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L'anniversario

8 ottobre 1922: il maestro Liedholm cent’anni dopo

Oggi il Barone avrebbe compiuto un secolo. Giocatore e allenatore inimitabile. Fu romanista in due periodi e portò il club giallorosso al top

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Il "Barone" Nils Liedholm (As Roma)

Mauro De Cesare
08 Ottobre 2022 - 11:00

Probabilmente l’8 ottobre del 1922, esattamente 100 anni fa, a Valdemarsvik, comune nel cuore della Svezia che oggi conta circa ottomila anime, c’erano già freddo, neve, ghiaccio. Ma nessuno avrebbe mai potuto pensare che, con quel gelo e a quelle latitudini, potesse nascere un uomo dall’aplomb tutto nordico, ma con l’ironia sottile di un latino, un po’ romano, un po’ napoletano: Nils Liedholm, se volete è sicuramente più affascinante  e confidenziale Barone.

Oggi gli auguri di mezzo mondo sono per Nils: avrebbe compiuto 100 anni. Tondi, tondi. Per raccontarlo non basterebbe un libro (e forse un’enciclopedia) figuratevi un articolo di un giornale. Ma non possiamo non “pescare” nella sua Storia, calcistica e umana, alcune vittorie e sconfitte, divertenti battute e profonda conoscenza calcistica, che ha lasciato in eredità.
Nasce centrocampista, e con la Nazionale svedese vince la medaglia d’oro alle Olimpiadi del 1948. Fu vicecampione del mondo nel 1958. Un volo rapidissimo per vederlo già con la maglia del Milan. In maglia rossonera, affiancato dai connazionali Gunnar Gren e Gunnar Nordahl forma il famoso trio: Gre-No-Li. Capitano del Milan, vince quattro scudetti. Con la maglia del Milan totalizza 394 presenze e 89 gol; è tutt’oggi il secondo giocatore straniero con più presenze nella storia del club rossonero, preceduto dall’olandese Clarence Seedorf.

A noi, in premio e per ricordo, ha donato alcune delle sue più belle “boutade”. Le mettiamo in fila, scegliete la più simpatica.
"Una volta a Palermo Gunnar Nordahl parte dalla nostra area e poi colpisce di collo, neanche tanto forte. Bene, il pallone, di cuoio numero 5, s’incastra all’incrocio dei pali. Per tirarlo giù, hanno sollevato il loro portiere che, faticando, lo ha strappato". "Un giorno a San Siro tirai fortissimo, colpii la traversa e il pallone ritornò nella nostra area".  "La Roma è Falcao, Valigi ed altri nove".  "Scarnecchia è come Eder". "Antonelli è il nuovo Cruijff". "Baldieri mi ricorda Rossi". "Strukelj è più forte jogadore di mondo". "Un giorno sbagliai un passaggio, non succedeva da due anni e tutto lo stadio fece un ‘oohhh’ di meraviglia". "Il possesso di palla è fondamentale: se tieni il pallone per 90 minuti, sei sicuro che l’avversario non segnerà mai un gol". "Gli schemi sono belli in allenamento: senza avversari riescono tutti".

Inimitabile in campo, poi Maestro in panchina. Di lui un ricordo di chi di pallone se ne intende: Gianni Rivera. "L’invenzione della marcatura a zona? Non è che l'ha inventata... Lui ha sempre cercato di bilanciare la squadra. In realtà a quel tempo solo il Brasile giocava a “zona”. Fu un falso 4-2-4 perché Zagallo era un centrocampista e non un quarto in avanti. Liedholm era un grande insegnante, come Rocco, solo un po’ più distaccato".
Per noi romanisti, Nils Liedholm è solo il Barone. Sulla panchina giallorossa in quatto periodi: dal 1973 al 1977, dal 1979 al 1984 e dal 1987 al 1989 e solo un paio di mesi nel 1997. E di lui, della sua romanità, sanno tutto, oggi, anche i ventenni. Era uno spettacolo andare agli allenamenti, allora alle Tre Fontane. E non andava via nessun tifoso, se prima lui non avesse bombardato prima Alberto Ginulfi, successivamente Franco Tancredi. Aveva un sinistro proibito, secco, potente, teso. E quando il pallone finiva sulla traversa, il crack sembrava quello di un ramo di un albero che si fosse spezzato. Ha cresciuto Agostino, ne ha fatto un perno della Roma, avendo la fortuna di avere Vierchowod per  una stagione in giallorosso. Lo Zar era tosto e velocissimo. E il Barone inventò per Di Bartolomei un “nuovo ruolo”: centrale difensivo. Perché se Ago era un po’ lento, sapeva però far correre il pallone più delle gambe. E Falcao dirigeva l’orchestra in campo. Scudetto e tre Coppe Italia. Con l’aggiunta di una partita che non si è mai giocata: 30 maggio 1984. E lì, dopo uno smacco e non un fallimento, saluta la Roma, portando con sé il suo più fido capitano, amico ed esperto, al Milan: Ago. Sì, perché entrambi amavano l’arte moderna, e dopo aver esaminato l’andamento di una partita, si chiudevano per ore nei musei.

Nel 2011 viene fondata a Cuccaro Monferrato l'Associazione Nils Liedholm che nello stesso anno istituisce un premio in memoria dell'indimenticato Barone. Il Premio Liedholm - campione sul campo, signore nella vita - è attribuito ogni anno ad uno sportivo che si sia particolarmente distinto non solo per i risultati raggiunti, ma per quei valori di lealtà, correttezza, signorilità, trasparenza ed eleganza che tanto hanno contraddistinto la vita e la carriera sportiva del grande Nils Liedholm da Valdemarsvik, paesino nel cuore della Svezia. 

Auguri!!! Tra 100 anni ci sarà ancora chi racconterà i 200 anni della tua vita.

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