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La partita

Roma-Cremonese: essere più forti della iella

Ancora il minimo per vincere con il massimo sforzo: la decide Smalling di testa dopo l’uscita per infortunio di Zaniolo. Ora la Juventus allo Stadium

Dybala e Smalling esultano al gol del vantaggio della Roma

Dybala e Smalling esultano al gol del vantaggio della Roma (GETTY IMAGES)

23 Agosto 2022 - 09:00

A vedere il lato positivo la Roma è prima in classifica alla seconda giornata, ha vinto due partite senza incassare reti, battendo ieri la Cremonese di misura dopo la Salernitana all’esordio, e dimostra di reggere l’impatto di una squadra a trazione anteriore, lanciata verso traguardi che si è autorizzati a pensare importanti. Poi però c’è l’altra faccia della medaglia, c’è quell’osso della tibia fratturato di Wijnaldum, ora c’è pure la spalla lussata di Zaniolo (il migliore in campo finché c’è stato), due ko in meno di 24 ore, e di due giocatori decisivi, e proprio alla vigilia della sfida che tutti aspettavano con l’orgoglio di non partire con gli sfavori del pronostico, sul campo maledetto della Juventus. Inevitabile pensare alla contrarietà del destino, se non proprio all’antipatia manifesta degli dei.

Ci consoliamo con la vittoria nient’affatto scontata su una sorprendente Cremonese, ennesima conferma che il calcio delle idee prevale sempre su quello dei rubastipendi: bravo Alvini ad aver impiantato un progetto tattico importante, sulla scia gasperiniana delle squadre che lottano uomo contro uomo, in un piccolo club che a poco a poco è tornato importante. Ieri si è giocato in un clima caldissimo, non solo dal punto di vista meteorologico (guarda un po’, a Roma il 22 agosto di pomeriggio fa caldo...), ma l’Olimpico quando gioca la Roma scalderebbe anche il ghiaccio dell’Antartide. 60.859 è il totale degli spettatori presenti allo stadio, un catino gravido di passione che all’unisono, all’ultimo minuto del primo tempo sull’ennesima occasione creata da Zaniolo, fermato da una scivolata disperata ai limiti del regolamento di Lochoshvili, ha fatto salire al cielo il più alto numero di imprecazioni condensato in pochi metri quadrati, non per l’occasione sprecata - la quinta di un primo tempo inaspettatamente difficile - ma per lo sguardo smarrito di Nicolò che cadendo rovinosamente a terra si è immediatamente preso la spalla per tenersela dritta con lo spavento nel cuore di averla rotta: se l’è lussata, per qualche settimana resterà a guardare. Ma la Roma deve dimostrarsi più forte di tutto, non mancano i precedenti a confortare gli ottimisti.

Anche solo ritrovare lo stadio aperto e giallorosso è stato bellissimo pur nel groviglio dei soliti problemi di una città che non riesce a scrollarsi di dosso il pressapochismo così grossolano di istituzioni e organizzazioni. Così il viaggio di avvicinamento all’impianto resta un’impresa già di per sé, tra deviazioni cervellotiche del traffico, vigili annoiati e fumanti (non solo per il caldo) a dare sbagliate indicazioni, con i parcheggi pieni di macchine che non dovrebbero esserci e dunque chiusi a chi ne ha diritto, a patto di saper uscire dagli inevitabili grovigli inestricabili di lamiere creati dal personale maldestramente formato, che ti fa venire voglia di vederti la partita in macchina, se solo funzionassero le reti telefoniche, o a casa, se ci fossero piattaforme televisive tecnologicamente avanzate e non questi mostri pieni di avanguardisti da due soldi. Benvenuti in Italia, anno di grazia 2022.

Per fortuna che c’è la Roma, quella sì bella e immutabile, a prescindere dalle difficoltà che si possono incontrare contro squadre come questa Cremonese, un’altra piccola realtà ispirata dall’onda nuova di Gasperini, e poi Juric, e Tudor e adesso Alvini, e chissà quanti ne verranno. Per giocare così ci vuole coraggio, tanta forza fisica e un tasso di tigna elevato: si tratta di lasciare il pallone agli avversari e andarglielo a togliere con sfinenti duelli individuali, rischiando grosso se ne salta uno, ma trovando nel tempo la spinta di quel doping naturale che è la convinzione di potersela giocare alla pari con squadre decisamente più attrezzate. Se poi nella rosa si hanno giocatori di valore allora anche la fase di possesso può essere divertente perché le regole della casa prevedono di attaccare in massa, con tutti gli effettivi, compresi i difensori centrali a turno. La morsa tattica ha costretto dunque la Roma a rinunciare ad una costruzione dal basso che Mou aveva studiato a quattro per attirare alti gli avversari (con Karsdorp, Mancini, Ibañez e Spinazzola schierati ai lati di Rui Patricio), Smalling schierato da play, Cristante e Pellegrini tipo intermedi e davanti il tridente Dybala, Zaniolo e Abraham contro i tre difensori di Alvini, Aiwu, Chiriches e Lochosvili, tre armadi mica da ridere. Lasciando curiosamente il possesso ai grigiorossi di bianco vestiti, la Roma è riuscita comunque in cinque occasioni ad andare vicino al gol, sfruttando o la giocata a sbloccare un duello o qualche intuizione a lunga gittata. Così nel tabellino si sono contate due palle-gol già nei primi otto minuti: prima con lo strappo di Zaniolo per Abraham che ha cercato Pellegrini a centro area (deviazione in scivolata messa in angolo da Radu), poi con un assist perfetto di Dybala per lo stesso Abraham, clamorosamente anticipato sulla linea da Valeri, un ragazzo arrivato dai dilettanti romani (Urbetevere e Atletico Vescovio) fino alla serie A. Al 18° ci ha provato ancora Zaniolo, respinto, e poi Dybala, stessa sorte. Al 25° un aggiramento ha portato Karsdorp a servire Spinazzola fuori zona sul primo palo, alta la deviazione al volo. Al 27° ci ha provato Valeri con un diagonale di sinistro che ha spaventato Rui Patricio, al 36° Dessers con una forbice terminata fuori. Al 41° l’incidente a Zaniolo che ha tolto il sorriso di speranza per il due contro uno che si era formato quando Pellegrini ha rotto l’assedio delle marcature con un’apertura delle sue. E il neoentrato El Shaarawy ha subito fornito a Dybala un assist importante, ma Radu ha bloccato la conclusione. E su una ripartenza da corner proprio al 49° ancora Elsha non ha trovatro in area Abraham.

Adesso restava solo un tempo per vincere la partita e per poco la questione non s’è ingarbugliata, perché su un pallone lanciato alto nel cielo e ricaduto in area giallorossa Dessers è stato più abile di Mancini a trovare la coordinazione e ha sparato sulla traversa, amica di Rui Patricio. Ma al 10° El Shaarawy ha pareggiato la sfida dei legni, calciando forte uno scarico di Abraham imbeccato in verticale da Dybala e cogliendo la parte bassa della traversa. Il gol risolutore è arrivato al 20°, su corner di Pellegrini da sinistra, il primo calciato a rientrare della serata: sul secondo palo Smalling ha sfruttato un blocco di Mancini e ha svettato indirizzando la palla all’incrocio opposto. L’intraprendente Valeri ha provato subito a smorzare la festa montante, trovando prima Rui Patricio in traiettoria e poi sfiorando il palo, al 26° Abraham ha chiamato Radu alla paratona in tuffo.

Poi col caldo sempre più umido e con il campo ridotto sempre peggio (Mou si è arrabbiato in sala stampa per questo), i tecnici hanno provato a cambiare l’inerzia dalle panchina. Dentro Matic per Dybala per Mou, più altri due sostituti di ruolo (Zalewski per Spinazzola, Celik per Karsdorp), altri attaccanti per Alvini, che intelligentemente ha tolto anche i due suoi giocatori ammoniti, Aiwu e Zanimacchia. E proprio al 90° un destro al volo del centrocampista svizzero Pickel (complimenti agli scout della Cremonese, la squadra ha diversi elementi di rendimento e prospettiva) ha scheggiato il palo alla sinistra di Rui. Grazie Roma poteva partire, la sofferenza era finita.

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