ASCOLTA LA RADIO RADIO  
A Nyon

Quando Tammy Abraham segnò alla Roma

Era uno dei due centravanti del Chelsea che battè 4-0 la Roma Primavera nella semifinale della Youth League 2014-15. Giocò 15' e firmò il poker: contro c'era Lorenzo Pellegrini

18 Agosto 2021 - 16:50

Era probabilmente la squadra più forte incontrata negli ultimi vent'anni dalla Roma Primavera il Chelsea Under 19 2014-15, tanto che ne fece 4 a una squadra comunque fortissima, con 7 titolari su undici che hanno debuttato in Serie A, e un ottavo che lo farà a giorni, il fantasista palermitano Francesco Di Mariano, appena promosso con il Venezia. Era la prima partecipazione della Roma alla Youth League, manifestazione nata l'anno prima, che all'epoca era riservata solamente alle società che giocavano la Champions League, a prescindere dai risultati delle giovanili: fu il secondo posto ottenuto da Rudi Garcia, nel suo primo anno a Roma, a mandare in giro per l'Europa i ragazzi di Alberto De Rossi. I gironi erano gli stessi: i grandi chiusero al terzo posto, dietro Bayern Monaco e Manchester City, finendo in Europa League, i piccoli batterono 1-0 i tedeschi a Trigoria, e perdendo 3-2 al ritorno arrivarono con gli stessi punti, ma con gli scontri diretti a favore, e passarono il girone. E si fecero onore nei due turni successivi, in gara secca: prima andarono ad Amsterdam, dove eliminarono ai rigori l'Ajax, poi ritrovarono il grande favorito della manifestazione, il Manchester City allenato da Patrick Vieira, che aveva passato il girone con 6 vittorie su 6, l'ultima proprio a Trigoria, con un netto 4-0. La Primavera in quel periodo aveva un certo seguito, della partita si parlò anche sui media, e la Roma decise di far giocare la gara interna allo stadio di Latina, finendo per riempire la tribuna: una cornice adeguata per un'impresa che nessuno di quelli in campo ha dimenticato, neppure Lorenzo Pellegrini, che da allora ha giocato gare ben più importanti. Era già considerato un talento da Serie  A l'allora numero 8 della Primavera, con quella gara fece capire di essere anche qualcosa in più: prima fece prendere il secondo giallo a Bryan, poi firmò il secondo gol (il primo era stato dello slovacco Vestenicky, forse il più sottovalutato dei deludenti stranieri presi per la Primavera da Sabatini), con uno spettacolare tiro da fuori, proprio all'incrocio dei pali.

Gol ed esordio

Una prova talmente convincente che Rudi Garcia, che era in tribuna con Baldissoni e buona parte della dirigenza, cinque giorni dopo lo fece debuttare in Serie A, a Cesena. Il City accorciò con un rigore di Ambrose, la Roma vinse 2-1 e passò il turno, qualificandosi per la final four, in programma nell'impianto della sede Uefa, a Nyon. Di fronte il Chelsea, che aveva passato il girone con 15 punti su 18, ed eliminato con due gol di scarto lo Zenit San Pietroburgo e l'Atletico Madrid. Di quella squadra faceva parte il danese Christensen, che coi blues ha appena vinto la Champions (subentrando prima della fine del primo tempo a Thiago Silva), e Loftus-Cheek, che è già nazionale inglese, lo scorso anno era al Fulham, e ora è rientrato al Chelsea per fine prestito. Dove ha ritrovato il fantasista di quel giorno, il belga Musonda, fermo per un problema al ginocchio: nel gennaio 2017, quando era appena rientrato dal Betis Siviglia, la Roma, che voleva inserire in rosa un centrocampista offensivo e provò a farselo dare in prestito (non se ne fece nulla, e arrivò il francese Grenier). In campo anche Ola Aina, passato per il Torino, l'ala sinistra era Jeremie Boga, Abraham partì in panchina: non un disonore, contando che un altro delle riserve di quel giorno, il difensore del Milan Tomori, ha fatto benissimo in A, ed è stato riscattato a suon di milioni. Era in panchina perché giocava Solanke, che pochi mesi prima era diventato il più giovane esordiente del Chelsea in Champions League: a metterlo in campo fu proprio José Mourinho.

Sembrava destinato a spaccare il mondo, Solanke, e quel giorno fece secondo e terzo gol, che stroncarono la Roma, dopo un primo tempo a reti bianche, e il vantaggio firmato da un sinistro del mediano Colkett (ora finito all'Östersund, serie A svedese). Solanke è finito al Bournemouth, dopo un trasferimento che fece molto rumore: Conte non gli fece fare un minuto nella stagione 2016-17, e lui, che era in scadenza di contratto, passò a parametro zero al Liverpool. Dove però non ha mantenuto le promesse: quell'anno però sembrava dovesse spaccare il mondo, tanto che fu anche capocannoniere della Youth League (che il Chelsea vinse, battendo 3-2 in finale lo Shakhtar Donetsk): 12 gol per lui (record eguagliato da Brown, sempre del Chelsea, nel 2018-19, ma mai battuto), 9 per Leya Iseka dell'Anderlecht, ora al Barnsley, 7 per il terzo miglior marcatore, Borja Mayoral, gran bel bottino contando che il suo Real Madrid uscì agli ottavi contro il Porto. La Roma rimane tutt'ora l'unica squadra italiana ad aver raggiunto una semifinale di Youth League, ma quel Chelsea aveva il migliore attacco e la miglior difesa del torneo (29 fatti, 4 subiti): Abraham ne fece 4, tra cui il 4-0 alla Roma, con un bel destro di prima intenzione, entrando a un quarto d'ora dalla fine. Nella stagione 2017-18, l'unica intera a Liverpool, Solanke ha fatto un solo gol: ma quell'anno era difficile capire chi avrebbe fatto più strada, tra lui e il nuovo centravanti della Roma.

© RIPRODUZIONE RISERVATA