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L'intervista

Nela ricorda Liedholm: "Era un vero gentiluomo"

Parla Sebino: "Con lui avrei potuto giocare in tutti i ruoli. Era un tecnico immenso, ma la mia vera fortuna fu conoscere il suo animo"

Sebino Nela in marcatura su Maradona nel 1984

Sebino Nela in marcatura su Maradona nel 1984 (GETTY IMAGES)

Mauro De Cesare
08 Ottobre 2022 - 11:30

PicchiaSebino, Hulk, o Nela. A voi la scelta per identificare uno dei più grandi giocatori di sempre della Roma. “Per noi è stato, è, e sarà sempre PicchiaSebino”. Se avessi avuto un milione di euro da scommettere, avrei vinto senza alcuna difficoltà la scommessa. In Sebino Nela, senza paura e con il petto in fuori, si sono sempre identificati i tifosi giallorossi. Un fisico imponente, velocità, un piede sinistro da fare invidia. Anche il destro farà, poi, invidia: perché il Maestro Nils Liedholm, cosi come aveva fatto anche con Francesco Rocca Kawasaki, al termine di ogni allenamento lo metteva per mezz’ora davanti al muro. E con la possibilità di usare un solo piede. Naturalmente il destro.

Nasce a Rapallo, cresce nelle giovanili del Genoa. La Roma comincia a seguirlo con Giorgio Perinetti. E dopo un torneo giovanile in Campania, la sua vita, la sua carriera, cambiano. Nils Liedholm lo vuole alla sua corte. Esordì in serie A con la maglia giallorossa a 20 anni, il 13 settembre 1981. Il suo ruolo? Giocava centrale, ma il Barone lo trasformò. Breve parentesi a centrocampo, poi terzino destro. "Non che la cosa mi facesse piacere…". PicchiaSebino entra ancora oggi come faceva negli Anni Ottanta.

"Prima Marangon, poi Maldera. Ma dopo la cura Liedholm avrei potuto giocare in qualsiasi ruolo. È un modo di dire abusato: era veramente un maestro per tutti. E a due facce. L’uomo, pacato, sereno, sempre disponibile. Con Liedholm era possibile confrontarsi in qualsiasi momento. Un autentico gentiluomo, profondo conoscitore dell’animo umano. L’allenatore: inutile sprecare parole. Sarebbe perfino offensivo. Immenso. Si potrebbe parlare di lui per ore intere".

Ricordi indelebili di uno svedese di ghiaccio. O quasi. "Con lui – continua Nela - Coppe, Scudetto, e quella galoppata che ancora dà dolore. Ma nello spogliatoi, dopo quella sconfitta, niente urla o accuse. Era uno dei modi più difficili di mostrare intelligenza, nascondendo rabbie e delusioni. Noi quella notte eravamo letteralmente distrutti. Non capita tutti i giorni di poter vincere una Coppa dei Campioni. Liedholm sapeva vivere il mondo del calcio, così come sapeva vivere la vita di ogni giorno". E per Sebino oltre dieci anni alla Roma, tantissimi con il Barone.

"Ci siamo fatti risate a crepapelle. Una volta, scendendo dal pullman, Guglielmo Bacci  sbagliò cappotto. Prese quello di Nils. Mise le mani in tasca e tirò fuori: sale, cornetti rossi, amuleti. Liedholm, neppure fosse nato a Napoli. Era scaramantico e aveva i suoi talismani per allontanare iettature o malocchio. Ma non solo. Credeva nei segni zodiacali, due in particolare, in base ai quali sceglieva i giocatori. Bene uno era quello dei Pesci. E io sono nato sotto il segno dei Pesci. Chissà che non sia stato un inatteso lasciapassare".

Aveva un debole per Agostino Di Bartolomei. Per Ago inventò anche il ruolo di difensore-centrocampista-aggiunto. Dibba non era molto veloce, ma pensiero e calcio precisissimo ne facevano un assist-man eccezionale: "Sì, lo stimava. Avevano tantissime cose in comune, in campo e fuori. Con Agostino analizzava le partite, cercando di trovare pregi e difetti. Quando nel 1984 dopo la Coppacampioni lasciò Roma, lo volle con sé".

Nel 1987 Nela fu vittima di un infortunio che lo allontanò dai campi da gioco per un anno. E gli ultimi sprint sull’erbetta verde li fece per due anni con la maglia del Napoli. Antonello Venditti, tifoso romanista, gli dedicò una canzone dal titolo “Correndo Correndo”.

E Sebino non ha mai smesso di correre, come gli ha suggerito il nostro cantore Antonello. Non dimenticando mai che, nell’universo giallorosso, sarà sempre e solo PicchiaSebino.

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