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L'intervista, Enrico Lucci: «Gigi Riva come Totti. È il mio Jeeg Robot»

L’ex Iena conduce ogni giovedì su Rai 2 “Nemo - Nessuno escluso”: «La verità è spesso una persona e a volte basta fermarsi ad ascoltarla»

Pier Paolo Mocci
08 Novembre 2017 - 11:00

«Per me Gigi Riva era ed è un eroe: non solo il mito dello scudetto del Cagliari, qualcosa di più. Un po' come per voi è FrancescoTotti. Con le dovute differenze, senza entrare nell'aspetto tecnico. Riva per noi tifosi del Cagliari è il campione che ha trascinato un'intera Isola alla vittoria. Davide contro Golia. Una bandiera rimasta sempre legata alla stessa maglia, rifiutando di partire per altri lidi dove magari avrebbe alzato trofei e raccolto maggiori soddisfazioni». Chi l'avrebbe detto che il giornalista e personaggio tv Enrico Lucci, già Iena e ora conduttore del rotocalco "Nemo – Nessuno escluso" su Rai 2 (ogni giovedì alle ore 21.10), fosse tifoso rossoblù. Per un ragazzo di Velletri è una vicenda quanto meno bizzarra. Partiremo da qui. Nel frattempo ricordiamo che"Nemo" è uno dei nuovi programmi di punta della tv generalista della Rai, alla seconda stagione, con un ampio gradimento del pubblico che interagisce costantemente attraverso i social: #NemoRai2, @NemoRai2 su Twitter; Facebook Nemo-nessuno escluso e Instagram @nemorai2. Il programma, oltre al giovedì in prima serata, è visibile anche in diretta streaming sul sito di Raiplay.it. Accanto a Lucci alla conduzione c'è Valentina Petrini (cresciuta con Michele Santoro e Michele Formigli a "Piazza Pulita" su La7).

Ripartiamo dalla tua passione per il Cagliari, davvero curiosa. Perché un ragazzo degli anni 70 dei Castelli Romani tifa Cagliari?

«E perché no? C'era Gigi Riva, era fortissimo. Una bandiera. Era simbolo del piccolo che sfidava il grande e addirittura riusciva a vincere. Una cosa epica. Per me lui era un super eroe tipo Jeeg Robot».

Una passione in parte assopita però.

«Rimasi molto tifoso fino alla leva militare. In quell'anno di "car" succedeva che litigavo sempre con un commilitone sardo, una vera testa di c... La notte giurai di non tifare più la sua stessa squadra. Quindi ora tifo meno, ma ho il Cagliari nel cuore. E poi l'ultima nostra bandiera, Daniele Conti, è il figlio del vostro grande Bruno. Anzi del nostro grande Bruno: perché Bruno Conti è di tutti. Dopo quel Mondiale dell'82 diventò un patrimonio sportivo dell'umanità. Di tutti gli italiani sicuramente».

"Nemo - Nessuno escluso", un po' "Le Iene"e un po' intrattenimento, giornalismo d'inchiesta con sprazzi di garbata leggerezza.

«Non ci siamo inventati nulla, è stato già inventato tutto. È il modo di fare le cose che fa la differenza, e devo dire che le facciamo con grande professionalità. Sono molto preso da questo programma, non faccio altro, né radio né libri. Per ora. Anche perché sono molto pigro e mi è nato anche un figlio».

Auguri allora. Ci dici gli ospiti di domani sera?

«Francesco Facchinetti e Barbara Alberti, con tanti servizi di attualità e approfondimenti sui temi del momento. Mi vedrete inviato speciale alla Festa del Cinema di Roma ad intervistare persone comuni e celebrità. O pseudo tali».

Spesso le persone non famose sono più interessanti di tanti vip non credi?

«Molte volte sì, hanno un vissuto. Hanno una storia semplice fatta di fatica e sacrifici che molta gente dello spettacolo non ha. Ma non generalizzerei. Pensiamo a quanti attori di teatro ad esempio si fanno la gavetta infinita prima di approdare ad un film o ad una fiction. Ognuno ha un storia da raccontare. E noi di "Nemo" siamo lì con un microfono e una telecamera accesa».

Il tuo "modo" di intervistare è insolito e particolare. Alle Iene sembrava prendessi in giro l'intervistato.

«Ma non era così. Io sono davvero così "strano". Qualcuno lo ha definito un modo "ingenuo" sul quale ho costruito poi un"personaggio". La verità è semplicemente che quello è il mio modo di essere e di pormi in tutto, nella vita e nel lavoro. Ho sempre massimo rispetto per chi ho davanti. Anche perché noi poi con l'uso del montaggio abbiamo il potere di cambiare o addirittura stravolgere una storia».

Il tuo maestro?

«Piero Chiambretti, quello che negli anni 80 andava ad intervistare in modo "scomodo" tanti personaggi».

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