli scontri diretti tra le altre in zona Europa, per il Faraone, che contro i granata è subentrato dopo soli 6 minuti a Cengiz Ünder, fermato da un fastidio muscolare. A freddo, pronti-via, si è tolto la tuta e si è scaldato in campo, in pratica.

Si è reso subito pericoloso con una delle sue discese, sciupata forse perché era ancora troppo a freddo allungandosi il pallone di quel tanto che consente al difensore avversario di sbrogliare. Sua la fascia sinistra, quella che Di Francesco gli affida sempre più come fosse proprio sua. Sì, perché fa adattare sempre gli altri, se serve. Si è spostato Justin Kluivert, infatti, dall'altro lato per sostituire il turchetto infortunato.

Un'occasione sprecata appena entrato, è vero, ma giusto per prendere le misure ed entrare nel vivo della Roma. Per procurarsi un rigore su una grande verticalizzazione di Karsdorp. È arrivato in ritardo e probabilmente disturbato da quella palla sfiorata di testa da Dzeko sul cross di Kolarov dalla sinistra, sempre nel primo tempo. Ma erano prove generali di un gol che poteva solo tardare ad arrivare, ma sarebbe arrivato. E avrebbe premiato la sua generosità e il suo estro.

Ora che gli esterni scarseggiano, Di Francesco si aggrapperà ancora di più a Elsha, che è un'arma in più, forse anche l'unica che restituisce davvero le garanzie che il tecnico chiede in quel ruolo. Perché Justin Kluivert, un talento da coltivare, deve ancora crescere. Perché Difra sabato pomeriggio ha anche spostato Zaniolo sulla destra a un certo punto per lasciare esprimere Schick insieme a Dzeko in un 4-2-4 che mantiene gli equilibri se Stephan non si ferma mai sulla sinistra.

Se lo tiene stretto, Di Francesco, risponde presente Stephan. Nell'attesa che, risolte magari altre priorità, il club riprenda il discorso del prolungamento del suo contratto, che scadrà nel 2020.

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