Cogito Ergo Sud

Il gol coi crampi

Gasperini vuole tutto e sempre: correre non fa male. Campionato, Europa e pure Coppa Italia è uguale. D'altronde Lille e Viola sono praticamente lo stesso colore

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Tonino Cagnucci
02 Ottobre 2025 - 06:00

Ci ha messo pure la Coppa Italia, quando gli hanno chiesto cos’era più importante fra l’Europa e il campionato. Ho goduto. Vuole tutto. E sempre. Perfetto. M’aspettavo tanto da Gasperini quando ha scelto noi preferendoci alla Juve, a Bergamo, alla Champions, a una vita per un’altra, ma non pensavo potesse restituire così tanto anche a livello dialettico, con le parole cioè. D’altronde le sue non lo sono: lui non dice, né indica, Gasperini fa. Geppetto conosce solo il materiale che gli serve per costruire la sua favola: quello che ha usa. Legno, sudore, inventiva e ripetizioni. Col Verona poi, per me, è successa una cosa che è una straordinaria sintesi del suo lavoro: il gol di Matias Soulé con i crampi. Una sublimazione filosofica raccontata nella zoppia dell’esultanza. Il talento più fervido, quello più giovane, il più spensierato, il ghirigori per definizione, che segna, cioè quindi che raggiunge l’utile (si intenda proprio segnare dal tabaccaio, far di conto, portare la Roma a 2 da 1) con la sua qualità che diventa non solo il tocco, il fronzolo, il tacco, ma il lavoro, la quantità, la corsa, la transizione. Sovrapposizioni, direbbero Carmelo Bene e Gilles Deleuze. A proposito di francesi, dimenticavamo - noi non Gasperini - che stasera, tra poco, adesso c’è una partita con il Lille, italianizzato Lillà. Sovrapposizioni pure queste, le migliori per spiegare il daltonismo nello scegliere fra coppa e campionato da parte di Gasperini. D’altronde non ho mai capito che differenza di colore c’è fra il lillà e il viola? Poco o niente, c’è pure il color malva, il pervinca, c’è pure la Coppa Italia. 

Oggi giochiamo per fare bene oggi, perché la coppa è importante, perché l’Europa League per i romanisti è speciale, perché c’è solo un modo (come per vivere) di giocare, cioè dare tutto. Facciamoli viola, nel senso metaforico e quasi letterale, giocando la partita come fosse Firenze, quando giocheremo per altri tre punti pesantissimi in una partita, pure lì, che ha tanti significati per i romanisti (ci sta la vergogna dell’anno scorso, ci sta il 7-1 e Carnevale, ci stanno tante cose). Lillà e Viola, sembra fatto apposta nel favoloso mondo neo realista di Zavattini-Gasperini. Uno che non sogna ma che i sogni li ha regalati dovunque è andato (mica solo all’Atalanta, il Genoa l’ha portato in A e in Europa, al Crotone gli ha fatto lasciare la C), uno che non sogna perché sa che è l’ultimo modo per realizzarli i sogni, uno che vuole tutto non perché è egotista e inconsapevole, ma nel senso che tutto per lui è letteralmente tutto - un dettaglio, un allenamento in più, la giusta dichiarazione il comportamento, il lavoro h24 - è qualcosa che si può coltivare sempre e trovare dovunque. Geppetto che non crede alle favole e ancora senza Pinocchio, ma io un gol segnato della Roma coi crampi, e con l’esultanza come un burattino, non ricordo di averlo visto.

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