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La rassegna continentale

Europei story: da Yashin a Eder, le quindici edizioni

La prima va all'Urss, nel 1968 successo casalingo per l’Italia. Poi il cucchiaio di Panenka, la magia di van Basten, il miracolo greco e il Portogallo

, di LaPresse

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10 Giugno 2021 - 17:29

Forse non evocherà le stesse emozioni di una Coppa del Mondo, durante la quale si mobilita il mondo intero. Ma anche l'Europeo, nel corso delle quindici edizioni disputate tra il 1960 e il 2016, ha regalato storie (di calcio e non solo) difficili da dimenticare. Come rimanere indifferenti di fronte al trionfo della Grecia nel 2004, con Dellas e Charisteas a far piangere un giovane Cristiano Ronaldo, dopo aver eliminato anche la Francia di Dacourt, Henry e Zidane? Come dimenticare il calcio di rigore "a cucchiaio" calciato dal cecoslovacco Panenka nella finale contro la Germania Ovest e quello di un certo Francesco Totti, impassibile di fronte al muro arancione dei tifosi olandesi nel 2000? E poi il trionfo a sorpresa della Danimarca nel 1992, la gioia azzurra in uno Stadio Olimpico acceso dalla fiaccolata dei tifosi nel 1968, il capolavoro di van Basten contro l'Urss e il recente dominio spagnolo. Il maledetto golden gol di Trezeguet che stese l'Italia di Totti e Delvecchio e le lacrime (stavolta francesi) del 2016, quando allo Stade de France il Portogallo le scippò una coppa che, a quel punto, sembrava poco più di una formalità. Quante storie, in questi sessantuno anni: persino un'edizione - quella che sta per cominciare - posticipata di un anno a causa di una pandemia globale. Sì, a ben pensarci ne abbiamo viste di tutti i colori, non solo in campo, nella storia dell'Europeo.

Formula variabile

Ne è passato di tempo, da quel primo torneo, disputato in Francia nel 1960: alla fase finale solo quattro squadre, con il trionfo dell'Unione Sovietica (2-1) sulla Jugoslavia ai tempi supplementari. Due Paesi che non esistono più, a dimostrazione che era davvero un'altra epoca. L'uomo-simbolo del successo sovietico fu Lev Yashin, il "Ragno Nero", forse il più grande portiere di sempre. Otto anni dopo la festa è italiana: la Nazionale di De Sisti e Prati (che però all'epoca giocano rispettivamente con Fiorentina e Milan) batte 2-0 la Jugoslavia allo Stadio Olimpico, dopo che la prima sfida era terminata 1-1. Nel 1980 la prima edizione allargata a otto squadre va in scena ancora in Italia, ma stavolta a sollevare il trofeo a Roma è la Germania Ovest di Magath, Rummenigge, Schuster e un giovane Matthaeus.

Quattro anni dopo festeggia la Francia di Platini (in casa), nel 1988 invece a Monaco di Baviera Gullit e van Basten stendono l'Urss e regalano all'Olanda il primo (e finora unico) grande trofeo a livello di nazionale. Dal 1996 le squadre partecipanti alla fase finale sono sedici, divise in quattro gironi da quattro: in Inghilterra gli Azzurri vanno subito fuori, vince al golden gol (appena introdotto) la Germania allenata da Berti Vogts, che aveva già conquistato il trofeo da calciatore ventiquattro anni prima. Un altro golden gol, amarissimo, arriva nel 2000: la Francia, dopo essere stata sotto contro l'Italia in virtù della rete del romanista Delvecchio, prima pareggia con Wiltord, poi passa ai supplementari con Trezeguet.

Le ultime edizioni

Euro 2004 ci regala la favola della Grecia di Otto Rehhagel, mentre gli Azzurri di Trapattoni non superano neanche il girone, complice il "biscotto" tra Danimarca e Svezia. Quattro anni più tardi l'edizione disputata in Svizzera e Austria dà il via al dominio spagnolo: in panchina siede Aragones, in campo gente del calibro di Casillas, Puyol, Iniesta, Xavi e Fernando Torres. Le Furie Rosse battono ai rigori l'Italia nei quarti di finale, quindi travolgono la Russia, prima di trionfare grazie all'1-0 sulla Germania. Nel 2012 diventano la prima (e unica, finora) nazionale a vincere due volte di fila l'Europeo; successi inframezzati dal Mondiale sudafricano. Il tecnico è cambiato (Del Bosque ha sostituito Aragones), ma la generazione di campioni non ha ancora saziato il suo appetito. Stavolta a fare le spese dello strapotere spagnolo è la modesta Italia di Prandelli, in cui non basta un grande De Rossi: la finale è senza storia, 4-0 per Casillas e compagni; nella ripresa c'è spazio anche per un ventunenne dal futuro radioso che si chiama Pedro Rodriguez Ledesma, detto "Pedrito". Dalla scorsa edizione, quella disputata in Francia nel 2016, la formula cambia ancora: 24 squadre partecipanti alla fase finale, passano le prime due di ogni girone e le migliori terze. In finale i padroni di casa sfidano il Portogallo, che ben presto perde per infortunio Ronaldo; sarà il semi-sconosciuto Eder a condannare la Francia ai supplementari.

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