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Le dichiarazioni

Sabatini: "Mourinho non si può discutere, è un uomo da medaglia"

L'ex direttore sportivo a Radio Romanista: "La Roma è stata privata dell'Europa League, anche ai miei tempi subimmo molti torti come a Torino"

Walter Sabatini durante l'esperienza alla Salernitana

Walter Sabatini durante l'esperienza alla Salernitana

La Redazione
06 Luglio 2023 - 12:24

Walter Sabatini ha rilasciato delle dichiarazioni ai microfoni di Radio Romanista. Queste le sue parole:

Te lo ricordi il primo periodo alla Roma?
"Me lo ricordo con trasporto e tumulto interiore, fu un ingresso atipico: feci la mia prima conferenza stampa senza aver titolo per farla. Lo ricordo sicuramente con amore".

Abbiamo parlato del tuo libro: che sensazioni hai sul libro in merito all’impatto?
"Il libro sta andando imprevedibilmente bene, molto più di quanto pensassi, perché quando faccio qualcosa mi aspetto un risultato da me stesso e sarebbe stato triste il contrario. C’è stata una discreta tiratura".

In mezzo agli intellettuali stai bene perché sei un professionista con una base culturale notevole.
"Vero, questo continua ad aiutarmi in questi giorni poveri perché non sto lavorando. Sono in una situazione di inquietudine e sono circondato dai miei interessi che mi fanno stare meglio. Ho bisogno di letteratura accanto a me per capire il mondo. Mi sono abituato già da ragazzo a vivere certe cose in questa maniera".

Qual è stato il tuo più grande rimpianto?
"Il rimpianto è quello di non aver vinto nulla ed era possibile. Ci furono edizioni della Roma spettacolare, come quella di Garcia e Spalletti. Ancora oggi litigo con la matematica e l’aritmetica, perché non abbiamo vinto due campionati con 85 e 87 punti".

Hai un carattere forte e questo si vede quando te ne andavi dalle squadre: è una cosa che ti porti dietro come un fardello?
"Sì, come ho detto e scritto il mio corpo va per i cavoli suoi rispetto al cervello: è litigioso, si scontra ed è superiore alla mediazione. Vivo questa situazione di uomo frantumato e a metà. Come diceva Marquez “la vita non è quella che si è vissuta ma quella che si ricorda” e ci sono in parte riuscito, ma non voglio rivivere oggi la mia vita".

Ogni volta che diventavi direttore sportivo sembrava dovessi andare contro un plotone d'esecuzione.
"Ho ipotizzato il plotone d’esecuzione da tanti me stesso perché mi sono perso e mi sono preso responsabilità anche non mie. Il senso della sconfitta mi devasta e quando accade vorrei eliminarmi e sparire nelle tenebre".

Sul libro hai detto che hai fatto di tutto per suicidarti.
"Non ci sono andato tanto lontano. Ho scritto sopra un libro che mi odio e che non riesco a essere gioioso, questa è stata la trama della mia vita".

Tu volevi consigliare anche i calciatori al papa.
"Sì, ma la segreteria Vaticana non me l’ha permesso".

Cosa ti emoziona del calcio?
"Tutto, perché come diceva Pasolini “il calcio è l'unica rappresentazione sacra contemporanea, fatta da uomini, da spettatori e da calciatori“. Quando la palla rotola mi emoziono: mi piacciono quando i piccoli vincono contro i più forti, l'estetica e la vittoria, il talento e la bravura dei calciatori. Ancora faccio un mercato virtuale di 7-8 giocatori, che però non posso comprare perché non saprei dove metterli".

Luis Enrique al Psg, Garcia al Napoli: cosa ne pensi di loro e del ritorno di Zeman?
"Luis Enrique è una bravissima persona, un "hombre vertical" che sa cosa vuole da tutti: aveva un progetto che non è andato avanti ma in alcune partite con lui sembrava di vedere il Barcellona di Guardiola. Dopo la Roma ha fatto un anno sabatico per le pressioni e poi è andato prima al Celta Vigo e poi al Barcellona, facendo il triplete. Fui molto addolorato per la morte della figlia, per questo penso che per lui vincere potrebbe allontanarlo dal dolore: spero che ci riesca, gli auguro tutto il bene. Garcia fece bene nel primo anno e anche nel secondo andò alla grande, poi dopo Juve e Bayern hanno fatto perdere quota alla squadra: spero faccia bene al Napoli. Zeman non è stato fortunato invece, dato che non è stato capito. Mi ricordo del 3-0 a San Siro con l’Inter senza il minimo imbarazzo e il merito di dare la maglia da titolare all’allora 18enne Marquinhos. Ha lasciato un patrimonio alla Roma, cosa che dovremmo fare tutti".

Fai fatica a parlare degli arbitri, ma pensi che ci furono errori?
"La ritrosia che ho a parlare degli arbitri è perché mi sembra ingeneroso verso quella Roma attaccarmi agli errori degli arbitri, ma ci furono errori come quella gara a Torino, che fu uno scandalo. Ma noi eravamo una bella squadra. L’altro giorno mi è venuto a trovare Balzaretti che ha un nuovo ruolo e si è commosso nel parlare di quella Roma dicendomi: "Mai avrò una squadra così forte". Noi andavamo in campo sapendo di vincere, regalammo orgoglio ai tifosi della Roma".

Ti rivedi nello spirito vincente su Mourinho?
"Con lui avrei da discutere su certe cose ma come avversario, chi potrebbe discutere con lui? Io ho discusso verso lui e mai contro di lui in quell’episodio con la Salernitana e avevo ragione. Ma come posso discutere uno che fai i soldout e vince a Roma? È un protagonista del calcio. Poi certe cose succedono per l’adrenalina mentre Mou è più scientifico, ma è capace di mobilitare le folle e il sentimento. La grande partecipazione della piazza di Roma mi ha fatto pensare che è un uomo da medaglia. Ha fatto pensare ai romanisti di poter vincere per poi riuscirci. Quest’anno la Roma è stata anche defraudata del titolo europeo".

Credi nella malafede degli arbitri?
"Credo nella stupidità di molti arbitri, ma non nella malafede".

Tempo fa parlasti del fatto che secondo te gli arabi non cambieranno il calcio.
"Vero, secondo me gli arabi con i loro interventi prepotenti non cambieranno mai il calcio, ci sarà sempre un esercito di ribelli. Il calcio è della gente, dei poveri, non dei ricchi. I poveri lo rendono bello".

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