Tutti per uno, uno per tutti. Si può sintetizzare così, facendo ricorso al motto dei Moschettieri di Dumas, l'Elsha-pensiero. Il Faraone l'ha esternato ieri tramite i suoi profili social ufficiali, a corredo di due foto del gruppo giallorosso esultante a Marassi. «Umiltà, sacrificio e voglia di vincere!», il messaggio di Stephan El Shaarawy. Che aggiunge: «Si riparte da qui. Grande Felix». Già, le congratulazioni al giovane compagno sono arrivate da parte di tutta la squadra, sui social: a dimostrazione del fatto che la Roma è un gruppo unito, compatto, in cui non c'è spazio per individualismi. Si rema tutti nella stessa direzione, consapevoli del fatto che è proprio il collettivo la cosa più importante. Sembra banale, ma se si dà uno sguardo al recente passato, ci si rende conto che non lo è affatto. Ciò nonostante, c'è pur sempre bisogno (quasi fisiologico) di uomini-copertina: a Marassi lo sono stati Felix, ovviamente, Mkhitaryan (tornato ad alti livelli dopo un periodo di appannamento) e proprio il Faraone. Che, in quanto ad abnegazione e spirito di sacrificio, non è secondo a nessuno. Come già accaduto prima della sosta, nella trasferta di Venezia, lo "Special One" ha schierato El Shaarawy come quarto di centrocampo, largo a sinistra nel 3-4-1-2 varato dal tecnico portoghese: una soluzione dettata dall'emergenza - viste le assenze di Viña, Calafiori e Spinazzola - ma che a Marassi ha dato i suoi frutti. Merito della diligenza tattica del numero 92 giallorosso, che pure nasce in tutt'altro ruolo (ma ha già giocato da esterno di centrocampo in alcune circostanze in Nazionale e con Spalletti). In occasione della sconfitta al Penzo, il Faraone aveva disputato nel complesso una buona gara, sporcata però da un clamoroso errore sottoporta quando la Roma era avanti per 2-1. Due giorni fa, invece, Stephan si è dimostrato decisivo non solo sulla fascia, ma anche a due passi dalla porta giallorossa, salvando con un provvidenziale intervento sulla linea quello che sembrava un gol praticamente fatto del Genoa. Una chiusura da stopper navigato: perfetta la diagonale a stoppare Sturaro, e si era già al 70', quindi Elsha aveva già speso tanto con le sue sgasate. Con un'accelerazione delle sue, nel primo tempo aveva offerto a Shomurodov una palla ghiottissima, sparata però in curva dall'uzbeko. E, al 94', è un'altra iniziativa dell'ex rossonero (chiuso dalla difesa genoana) a far finire il pallone sui piedi di Felix per il missile del raddoppio. A tutto campo, con umiltà e voglia di incidere: ha aspettato il suo momento, a inizio stagione, quando trovava spazio soltanto nei minuti finali; ma i gol (quello al Sassuolo su tutti) e le buone prestazioni gli hanno permesso di ritagliarsi uno spazio importante all'interno della squadra. A Marassi, contro la squadra in cui è cresciuto, ha ribadito di essere utilissimo alla causa. Tanto che giovedì, contro lo Zorya, con ogni probabilità sarà di nuovo titolare. Ma, se i titoli vanno principalmente a lui e a Felix, non si può non menzionare i vari Bove, Smalling, Kumbulla: c'è chi si affaccia ora al grande calcio, chi è ancora giovane e chi è stato frenato dagli infortuni; profili diversi, ma accomunati dallo spirito che da inizio stagione chiede Mourinho. Voglia di lottare, sempre, e di gettare il cuore oltre l'ostacolo: la squadra deve ancora crescere, i limiti ci sono e si commetterebbe un errore a negarli, ma l'atteggiamento di tutti a Trigoria è ben chiaro: mettere il bene della Roma, della squadra, davanti a tutto il resto. Solo così si possono colmare le lacune. Solo così si può andare lontano.
Il protagonista
Elsha detta la linea: "Umiltà e sacrificio"
Il Faraone è il simbolo di una squadra in cui il gruppo è ciò che più conta. Come Stephan, tutti lavorano per Mourinho per quello che è il bene supremo: la Roma
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