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l'intervista

Stadio della Roma, Frongia: «Il progetto è chiuso, ora sta a noi»

L'Assessore allo Sport del Comune: «L'iter tecnico è concluso. Adesso si esprimerà la Giunta, poi l'Assemblea Capitolina e infine il Consiglio Regionale. Poi via ai lavori»

03 Giugno 2020 - 16:17

Sono giorni importanti per il nuovo stadio della Roma. Dopo alcuni giorni di attesa, in cui la sindaca Virginia Raggi ha cercato rassicurazioni addirittura in Procura su quanto prodotto di concerto con i proponenti, il dossier che comprende la Convenzione Urbanistica e la Variante al Piano Regolatore Generale, può considerarsi completo e pronto per il voto. A confermarci, anche se con le dovute cautele, tutte le circostanze è stato l'uomo che, forse più di ogni altro nella Giunta Capitolina, ha voluto il nuovo impianto giallorosso, e che ha contribuito fattivamente all'accordo che nel febbraio del 2017 ha prodotto la riduzione delle cubature ed il nuovo progetto, quello approvato un anno dopo dalla Conferenza dei Servizi. Parliamo ovviamente dell'Assessore allo Sport, Politiche giovanili e Grandi Eventi cittadini, Daniele Frongia. L'occasione della chiacchierata ci è stata offerta dall'avvio oggi della cosiddetta Fase 3 nella gestione dell'emergenza Coronavirus. Una fase in cui lo sport vedrà cadere alcune delle limitazioni attuali, soprattutto nei luoghi pubblici.

Come si è preparato il Comune di Roma a questa nuova fase sul fronte delle attività sportive?
«Sono molte le attività portare avanti dal Comune di Roma partendo dagli impianti sportivi comunali, con innanzitutto la trasmissione di tutti gli atti del governo con le misure specifiche ai concessionari, a cui tra l'altro abbiamo sospeso il canone di locazione. Stiamo poi lavorando a ulteriori atti, quali un'importante delibera che consenta la riconversione degli impianti sportivi. Ci sarà un lento e graduale ritorno alla normalità, ma sicuramente qualcosa è cambiato. Dobbiamo anche rivedere alcuni impianti e fare in modo che la loro offerta sia sempre più rispondente alle esigenze dei cittadini. Da questo punto di vista un altro atto concreto sul quale stiamo lavorando è consentire, con procedure meno burocratiche e più snelle, la possibilità di installare coperture all'aperto per gli impianti e le palestre. Questo sarebbe molto importante per il distanziamento sociale e per permettere il rispetto di tutte le regole che chi fa sport, sia nel pubblico che nel privato, deve osservare. Quello che ho visto per la città, girando tutti i giorni, è una grande voglia di ripartire con entusiasmo, e una grande serietà da parte degli imprenditori. Da parte nostra non mancherà un'attività di monitoraggio molto molto capillare, ma c'è davvero molta serietà. Dobbiamo far comprendere che sì, siamo alla fase 3, ma ancora non siamo tornati al pre covid. Stiamo ripartendo. Il Comune farà la sua parte, insieme alla Regione e al Governo».

A proposito di ripartenze... Riparte il campionato di calcio. Lei da uomo di sport e assessore allo sport come come valuta questo fatto e il lavoro di mediazione del ministro Spadafora?
«Un ottimo lavoro, fatto dal ministro e da tutto il Governo, con tutte le istituzioni sportive, FIGC, Lega, Coni, Sport e Salute. Ci sono state polemiche inizialmente, ma alla fine fortunatamente ha prevalso il buon senso e si è arrivati ad un risultato davvero importante. Dopo la Germania partiamo anche noi. Un bel risultato per tutti. Anche perché bisogna pensare che nell'indotto di ogni domenica in cui vi è una partita allo stadio, a parte i giocatori e al di là della fede calcistica, c'è lavoro per 1000 persone».

Sappiamo perfettamente che il dossier su Tor di Valle non è di sua competenza, ma da uomo delle istituzioni e anche da tifoso giallorosso, quali sono le sue sensazioni sul nuovo stadio della Roma?
«I proponenti e gli uffici hanno concluso i lavori sul piano tecnico. Da adesso inizierà realmente e finalmente l'iter politico. La giunta Capitolina, dove ci sarò anch'io, valutati gli atti (predisposti su input proprio della stessa Giunta, ndr), si esprimerà. Poi ci sarà il passaggio in Assemblea Capitolina e poi ancora quello in Consiglio Regionale. Questi tre passaggi concluderanno tutta la parte relativa alla burocrazia, alla politica, poi si potrà iniziare la costruzione dell'opera. Purtroppo l'iter è stato travagliato e lungo, probabilmente troppo lungo. Iniziato anni prima dell'arrivo della sindaca Raggi. Un dossier che abbiamo ereditato, che è però molto importante e strategico per la città. Oggi spero di portare a casa quanto prima questa opera importante per la città, quella del nuovo progetto, quello oggetto della convenzione, quello che è stato rivisto durante la nostra consiliatura».

A proposito di Roma e di romani, lei ha comunicato in questi giorni che sono praticamente terminati i lavori a Campo Testaccio. Un'iniziativa di cui si è voluto occupare e che si è intestato da subito, fin dall'inizio del suo mandato. A che punto siamo effettivamente?
«Percorso anche qui molto lungo e non banale, anche perché quando siamo arrivati Campo Testaccio non era neanche più un impianto sportivo, era un cantiere chiuso di un parcheggio interrato. Sono stati fatti vari interventi di bonifica, con le scuole e i comitati dei cittadini che ci hanno sollecitato più volte, anche solo per la presenza nell'area di persone che vi alloggiavano abusivamente, oltre che per il degrado, l'incuria e la sporcizia. A Campo Testaccio abbiamo prima tolto le macerie e messo in sicurezza l'area, abbiamo iniziato la cura di una parte del verde, e soprattutto abbiamo riportato a livello il terreno, tornato grosso modo ad essere quello che dovrebbe. C'era anche un problema importante su una fogna, che è stata riparata e messa in sicurezza, ed ora è coperta. Finalmente si inizia a vedere la luce e a tornare verso un uso sportivo. Quello che posso confermare, e lo faccio ben volentieri, è proprio questo: Campo Testaccio tornerà ad essere uno spazio per lo sport».

Tornando allo stadio di Tor di Valle. Potrebbe essere il vostro modo per presentare la vostra ricandidatura alla guida della città il prossimo anno?
«Per il prossimo anno stiamo portando a conclusione molti file importanti per la città. Però, e sono davvero sincero, non è legato a fini elettorali. Vogliamo semplicemente chiudere quei progetti estremamente importanti per la città. Sono molti gli interventi in diversi settori, dai lavori pubblici alla mobilità. E anche lo stesso sport, con alcune opere che abbiamo ripreso in mano. Quindi da questo punto di vista c'è la voglia di chiudere e soprattutto di chiudere bene».

Qual è il regalo che lei come assessore vorrebbe dare alla città prima di concludere il suo mandato?
«Sicuramente un intervento sugli impianti sportivi comunali. Campo Testaccio ovviamente, ma anche anche lo stadio Flaminio».

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