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Il caso Tomaselli: il baby fenomeno belga campione senza giocare

Il classe 2004 ha saltato le finali per scelta tecnica. Il talento più atteso dell’intero settore giovanile deve ancora sviluppare fisicamente

Pietro Tomaselli calcia il rigore contro il Cosenza, di Mancini

Pietro Tomaselli calcia il rigore contro il Cosenza, di Mancini

23 Giugno 2019 - 09:59

La differenza tra percezione e realtà è uno dei grandi mali del calcio giovanile: solitamente, però, riguarda i genitori, convinti di avere in casa il nuovo Totti. Nel caso di Pietro Tomaselli la percezione diversa ce l'hanno i tifosi da tastiera, quelli che si fidano dei video di Youtube, che hanno sentito parlare di lui più che di ogni altro giocatore del vivaio giallorosso, e magari non sanno neppure quanti anni ha. Nato a Charleroi, quarta città del Belgio, con una forte comunità italiana (la miniera di Marcinelle è in uno dei sobborghi), il 17 novembre 2004, Tomaselli è sbarcato alla Roma nel 2015, a 11 anni non ancora compiuti, con già l'etichetta del piccolo fenomeno. Fu inserito nella rosa degli Esordienti: 4 anni dopo, al primo tentativo, è diventato campione d'Italia, con la Roma Under 15, allenata dal turco Tanrivermis. Che però non lo ha convocato per la trasferta a Ravenna, dove i suoi compagni hanno battuto 2-0 prima il Napoli, in semifinale, poi il Milan. Una scelta che non ha sorpreso più di tanto chi ha seguito la carriera del talento italo-belga, frenato da uno sviluppo fisico che tarda ad arrivare: contro i coetanei fatica, basta una spallata (regolare) e lo fanno volare.

Il più piccolo (o quasi)

È nato nel secondo semestre, cosa che in queste categorie più basse non aiuta: del resto dei 28 giocatori utilizzati da Tanrivermis, ben 17 sono nati tra gennaio e marzo. Ma il mese di nascita non basta a giustificare tutto: l'unico più giovane di Tomaselli nella rosa dei 2004 è Riccardo Pagano, capitano, capocannoniere e giocatore più utilizzato, con 1.709'. Tomaselli si è fermato a 159': 8 presenze, una sola da titolare, un solo gol, su rigore, con il Cosenza. E la foto dell'abbraccio dei compagni mostra chiaramente la differenza di statura con i compagni: solo in 4 hanno giocato meno di lui, uno dei quali, Cupellaro, ha avuto seri problemi fisici a inizio anno. Sui social Tomaselli non ha rivali: il suo profilo Instagram - in cui ci sono selfie con calciatori di tutto il mondo, e con tutti quelli della Roma degli anni scorsi, con Nainggolan che lo aveva preso in particolare simpatia - ha 18.000 follower: Celar, capocannoniere del campionato Primavera supera di poco i 5.000.

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Ma è su Youtube che il ragazzino col doppio passaporto - che pochi mesi fa ha deciso di accettare la convocazione del Belgio Under 15, sapendo benissimo che avrà ancora tutto il tempo per cambiare idea e giocare per l'Italia, se verrà chiamato - furoreggia: ci saranno una cinquantina di video con i suoi numeri palla al piede, 5 superano il milione di visualizzazioni, 4 sono stati pubblicati quando aveva 8-9 anni, e ancora non era stato tesserato per la Roma. Che, pur di avere quel bambino che si era fatto il selfie con Zidane con la maglia del Real, e a Barcellona con quella blaugrana e Neymar, ha fatto tutto quanto lecito e possibile: l'unico modo per tesserare un ragazzo proveniente da federazione estera (era tesserato per l'Anderlecht) senza incorrere nelle ire della Fifa, che per cose del genere ha bloccato il mercato a Barça e Chelsea, è sperare che si trasferisca nella tua città l'intero nucleo familiare. Il padre ha trovato un lavoro a Roma, decidendo di tornare nel suo paese d'origine, la Roma è stata ben contenta, e lo ha aiutato a trovare un alloggio di suo gradimento, molto vicino a Trigoria.

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2013 Con Zidane

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Di fatto il ragazzo ha avuto più attenzioni di tutto il resto della rosa dei 2004, anche più di qualche straniero preso per la Primavera. Lo scorso anno era nella rosa dell'Under 14, ma in un paio di occasioni fu aggregato ai 2005, facendolo giocare coi più piccoli: non certo una promozione. Il padre, sempre presente a Trigoria, persino quando il figlio è con lui a veder giocare gli altri, viene descritto come persona vivace, e non particolarmente contenta del minutaggio del ragazzo. Se decidesse di tornare a vivere all'estero, la Roma non potrebbe trattenerlo. Ma il responsabile del settore giovanile, Tarantino, si dice fiducioso. «In questo momento sta un po' soffrendo sul piano fisico, ma la Roma ha deciso di aspettare fino a quando Madre Natura gli darà i centimetri che ancora gli mancano. La famiglia sta bene a Roma, lui si trova bene coi compagni, e noi siamo pronti ad aspettarlo». Anche perché, quando ha la palla tra i piedi, il ragazzino che deve ancora crescere riesce a fare cose che gli altri si sognano.

 

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