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I salotti arbitrali

Se in tv il semaforo è sempre arancione

Si può passare col verde e col rosso contemporaneamente? No, non si può, o si fa il botto. E De Rossi è stato chiaro a fine partita al Via del Mare

L'arbitro Marcenaro durante Lecce-Roma

L'arbitro Marcenaro durante Lecce-Roma (GETTY IMAGES)

03 Aprile 2024 - 08:40

Si può passare col verde e col rosso contemporaneamente? No, non si può, o si fa il botto. De Rossi è stato chiaro a fine partita al Via del Mare sull’episodio arbitrale contestato per un rigore che manca a Zalewski, travolto da Falcone e Blin, a ribadire, per un «normale scontro di gioco», ipsi dixerunt (mica solo ipse l’ha detto). Non è il massimo concedere rigori televisivi o rigorini che appena ti sfiorano cadi, ma non è ammissibile che, se se ne concedono, se ne concedano alcuni e altri no. Come era nel principio, come la giri la giri, la Roma non vince a Lecce per suoi demeriti, ma ora e sempre l’errore arbitrale decide le partite e in questo periodo dell’anno indirizza le stagioni.

In Salento l’episodio incriminato è il rigore non assegnato, ma nel complesso il direttore di gara non è sembrato «emozionalmente stabile» (cit.) almeno in un’altra occasione, se si considera la mancata concessione di una punizione dal limite per fallo di Pongracic su Lukaku, che avrebbe portato anche come minimo al cartellino giallo (o rosso, per chiara occasione da rete). Assolto, o quasi, invece su Ndicka, che non solo è stato sostituito ma ora salterà anche il derby per squalifica: ingenuo l’ivoriano nella trattenuta su Krstovic, che però è vicendevole. 

La strategia di De Rossi, che anche da giocatore manteneva un profilo medio-basso in tema di giacchette nere che nel frattempo diventavano fluo, è stata da subito chiara (vicina al modo di pensare degli americani) e in controtendenza rispetto a quanto avveniva con il predecessore portoghese. Ma DDR non è il buon  samaritano. Dice le stesse cose che diceva Mourinho senza dire le stesse cose che diceva Mourinho. Non era fesso José e non è fesso Daniele. Ovvio che tono e personaggio sono diversi, ma la costante sono arbitri nel caos, condizionabili, condizionati, sotto pressione e in alcuni casi di livello bassissimo. Ai romanisti può fregare poco o nulla del modo in cui un allenatore comunica: ma se è rigore, è rigore. E De Rossi non ci sta, e non è questione di alibi, ma di ragioni, non ci sta o non dovrebbe starci nessun romanista. «La nostra fede non va tradita», Marcenaro.

Ai romanisti frega però di come si comunica dall’altra parte, in tv, dove parlano sempre più anche gli arbitri e il semaforo è sempre arancione, così vale un po’ tutto, ma rischi lo stesso l’incidente: arrampicate sugli specchi dell’interpretazione e del casomai correggo il tiro se non addirittura cambio idea. Ridicolizzandomi. «Io ho giocato a calcio...», come suonano dolci le parole di De Rossi quando va in tackle sui mignolini a orologeria dei moviolisti. Che certe cose le dica Damato, attualmente nella CAN guidata da Rocchi e ex arbitro che i romanisti ricordano bene per il Roma-Samp del 2010 che costò uno scudetto a Ranieri, possiamo comprenderlo. Un po’ più frustrante invece pagare l’abbonamento di Dazn per sentire che «l’arbitro ha visto, quindi giusto che non intervenga il Var». Per fortuna, però, il servizio corretto l’hanno reso a fine serata con gli audio di Open Var che sconfessano la teoria di qualche ora prima. Meglio tardi che mai. Meglio andrà la prossima volta.

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