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Il ritratto

Addio a Boniperti, l'avversario gentiluomo

Da bomber a presidente, una vita alla Juventus. Sacerdoti voleva portarlo alla Roma, poi prese Ghiggia. Entrate nella leggenda le punzecchiature con Dino Viola

Giampiero Boniperti con il gallese John Charles e l’argentino Omar Sivori, con cui ha condiviso gli ultimi anni da giocatore, dal 1957 al 1961, quando aveva arretrato il suo raggio d’azione, di LaPresse

Giampiero Boniperti con il gallese John Charles e l’argentino Omar Sivori, con cui ha condiviso gli ultimi anni da giocatore, dal 1957 al 1961, quando aveva arretrato il suo raggio d’azione, di LaPresse

Vittorio Cupi
19 Giugno 2021 - 09:46

Il 31 maggio 1953, prima di annunciare l'arrivo di Alcides Ghiggia nel corso dell'assemblea dei soci al Sistina, Renato Sacerdoti dovette passare qualche minuto per giustificare il mancato arrivo di Giampiero Boniperti. Aveva chiesto una cifra troppo alta. È morto ieri a 92 anni, quel giorno ne aveva 25 e già s'era capito che non se ne sarebbe mai andato dalla Juventus, con cui poi giocò tutta la carriera, segnando 178 gol. Numero raggiunto da Francesco Totti cinquantasei anni dopo, il 31 maggio del 2009. Segnando al Torino, il capitano raggiunse l'ex bandiera bianconera in vetta alla classifica dei giocatori più prolifici con una sola maglia, tra quelli che avevano vestito una sola maglia in carriera. Quel giorno, Giampiero Boniperti scrisse una lettera a Totti: «Caro Francesco, mi stai prendendo nella classifica dei goleador della serie A e visto che hai ancora un bel futuro allungherai il passo e mi lascerai indietro. Il mio è un in bocca al lupo sincero perché sei un ragazzo serio e un grande giocatore che vuole molto bene alla Roma, la squadra dove sei nato e dove hai sempre giocato. La tua storia assomiglia alla mia con la Juventus: una carriera e tanti gol indossando sempre la stessa maglia».

Grandissimo calciatore, simbolo perenne di Juventus. «Gli arbitri a lui davano del tu e a me davano del lei», ha raccontato spesso Giacomo Losi. Già, gli arbitri. Poco dopo il suo ritiro dall'attività agonistica, Boniperti fu subito chiamato dalla famiglia Agnelli a ricoprire un ruolo dirigenziale all'interno della società juventina. Successivamente venne nominato presidente, carica mantenuta dal 1971 al 1990 e sono celebri le sue polemiche con Dino Viola negli Anni 80. I due si punzecchiavano continuamente. «Boniperti ha detto che uno come me non potrà mai vincere uno scudetto? - disse una volta Viola - Chissà, potrebbe essere anche un grosso complimento». Un riferimento al modo in cui la Juve vinceva? Chi lo sa. Polemiche tante e continue, affrontate sempre con grande astuzia e stile dai due protagonisti. La più celebre riguarda il gol di Brio in Roma-Juventus 1-2, stagione 1982-1983, realizzato in sospetto fuorigioco. Viola parlò di «questione di centimetri» e si vide recapitare un righello di plastica in sede con un biglietto di Boniperti, presidente della Juve: «Le regalo questo strumento perché lei possa misurarli meglio». Viola gliene spedì un altro, in oro, con un altro biglietto: «Io sono ingegnere. Questo serve a lei, che è geometra».

«Dino Viola: non posso che parlarne bene», ha scritto Giampiero Boniperti nella sua autobiografia "A testa alta". «L'Ingegnere era un signore. Ci si stuzzicava finché si giocava, ma a partita finita prevaleva il rispetto. Le sfide con la Roma della prima metà degli Anni 80 sono state il sale del campionato, il pepe ce lo abbiamo messo noi due». Chissà se per vezzo o per troppa tensione, o forse per scaramanzia, Boniperti era celebre per abbandonare gli stadi a fine primo tempo. «Non l'ho visto, mi dispiace, ma ora sarà già andato via», disse Viola nell'intervallo di Roma-Juventus del 1986, già sul 2-0 per la Roma.

«In una trasmissione su Telemontecarlo», continua Boniperti, «Viola mi disse: "Vuoi venire a fare il presidente della Roma? Pensaci". L'Ingegnere parlava pochissimo e quando lo faceva si esprimeva per enigmi. È stato un grandissimo avversario e aveva uno stile, all'inglese, che mi intrigava. Quando alcuni tifosi, a Torino, lo presero a calci nel sedere, il giorno dopo ho concesso un'intervista per condannare l'episodio e scusarmi. Non abbiamo mai trasceso. Frecciate sì, ma nessuna scivolata di pessimo gusto. Forse perché al fianco di Viola c'era spesso la moglie Flora, donna di tale finezza e signorilità da inibire un linguaggio men che cortese. O forse più semplicemente per civiltà». Continuando a scorrere l'autobiografia di Giampiero Boniperti, ci s'imbatte fatalmente nell'episodio del Gol di Turone. «Allo stadio non c'ero già più. L'ho visto mille volte in televisione: non lo avevo mai ammesso prima, ma adesso lo voglio dire. Per me era gol». Aveva ragione, Boniperti. Uno come Viola non avrebbe mai potuto vincere uno scudetto. Infatti avrebbe potuto vincerne almeno due. Tutto ciò che ha fatto la Roma in quel periodo vale tantissimo, perché ottenuto contro un grande avversario.

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