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Da Anastasi a Petrachi: c'era una volta il Ds

C’è stato un periodo, un po’ tanti anni fa ormai, che le società di calcio, Roma compresa, non avevano un Direttore Sportivo. Semplicemente perché quella figura non esisteva all’interno della dirigenza

14 Novembre 2020 - 07:00

C'è stato un periodo, un po' tanti anni fa ormai, che le società di calcio, Roma compresa, non avevano un Direttore Sportivo. Semplicemente perché quella figura non esisteva all'interno della dirigenza. E se qualche club lo aveva, solo in pochi conoscevano il suo nome e, raramente, il suo volto. C'erano, in quel periodo, i Segretari che sbrigavano incombenze legate alla gestione sportiva e pure al mercato della società. Ma era un mercato assai diverso da quello attuale, visto che per i calciatori esisteva il "vincolo a vita" e che, di fatto, una firma valeva per sempre. Poi, però, il calcio/mercato è cambiato e i Segretari hanno forzatamente lasciato il posto ai DS. Anche se, all'inizio della rivoluzione, non tutti questi nuovi personaggi venivano etichettati così.

Personalmente, ricordo la figura di Camillo Anastasi, ben prima dei tempi tricolori di Nils Liedholm e Agostino Di Bartolomei, come più lontano esempio di dirigente con funzioni di raccordo tra proprietà e squadra. Mi torna in mente Luciano Moggi, due volte DS della Roma a distanza di parecchi anni; ricordo anche Riccardo Sogliano, anche se la parentesi dell'ex mediano del Milan, priva di adeguati risultati, non durò molto.

Con il passare degli anni ho conosciuto la figura paciosa e rassicurante di Nardino Previdi, il cui ricordo è legato indissolubilmente allo scudetto del 1983; un uomo che ha avuto anche il pregio di far crescere, e bene, Giorgio Perinetti, una delle persone più serie e competenti mai incontrate nel mondo pallonaro. E ricordo con piacere la classe di Pierpaolo Marino, la signorilità di Emiliano Mascetti, che il presidente Dino Viola chiamava beffardamente Moscetti perché lo voleva più cazzuto.

Mi vengono in mente la parentesi di Carlo Piazzolla, fine Anni 90; la classe di Fabrizio Lucchesi (più DG che DS, forse) negli anni d'oro di Franco Sensi; l'essere DS senza esserlo di Franco Baldini; la crescita esponenziale, al suo fianco, di Daniele Pradè, e la vigorosa esperienza in giallorosso di Walter Sabatini, affiancato (e poi pure sostituito) da Frederic Massara. Ricordo le enormi speranze riposte in Monchi, via via evaporate riassumendo le sue mosse e le sue insicurezze, e la complicata storia di Gianluca Petrachi, cacciato in estate da Jim Pallotta. E non ancora rimpiazzato. Ma manca poco, dicono. Avanti un altro, direbbe il presentatore.

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