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la presentazione

Mourinho: "Difenderò la Roma, sono in debito coi tifosi"

Il tecnico: "Sento la responsabilità del nome, dei colori e del simbolo della città, ma io non sono qui in vacanza". E cita Marco Aurelio: "Nulla viene dal nulla, come nulla ritorna nel nulla"

La Redazione
08 Luglio 2021 - 11:58

Al Campidoglio è in corso la presentazione del nuovo tecnico della Roma, José Mourinho.

"Prima di tutto voglio e devo ringraziare i tifosi per la reazione all'annuncio della Roma è stata eccezionale. Ho avuto la sensazione di non aver fatto nulla per questo e mi sento in debito, l'accoglienza è stata veramente emozionante. Per prima cosa devo ringraziare loro. Poi la fiducia della società, i Friedkin, Tiago. Ma l'accoglienza quando sono arrivato mi ha colpito. Posso rispondere già a una domanda che mi farete sicuramente sul perché sono qui: perché ora sono vicino alla statua di Marco Aurelio, che diceva 'nulla viene dal nulla, come nulla ritorna nel nulla' . Non dimenticare mai il passato del club, l'eredità di questo club. A volte la parola tempo non esiste nel calcio, ma ora esiste. Questo ha un significato molto simile a quello che ho sentito quando ho parlato con il club nelle persone di Dan e Ryan. Quello vogliono per questo club, il modo in cui hanno parlato con me. Un progetto molto chiaro. L'eredità che vogliono per questo club. La società non vuole un successo oggi ma si concentra sul domani, su un futuro sostenibile. I proprietari vogliono fare qualcosa davvero con passione. Questa è la ragione principale per cui sono qui. Ora è il momento di lavorare con i miei. Ma il concetto di miei è cambiato per me, ora i miei sono chiunque lavori con me qui. Se mi chiedete se la città è il motivo per cui sono qui io rispondo che non lo è perché non sono in vacanza. L'incredibile legame che c'è, come iI nome, i colori, il simbolo che sono degli elementi che si confondono con la città e questa e una responsabilità che sento ma io non sono qui in vacanza".

Lei ha detto che in Italia siamo matti perché parliamo tutto il giorno di calcio. Qui ci sono cinque radio che parlano tutto il giorno di calcio, questa pressione è stata decisiva, la eccita?
"Ho dovuto cambiare telefono tre volte, non so come ma voi trovate sempre il mio telefono. Scherzi a parte, è incredibile perché per qualcuno che ha lavorato in Italia in passato ci manca. C'è del lavoro da fare e dobbiamo concentrarci sul nostro lavoro nel club, con tutto il rispetto per voi. Non sono una persona simpatica nel mio lavoro, lo sapete, e io starò sempre qui a difendere questo club. Dentro Trigoria la pensiamo così. Abbiamo un lavoro da fare".

Quale sarà la prima cosa che farà in allenamento? Nel percorso?
"Conoscere il gruppo, ovviamente. Non posso cambiare qualcosa quando non sono ancora consapevole delle dinamiche del gruppo. Ovviamente ho dei principi fondamentali, non negoziabili. Nel primo giorno di allenamento i giocatori dovranno capire come lavoreremo. Un modo molto semplice, tutto quello che non è al 100% non va bene. Io ho fatto una quarantena che mi ha permesso di stare nel centro sportivo e di vedere persone e parlarci. C'era questa forte sensazione di gioia e questo è incredibile. È un buon feeling sentire che la gente vuole lavorare con te".

Lei ha chiamato davvero dei calciatori come si è letto sui giornali?
"Non ho parlato con nessuno. Io dico la verità e non ho parlato con nessuno, assolutamente. Parlo con Tiago, la società, con diverse aree del club, ma per il resto non ho parlato con nessuno".

L'Italia rispetto al 2008 ha perso terreno rispetto alla Premier e alla Bundesliga Può essere la sfida più importante della sua carriera?
"Può esserlo sempre, ma in questo caso ovviamente è la più importante. Se non sbaglio molti giocatori che giocano in finale giocano in Italia tranne Verratti, giocano tutti in questo campionato. Se non è il principale campionato per l'estero questa è responsabilità nostra. A me interessa solo la Roma ma lavorerò per il calcio italiano. Se possiamo fare e dare qualcosa in più possiamo e dobbiamo farlo".

Come è cambiato lei da quando ha lasciato l'Italia?
"Se gli anni non ci rendono dei professionisti migliori vuol dire che qualcosa non ha funzionato per il meglio. Sono più maturo, al tempo stesso il DNA non cambia. Sono quello che sono nel bene e nel male e sostanzialmente sono la stessa persona".

Cosa ne pensa su Dzeko? Pellegrini resterà il capitano?
"Non risponderò a questa domanda, a quello che faccio all'interno. Sarò antipatico, ma io non rispondo a quello che faccio. Questo è un tipo di questione che devo dire prima ai calciatori".

Durante l'Europeo ha osservato Cristante e Spinazzola. Che ruolo avranno questi due giocatori nel suo club?
"Sono felice di avere questi due giocatori in una Nazionale che sta facendo molto bene, e hanno il 50% di tornare qui come campioni d'Europa. Sono i miei giocatori, siamo felici di questa situazione. Cristante è dimostrazione del talento. Ho tanto rispetto per Cristante, Mancini ha grande stima per lui perché nei momenti di difficoltà è lì per aiutare. Ha grande personalità e ha carattere, lo aspetto a braccia aperte. Spinazzola? È una triste situazione per tutti noi. Ma è incredibile nella sua gioia di vivere e di fare, arriva al centro di allenamento con questo infortunio e sembra che non è successo niente. È positivo ma non lo avremo per tanto tempo. È una situazione dura per lui e per noi. Ora lì abbiamo un giovane come Calafiori che avrò a disposizione per la prima squadra e che dovrà lavorare tanto per noi. Ma, chiedo scusa al direttore, abbiamo bisogno di un terzino sinistro".

Dopo undici anni torna in Italia. Con quali sentimenti ritorna?
"Sono allenatore della Roma e non farò altro, c'è tanto lavoro da fare e devo fare il mio ruolo, che è un lavoro da 24 ore. Io sono l'allenatore della Roma e posso essere solo questo. Se poi possiamo dare qualcosa in più al calcio italiano. Io per difendere i miei farò di tutto, per cercare dei problemi, no. Mi voglio divertire, ci possiamo divertire tutti ma non ho tempo di cercare una situazione solida o dal punto di vista emozionale. Se però c'è bisogno di qualcosa in più, sarò qui".

Qual è la sua idea di vittoria?
"In maniera molto pragmatica, noi vogliamo vincere la prima partita ufficiale che sarà in Conference League probabilmente. Questa società e questa squadra, ogni giorno, deve essere migliore. Obiettivamente, parlando della struttura fisica che abbiamo a Trigoria è già diversa e migliore da quando sono arrivato il primo giorno qui. Poi la struttura funzionale, quella umana. C'è tanto lavoro ancora da fare, a partire da oggi l'obiettivo è questo: ogni giorno dovremo essere una squadra migliore".

Lei ha detto di essere stato ossessionato dalla vittoria e se non vinceva era un disastro...
"No, non l'ho detto. Io sono una vittima di come mi pensano gli altri. Al Manchester United ho vinto una coppa ed è stato un disastro, al Tottenham non mi hanno lasciato giocare una finale di Coppa conquistata ed è stato un disastro. Quello che per me è un disastro, per gli altri è una roba fantastica".

Lei dopo le sue ultime esperienze ritiene ancora di non essere più al top?
"Ho risposto prima. I miei ultimi tre club: scudetto col Chelsea, tre coppe con lo United, una finale col Tottenham, nella prima stagione eravamo dodicesimi in classifica poi siamo arrivati sesti e ci siamo qualificati in Europa League. Ciò che per me è un disastro gli altri non l'hanno mai fatto nella loro vita".

Come lo sente il rumore dei nemici verso la Roma di Mourinho?
"Non voglio la Roma di Mourinho ma la Roma dei romanisti, io sono soltanto uno tra molti, sono soltanto uno in più, niente in più. Se tu vuoi parlare della Juventus di Allegri, del Napoli di Spalletti o del Napoli di Sarri puoi farlo, ma non voglio sentire parlare della Roma di Mourinho".

La Roma non vince un trofeo da più di dieci anni. Questa squadra è già pronta per vincere?
"Non è un'ossessione pensarla così. C'è una cosa da cui non possiamo scappare. Hai detto la verità. Abbiamo finito 29 punti dietro lo Scudetto e 16 punti dalla quarta in classifica. Volevo capire bene perché e poi cosa fare nel progetto, poi capire dove vogliamo arrivare. Stiamo parlando di tempo, è una parola che condividiamo. Una parola chiave nel primo incontro con la società. Se possiamo accelerare questo processo, meglio. Questa è la mia natura e dobbiamo avere questo tipo di mentalità".

Come la giudicherebbe una stagione senza titoli?
"Ma parlate sempre di titoli? Noi parliamo di tempo, progetto e lavoro, i titoli non sono parole e sono promesse troppo facili. La realtà è diversa per noi. Noi parliamo di progetti e di lavoro, di come migliorare. Poi la società capisce quali idee sono chiare per loro, loro non vogliono successo isolato ma arrivare lì e restare lì. È ancora più facile se vinci e poi non hai i soldi per pagare gli stipendi Noi vogliamo essere sostenibili e lavorare".

Come ha trovato Zaniolo? Dove lo vede meglio?
"Dobbiamo capire, comunicare e analizzare. Ho una squadra tecnica e fantastica che mi piace per il tanto talento e passione. Abbiamo avuto gente prima di noi che ha lasciato la situazione comfortevole, per avere tanta passione per lavorare con noi e per noi. Zaniolo ha un talento fantastico come tanti nella rosa, so bene cosa è successo con l'infortunio, poi dobbiamo trovare una dinamica di gioco per la squadra e un habitat naturale dove può esprimersi. Non è intelligente pensare l'idea di gioco senza capire cosa possono fare i calciatori".

All or nothing la descrive bene? Ha già un'idea tattica sulla Roma per cominciare?
"Abbiamo un'idea che va però lavorata e capire come possiamo far esprimere i giocatori al massimo. Dobbiamo cercare una situazione in cui sono comfortevoli. Non vogliamo dei calciatori che giocano dove a loro non piace giocare. Devono essere confortevoli. Hai ragione, il calcio è cambiato molto, ora devi anche sapere cambiare durante la partita e oggi infatti è difficile parlare ancora di modulo. Ci sono momenti di non possesso e possesso. All or nothing non l'ho visto però sì, eravamo molto naturali. Nello spogliatoio o in allenamento o durante la partita sei naturale anche con le telecamere nascoste. Non date queste idee però ai Friedkin (ride, ndr)".

Cosa pensa dell'Inter e della Juventus di Ronaldo? Le dispiace non poter affrontare Conte, uno che è stato spesso paragonato a lei, contro i nerazzurri?
"Ci sono allenatori nella storia dei club che non vanno paragonati mai. Qui si parla di Liedholm o Capello, non puoi paragonarli. Così anche nell'Inter. Ronaldo non si deve preoccupare di me perché non sono più difensore centrale e non posso picchiarlo".

Come immagina la sua Roma tra tre anni?
"A festeggiare".

A festeggiare cosa?
"Non lo so, a festeggiare".

Se si dovesse vincere, i nuovi nati a Roma potrebbero chiamarsi José. Come vive questa cosa?
"Giuseppe".

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