12 anni in E
La prossima sarà la dodicesima stagione di fila nelle coppe europee, negli ultimi 30 anni solo tre volte l'abbiamo vista in tv, Tirana, Budapest, le finali Uefa, la Coppa dei Campioni... da sempre l'Europa è la nostra storia

(GETTY IMAGES)
L’Europa della Roma è una grande Europa. La nostra notte di coppe e di campioni non è solo una struggente canzone che sappiamo a memoria da quando i pini di Roma non si spezzano. L’impresa di Ranieri oltre a essere enorme visto com’era stata ridotta la Roma dalla gestione Souloukou, a due dita dalla B, ha ancora più significato perché la prossima stagione sarà la 12esima consecutiva, nessuno squadra italiana ha fatto altrettanto. Una striscia senza frontiere che ha conosciuto 5 semifinali, tra cui una di Champions, una finale di Europa League e la Conference di Tirana. In una giornata amara per un ultimo minuto maledetto, la notte dell’Olimpico di domenica resta una cosa da “coccolare” proprio per questo mini-maxi traguardo che è la Roma in Europa. Una regola conservata grazie a un percorso eccezionale.
L’Europa della Roma è una grande Europa. Noi abbiamo vinto al Bernabeu, e siamo stati la prima squadra a farlo lì due volte. Noi abbiamo battuto il Barcellona 3-0 non soltanto in quella quasi esoterica notte in cui il catalanismo ha cominciato il suo declino dentro l’urlo sguaiato e commosso di un greco antico. Battuto in Francia il Lione che era favorito per la coppa e che a casa sua stava vincendo sette campionati consecutivamente. Siamo l’unica squadra italiana che ha vinto a Mosca contro tutte le squadre della capitale russa. Abbiamo battuto il Benfica a Lisbona che non perdeva a casa sua in Europa da un decennio, eliminato il Porto, superato il Colonia che in quel momento era la Germania di Schumacher e Littbarski, pareggiato in 10 a Highbury, vinto una Coppa delle Fiere, antenata prossima della Uefa (da ragazzini sull’album e sugli almanacchi Panini era nell’Albo d’oro) con il Birmingham, che in semifinale aveva eliminato l’Inter, e che la Juve ha perso due volte in finale. Abbiamo vinto ad Anfield, abbiamo battuto il Bayern 3-2 rimontando da 0-2, battuto due volte con tre gol, non solo il Barcellona, ma anche il Chelsea, vinto ad Amsterdam contro l’Ajax. Più quella finale Uefa del 91’ contro l’Inter e quella notte col Liverpool rimasta ancora sospesa come quel balzo con la maglia bianca del Capitano in cui la Roma era in vantaggio. La Roma era nel sogno.
A Tirana abbiamo vinto e poi idealmente portato quella coppa ad Ago. È stato un sorriso. Una gioia sfrenata. Mai come la felicità provata nel momento in cui Dybala ci ha portato in vantaggio a Budapest. Quella finale sembrava in programma apposta il 31 maggio come a significare che finalmente sarebbe arrivato il nostro giorno dopo. Invece Budapest è stato il 30 maggio dei nostri figli. Da quel giorno anche loro hanno la loro notte di lacrime e preghiere, di coppe e di campioni, da quel giorno sognano ancora più forte lo stesso sogno che abbiamo fatto quando noi sognavamo loro.
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