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Stadio palleggiato: riflessione su Tor di Valle in corso

Botta e risposta. La Regione al Comune: «Ancora nessuna risposta sulle eccezioni». La Giunta: «Accusa infondata». Calenda ripropone il Flaminio. I Friedkin alla finestra

16 Dicembre 2020 - 09:04

Che la strada che porta a Tor di Valle sia sempre più complicata ormai non è un mistero. E non parliamo, anche se dovremmo, della Via del Mare o della Via Ostiense, o peggio della Ferrovia Roma-Lido, ma più semplicemente dell'iter di approvazione del progetto del nuovo Stadio della Roma. A certificare l'impasse aveva provveduto pochi giorni fa il presidente della commissione Mobilità di Roma Capitale, Enrico Stefàno, che aveva escluso la possibilità che l'iter approdi in Aula entro Natale. Ieri è arrivato anche l'ennesimo botta e risposta tra Comune e Regione. Tutto è iniziato con l'assessore ai Lavori Pubblici, alla Tutela del territorio e alla Mobilità della Regione Lazio, Mauro Alessandri. Intervenendo a NSL Radio Alessandri ha confermato come manchi l'accordo tra Regione e Comune sulla Roma-Lido. «Noi abbiamo mosso delle eccezioni formali – ha detto l'assessore – e attendiamo che su queste eccezioni ci si pronunci, non c'è stata alcuna risposta. Stiamo parlando di interventi sull'infrastruttura ferroviaria che devono essere compatibili con le esigenze e i piani d'investimento del soggetto proprietario e che sarà poi gestore da luglio, che è la Regione Lazio. Abbiamo mosso delle eccezioni, attendiamo risposte». In serata il Comune ha voluto replicare, e lo ha fatto con i crismi della nota ufficiale. «Roma Capitale ha inviato ieri il testo dell'accordo di collaborazione con la Regione Lazio sulla ferrovia Roma-Lido – ha scritto il Comune – rivisto sulla base delle osservazioni mosse dalla Regione. Appaiono del tutto infondate quindi le dichiarazioni rilasciate dall'Assessore Mauro Alessandri, secondo cui il Campidoglio non si sarebbe ancora pronunciato sul tema. Ora Roma Capitale rimane in attesa di una risposta della Regione Lazio. Sulla revisione dello schema di accordo con la Regione, Roma Capitale, inoltre, conferma il proprio interesse al potenziamento del trasporto ferroviario e il finanziamento con fondi in Bilancio degli interventi infrastrutturali. Si ribadisce altresì la volontà di collaborazione fra i due Enti per l'attuazione delle opere a servizio della città». Altro che iter "inceppato" come ha detto Stefàno. Qui si rischia la solita "guerra" tra Enti che potrebbe far piombare il progetto in uno stallo senza uscita. Un purgatorio che sta indispettendo non poco la dirigenza giallorossa. Al punto che l'idea di abbandonare l'area dell'ex ippodromo diventa sempre più reale nella testa dei nuovi proprietari del club. E questo non per un mancato gradimento del progetto, quanto piuttosto per la scarsa fiducia che i Friedkin, e soprattutto degli uomini da questi identificati per seguire l'affaire stadio, ripongono nelle istituzioni capitoline. A Trigoria ci si va sostanzialmente convincendo che l'attuale sindaca e la sua giunta non saranno in grado di approvare il progetto prima della scadenza del mandato, e che quindi tanto valga guardarsi intorno, per trovare una solida e celere alternativa. Convince poco Fiumicino, al punto che nonostante le aperture di credito del sindaco Esterino Montino, nessuno dei nuovi dirigenti si sarebbe fatto vivo. Poco percorribile l'ipotesi Flaminio, anche se a riportarla in auge è stato il candidato sindaco ed ex ministro Carlo Calenda. «Se c'è una storia amministrativa che fa capire la totale incompetenza di Virginia Raggi – ha detto Calenda – oltre le pecore che brucano l'erba, è lo stadio della Roma. Penso che la cosa che va valutata rapidamente è lo stadio Flaminio». Resta in piedi Tor Vergata, come affermato in una nota dalla capogruppo della lista civica Roma Torna Roma in Assemblea Capitolina Svetlana Celli. Un'area «già ampiamente e con ottimi risultati utilizzata per grandi eventi e manifestazioni nazionali e internazionali», secondo la Celli. Niente di certo ovviamente. Ma la riflessione su Tor di Valle è in corso, e l'esito è tutt'altro che scontato. I Friedkin per ora non hanno fretta, e questo gioca a loro favore. La pressione è tutta sulla politica, che però, per l'ennesima volta, sta dando prova della propria inconcludenza.

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