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L'analisi di Salernitana-Roma: se il buongiorno si vede pressando

Ottima prestazione d’esordio per i giallorossi 2022/23. Mourinho ha voglia di attaccare di più, così la difesa parte altissima

La Roma sotto al settore ospiti al termine di Salernitana-Roma

La Roma sotto al settore ospiti al termine di Salernitana-Roma ((As Roma via Getty Images))

17 Agosto 2022 - 10:31

Quando è che è un allenatore si può dire soddisfatto della prestazione della sua squadra? Quando tutto quello che è stato preparato per la specifica partita si avvera, almeno nella sostanza. Soprattutto se ciò che non è andato come sarebbe dovuto andare è solo il surplus che magari avrebbe potuto regalare un finale di partita privo di preoccupazioni. In ogni caso Rui Patricio non ha rischiato nulla come testimonia il dato decisamente significativo degli expected goal (0,89-2,65). Se Mourinho a fine partita ha potuto esprimere così plasticamente la sua soddisfazione si deve insomma al fatto che la squadra ha funzionato nel suo equilibrio, nella sua fase difensiva e nella sua fase offensiva.

I movimenti delle stelle

Partiamo dall’attacco: la principale preoccupazione dell’allenatore portoghese sta ovviamente nella necessità di far coesistere i diversi talenti offensivi delle sue stelle senza pregiudicare l’equilibrio generale. In fase di possesso gli attaccanti romanisti si aprono sul campo come una rosa fiorita: Abraham è il riferimento centrale; Dybala si muove lungo tutto il fronte del centrodestra abbassandosi un po’ quando Zaniolo si alza e viceversa; Karsdorp e Spinazzola diventano riferimenti offensivi spesso contemporaneamente collocati; Cristante è il regista di prima impostazione, Pellegrini quello di seconda; raramente i tre difensori partecipano accompagnando le azioni offensive, se non per conseguenza diretta o immediatamente successiva dei calci piazzati, quando salgono contemporaneamente ad aumentare, anche in centimetri, il tasso di pericolosità offensiva.

La cosa più bella dei Fab Four è quanto si cercano tra loro sia nelle combinazioni più elaborate, quando un talento si mette a disposizione dell’inventiva dell’altro, sia nelle verticalizzazioni chiaramente studiate in allenamento, quelle per cui vanno alla ricerca costante degli allineamenti necessari a penetrare nel cuore di qualsiasi difesa. Nelle occasioni da rete soprattutto del primo tempo c’è un po’ di tutto: la straordinaria forza di Zaniolo nelle corse verticali con gli avversari addosso; gli inserimenti anche centrali per vie interne di Spinazzola e Karsdorp (attenzione, potrebbero rappresentare un’arma in più, anche nelle alternative garantite da Celik e Zalewski); il fraseggio stretto annunciato da una rapidissima scansione visiva a preparare la giocata: come quando al 25º Zaniolo ha prima cercato con gli occhi Abraham prima di servirlo di tacco al volo per poi buttarsi alle spalle della difesa, approfittando della dormita di Bronn, e andare così a sfruttare il successivo ricamo da Tammy a Paulo a chiudere il largo triangolo. Peccato solo che nello specifico il destro di Nicolò non sia stato preciso. Strepitosa poi l’uscita di Zaniolo intorno al termine del primo tempo con gli avversari ad aprirsi di fronte al suo incedere come le acque del Mar Rosso con Mosé, lo splendido taglio di Dybala in profondità, con la conclusione mancina che probabilmente sarebbe stata perfetta se non ci fosse stato un tocco quasi impercettibile ma probabilmente decisivo di Sepe, per non parlare della iella della successiva conclusione quasi a colpo sicuro di Abraham che ha tolto allo stesso Zaniolo la soddisfazione di un gol praticamente fatto. 

L’equilibrio di Matic

Nella ripresa, come spesso accaduto anche lo scorso anno quando si trovava in vantaggio, la Roma ha ritenuto di dover adattare - almeno in parte - le proprie iniziative all’esigenza del risultato e ha rinunciato al possesso a vantaggio magari di qualche più rapida verticalizzazione. Apprezzabile in questo senso il poderoso contributo dinamico di Spinazzola in una fase della gara in cui sono sembrati andare invece in difficoltà atletica tanti dei suoi compagni, a testimoniare una condizione che necessita ulteriori rifiniture. Secondo gli aruspici della comunicazione sportiva romana la sostituzione di Abraham con Matic è stato il segno della manifesta irrequietezza del tecnico per una certa mancanza di alternative offensive: è sicuramente vero che Belotti potrebbe dare un ulteriore contributo a questa squadra in partite come questa, ma è altrettanto vero che in panchina domenica il portoghese aveva Shomurodov, Felix, El Shaarawy e anche Zalewski, che l’attaccante ha mostrato già di saperlo fare.

Se ha scelto Matic riteniamo che il motivo sia un altro: rinsaldare il filtro davanti alla difesa in un momento in cui la Salernitana aveva cambiato assetto portando Ribery alle spalle delle due punte. E questa è un’opzione che Mourinho vuole conservarsi: va bene i quattro tenori, ma ci sono momenti della partita e avversari da affrontare che possono richiedere anche l’utilizzo del doppio mediano a scapito di una formazione più sbilanciata. È indubbio che, a prescindere da tutto, il cambio di Dybala sia stato un po’ ritardato, ma anche questo forse ha una spiegazione: Mou sa quanto sia fondamentale per questa squadra il contributo dell’argentino, e sa che niente è più allenante di una partita di 90 minuti giocati con intensità ed è questo il motivo per cui a Paulino ne ha risparmiati solo due. Poco da dire, infine, sull’inserimento di Wijnaldum: l’olandese dovrà trovare una sua collocazione precisa nello schieramento tattico ed è normale che in questa fase sia centellinato. 

La pressione alta

La fase di non possesso della nuova Roma parte da pressioni più offensive, stando almeno a quello che ha mostrato la prima partita. Soprattutto nel primo tempo Mou è andato a cercare alti i difensori avversari nella prima impostazione, delegando i tre attaccanti alla copertura dei tre difensori di Nicola e chiedendo però contemporaneamente il sacrificio del più lontano rispetto alla zona dell’uscita del pallone di abbassarsi sulle linee di passaggio verso il play avversario, Coulibaly. Così Cristante e Pellegrini si sono dedicati alla marcatura dei due centrocampisti intermedi con i due esterni a controllare i naturali dirimpettai e mantenendo così la superiorità numerica dei tre difensori sui due attaccanti della Salernitana. Un piano che ha funzionato proprio per la grande disponibilità degli attaccanti che non a caso hanno avuto necessità di ricambio nel secondo tempo. Nella ripresa le pressioni si sono abbassate e la Roma non si è vergognata di difendere anche nella propria metà campo, peraltro con grande correttezza: l’unico giallo (oltre a Matic) se l’è preso Smalling, dopo aver chiuso un’intera stagione, l’ultima, senza la macchia di una sanzione.

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