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No Dzeko, no gol: la Roma segna 1,6 reti a partita, l'anno scorso erano 2,36

Senza il bosniaco i gol scarseggiano. Questi numeri possono aiutare a individuare le priorità di Monchi in estate

08 Aprile 2018 - 08:47

Gol. Sarà pure banale, ma le partite si vincono buttando il pallone nella porta avversaria. Se non lo fai o lo fai poco, potrai pure essere organizzato, avere gli schemi migliori al mondo, l'atteggiamento offensivo, il pressing alto, le partite non le vinci. Dovessimo sintetizzare le problematiche che in questa stagione, ciclicamente, questa Roma ci ha sbattuto in faccia, la sintesi sarebbe di tre lettere: gol, appunto.

I giallorossi in trentuno partite di campionato giocate fin qui, il pallone in porta lo hanno buttato cinquanta volte (compresi i due autogol del Benevento), per una media che dice 1,6 reti ogni novanta minuti. Proiettandola sulle trentotto gare dell'intero campionato, il totale finale sarebbe di poco più di sessantuno reti. Per rendersi conto del passo indietro fatto da questo punto di vista, è sufficiente fare il rapporto con la Roma del campionato scorso. Quella squadra chiuse il torneo realizzando novanta reti a una media di 2,36 gol a partita. In sostanza, a meno di clamorosi recuperi nella parte finale di questo campionato, la Roma segnerà ventinove reti (come Dzeko un anno fa) in meno. È un'enormità che può spiegare, magari freddamente, le problematiche con cui ora si devono fare i conti.

La Roma, almeno sulla carta, all'inizio della stagione aveva un parco attaccanti che poteva legittimare anche sogni proibiti: Dzeko che aveva concluso il passato torneo vincendo il titolo di capocannoniere (29 reti, 39 tutto compreso), Schick pagato 42 milioni, Defrel costato 20 più 3 di bonus, i confermati Perotti ed El Shaarawy, il giovane talento turco Under costato poco più di 13 milioni. Bosniaco a parte, in campionato a oggi tutti gli altri hanno messo insieme 17 reti: il Faraone 6, Under e Perotti (con i rigori) 5, Defrel 1 (rigore), Schick neppure quello. Pochi, maledettamente pochi.

Il solo Dzeko, pur a ritmi meno da record di quelli della passata stagione, ha dato risposte più che accettabili. Senza il bosniaco, la Roma non fa quasi mai gol. E poi c'è un'altra differenza sostanziale rispetto a tutte le altre pretendenti alla Champions League della prossima stagione. È quella della somma delle reti dei due maggiori cannonieri della squadra. Dzeko ed El Sharaawy arrivano a venti reti in campionato, sedici in meno rispetto a Dybala (21) e Higuain (15), quindici in meno di Immobile (26) e Milinkovic Savic (9), tredici in meno di Icardi (24) e Perisic (9), solo cinque rispetto a Mertens (17) e Callejon (8). Numeri che sono una sentenza e che, perlomeno, possono aiutare a individuare quali siano le priorità che il ds Monchi dovrà andare a curare nel futuro mercato estivo.

Le difficoltà offensive della Roma, sono state purtroppo una costante di tutta la stagione, a fronte, peraltro, del fatto che la squadra di Di Francesco sia stata tra le più prolifiche come tiri indirizzati verso la porta avversaria. C'è sempre stata una certa difficoltà di confidenza con la porta avversaria, soprattutto contro quelle squadre che, in particolare all'Olimpico, si sono schierate in campo avendo come priorità quella di difendersi. Questa Roma quando si è trovata di fronte dieci uomini sotto palla come dicono gli allenatori, ha fatto una fatica tremenda a creare gioco e, di conseguenza, a realizzare gol. O ci ha pensato Dzeko, oppure addio sogni di gloria. La conseguenza è che adesso, a sette giornate dal termine, la qualificazione alla prossima Champions League nel primo anno in cui si qualificheranno le prime quattro della classifica, è tornata tutta da conquistare.

Non crediamo di dire un'eresia, sostenendo che a questa Roma manchi un po' di talento, imprevedibilità, velocità, profondità, tutta roba che solo in parte può essere spiegata con l'addio a Salah andato a fare le fortune del Liverpool. C'è un problema di fondo che dovrà essere analizzato, capito e possibilmente risolto.

Mancano sette partite di campionato, ora la priorità è quella di garantirsi il terzo o quarto posto. Gol o non gol. Per questa ragione sarà il caso che Di Francesco e i suoi discepoli, mettano al primo posto il campionato. E allora passerella. Con il dovuto rispetto dei tifosi che si presenteranno all'Olimpico e della Roma. Ma vogliamo provocare, e allora ribadiamo: martedì, nella gara di ritorno dei quarti di finale di Champions League, dovrà essere una passerella.

Avendo bene in testa che l'obiettivo primario deve essere quello di tornare il prossimo anno a frequentare il palcoscenico calcistico più importante e ricco. Mancano sette partite al termine di questo altalenante e tormentato campionato. La prima sarà il derby, dopo ci sarà il Genoa in casa, la trasferta a Ferrara contro la Spal, all'Olimpico con il Chievo, quindi in Sardegna contro il Cagliari, in casa con la vecchia signora, chiusura a Reggio Emilia contro il Sassuolo che fu di Di Francesco. Non si può più sbagliare.

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