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Di Francesco: "De Rossi deve essere il mister in campo"

Il tecnico giallorosso in conferenza prima della sfida al Milan: "Dobbiamo essere uniti nelle difficoltà. Le chiacchiere stanno a zero: ora servono i fatti"

Eusebio Di Francesco, di LaPresse

Eusebio Di Francesco, di LaPresse

La Redazione
02 Febbraio 2019 - 11:56

Eusebio Di Francesco è intervenuto nella conferenza stampa che precede la sfida contro il Milan, in programma domani alle 20.30 allo Stadio Olimpico. Ecco le sue dichiarazioni.

Come si riparte dopo un 7-1?
Con una prestazione di altissimo livello, non solo fisica ma mentale che è fondamentale specialmente in questo momento delicato.

Il Milan sta facendo bene. Che avversario ha studiato?
Il Milan tre partite fa poteva essere nella nostra stessa situazione adesso, in difficoltà Una settimana spesso fa cambiare tutto, i giudizi, le posizioni e i momenti positivi. Devo dire che ha fatto due ottime prestazioni in coppa, giocando una partita più difensiva ma ha nelle sue caratteristiche questo tipo di gara. Non sarà una partita facile, una squadra organizzata che sta attraversando un buon momento.

Le condizioni di De Rossi?
Prima di tutto spero possa fare una prestazione di presenza, dell'aiuto generale, della capacità di stare in campo di essere un po' il mister dentro la partita. Allo stesso tempo i veri dubbi sono realmente come sarà in partita fisicamente perché non ha mai giocato. In questo senso rimane un punto interrogativo ma devo dire che si è allenato con maggiore costanza nell'ultimo periodo. Ha dato risposte delle positive anche quando calciava perché inizialmente aveva dolore invece ora riesce a fare tutto senza avvertirne. Questo credo sia già importante come base da cui ripartire.

Il nervosismo di Dzeko l'ha delusa? Ci ha parlato?
Credo sia stata la parte più brutta di una sconfitta dolorosa. Edin è stato il primo a chiedere scusa pubblicamente a tutta la squadra perché è un giocatore di esperienza. Al di là di quello che si può dire in giro siamo uomini, ha avuto un atteggiamento sbagliato che non deve più accadere perché nelle difficoltà dobbiamo essere ancora più uniti. Quello che dispiace è che in una partita in cui sei sotto, diciamo che i primi 20 minuti del secondo tempo sono stati quelli migliori della squadra, dopo aver subito il 4-1 ed essere rimasti in 10, l'intelligenza sta nel non andare a prendere più gol perché può essere sì una sconfitta, ma è passata da una sconfitta comunque fastidiosa a una sconfitta dolorosissima e questo è avvenuto anche per alcuni atteggiamenti. Però, la fortuna della vita è che dopo un fallimento o una partita negativa ti dà la possibilità di rifarti e di far capire che questo atteggiamento e modo di fare può essere stato solo un caso.

Di recente ha definito la squadra malata. Tra Bergamo e Firenze è sembrata agonizzante. C'è qualcosa a cui aggrapparsi a fine stagione?
Io ho detto che non è guarita che è totalmente differente. Perché le risposte che aveva dato nelle partite precedenti erano state positive e di grande crescita. Però cadevamo sempre in alcuni momenti della partita in cui mancavamo di continuità, nel reggere la gestione di determinate gare. Sì è stata agonizzante ma non per forza si deve morire, ci si può anche salvare per tornare a essere vitali sotto tutti i punti di vista. Purtroppo capisco ci sia grande depressione però nella vita esiste questo, nel calcio come in tutti gli altri lavori, la forza sta ne ribaltarla. Noi siamo incudine, dobbiamo star zitti e subire e dobbiamo cercare di tornare a essere martello nel modo giusto. Prima di tutto con gli atteggiamenti e le prestazioni.

Un anno fa con la squadra eravate unitissimi. Oggi si sente completamente un blocco?
Sicuramente dobbiamo migliorare in tante altre cose però c'è la voglia e il desiderio da parte dei ragazzi di volersi rifare. Mi sento un po' un papà che magari a volte non è riuscito a toccare le corde giuste per questa squadra, ma in tante altre occasioni c'è riusciuto. Dobbiamo ritrovare la nostra unità d'intenti e nelle difficoltà non dobbiamo disunirci, questo è quello che mi preme più di tutto. Siccome ci siamo ricaduti, prima di Bologna un tempo con il Chevo, è successo a Cagliari, è risuccesso a Bergamo e poi in coppa, questo ci deve far riflettere perché non accada più.

Quando le cose non vanno si cerca sempre un colpevole. Ha fatto le valutazioni che aveva annunciato dopo Firenze? Si addebita una qualche colpa principale in un momento di crisi?
La differenza tra me e voi, è che voi trovate le colpe io devo trovare le soluzioni. Voi potete scrivere e giudicare magari sbagliando o correttamente, io invece devo pensare alle soluzioni, In questo momento bisogna essere ancora più uniti ed è un concetto che ho espresso alla squadra di essere ancora più sinceri in quella che è la comunicazione generale. Un libro dice che quando si comunica ci deve essere lealtà tra le parti. Credo che qui dentro sia difficile, ma dentro il mio spogliatoio è la cosa più importante di tutte. E a volte sono meno i discorsi tattici o fisici, di qualcuno che ha giocato, ma più un discorso generale di squadra e di unità d'intenti. Questo poi noi lo dobbiamo portare sul campo per far ricambiare determinati giudizi. I principali responsabili di tutto ciò siamo noi, quindi dobbiamo essere noi a rimediare a questo momento difficile.

In che condizione è Under?
Sta facendo delle cure e non è ancora pronto, quando lo sarà sarò il primo a essere felice di averlo a disposizione. Sorrido al fatto che oggi mi arriva una lettera che mi dice che Dzeko non deve giocare, poi lo lo stesso su El Shaarawy, dopodomani un'altra che mi chiede perché faccia giocare Kolarov. Sorrido al fato che la gente non capisce che abbiamo bisogno di tutti, chi più chi meno, con difetti e qualità. La capacità è quella che ognuno vicino all'altro riesca a nascondere i difetti del compagno, deve essere la nostra forza.

Quale circostanza la porterebbe a dimettersi? Sente la vicinanza della squadra?
Questa domanda me l'avete fatta dopo Bologna, dopo Plzen, un po' scontata. Questo è un ambiente pessimistico orientato ma siamo anche noi a portarlo in questo senso. Poi però sono i risultati e le prestazioni che determinano questo. Voi potete dire quello che volete. O parlate direttamente con i giocatori e riuscite a capire se siamo ancora disuniti e tutti credono ancora a questo, o comunque si fanno tante chiacchiere che lasciano il tempo che trovano. Però è normale anche che le facciate dovendo parlare 24 ore di calcio. Le chiacchiere stanno a zero: dobbiamo fare noi i fatti e per primo io che sono il responsabile di questa squadra a livello tecnico.

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