La "moviola" di Bergamo, Rocchi non risponde a Ranieri
A "Open Var" giudicata corretta la chiamata sul rigore, ma restano i dubbi sull'applicazione. Nell'audio il Var giudica anche il contatto di ginocchio di Pasalic su Koné

(GETTY IMAGES)
Finalmente nell’ultima puntata di “Open Var” il designatore arbitrale Gianluca Rocchi ha parlato, tra gli altri, dell’episodio di Bergamo tra Koné e Pasalic. Una spiegazione non spiegazione, o comunque parziale. Una non risposta a Ranieri. Il tecnico giallorosso, senza entrare nel merito del rigore, aveva chiesto con enfasi, un chiarimento sul metodo: cioè su quando deve intervenire il Var in contrasti (i famosi «contatti bassi, tra cui ginocchia e caviglie») già giudicati dall’arbitro. E aveva chiesto uniformità, dati i vari casi in cui resta la decisione presa in campo. Rocchi ha definito corretta la chiamata da parte del Var e da revocare il rigore perché il contatto è troppo leggero (tanto che manca la simulazione).
Chi ama il calcio lo vuole più giusto e quindi ben venga un Var che elimina le ingiustizie (sembra che l’Ifab cercherà di ampliare le maglie, per fortuna), ma al Gewiss in sostanza più che di applicazione di questo protocollo si è esteso il concetto a moviola: dall’audio diffuso, Abisso al monitor “suggerisce” subito a Sozza di revocare il rigore e “bolla” come leggero il tocco di ginocchio di Pasalic (ma certamente non un “chiaro ed evidente errore” come nel caso dell’impatto tra i piedi). Poi mostra al direttore di gara solo l’immagine dal basso, con focus sui piedi (l’impatto del ginocchio si vede meglio da dietro e dall’alto). Un “super Var”, dunque, un po’ come a Monza, quando Aureliano non richiamò La Penna su pestone e calcio rifilati da Kyriakopoulos a Baldanzi. Rocchi, poi, ha detto che l’Aia non ha segreti. Sarà vero, ma non ha ancora spiegato né diffuso l’audio dell’errore ai danni della Roma a Verona nel caso del gol di Magnani dopo la gomitata rifilata a Ndicka. Quando vuole, noi siamo qua.
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