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Sabatini: "Sentirò la Roma sempre mia, col Porto passerà il turno. Pastore? Non posso vederlo giocare così"

L'ex direttore sportivo giallorosso ha parlato anche di Zaniolo: "Lo ha portato Monchi, io non ho aiutato nessuno"

La Redazione
26 Febbraio 2019 - 10:47

L'ex direttore sportivo della Roma, Walter Sabatini, ha parlato a Tele Radio Stereo per smentire le voci che lo vedevano coinvolto nell'affare Zaniolo, ma non solo. "Mi devo sottrarre da questa cosa di essere stato lo scopritore di Zaniolo, non è vero. Quando ero all'Inter ho solo avallato un'operazione che era stata condotta da Ausilio, come non è vero che ho aiutato la Roma a prenderlo. È un merito esclusivo di Monchi. Devo restituire agli altri il merito di aver preso Zaniolo".

Quanto sente la Roma ancora sua?
"Sempre di meno perché adesso ci sono meno giocatori che ho portato io, ma sentimentalmente la sentirò sempre mia. La Roma è stata il mio destino, non solo un fatto sportivo. E continua ad esserlo, anche se adesso mi occupo della Sampdoria. Ieri ho fatto una piccola cosa che riguardava la Roma, in un'intervista che riguardava Astori, ma questa telefonata è solo per restituire a Monchi e Ausilio il loro nell'affare Zaniolo".

Una previsione sulla stagione della Roma?
"La Roma arriva in Champions. è quello che deve fare. E auspicabilmente supera il turno contro il Porto. La Roma è in salute e le sta girando anche abbastanza bene ultimamente da quello che vedo. La componente fortuna è importante e servirà anche quella nel ritorno degli ottavi di Champions. Si qualificherà per la prossima Champions e supererà il Porto".

Cosa serve per vedere il vero Pastore?
"Il rendimento di Pastore mi imbarazza moltissimo, non posso vederlo giocare così. Ho avuto la fortuna di vederlo dominare in campo, di abbagliare i tifosi con giocate quasi soprannaturali. Gli ho visto fare partite epiche e trascinare il Palermo in una posizione di classifica rilevante, vederlo giocare così mi dispiace molto. Deve attingere alla sua natura argentina, alla 'garra', deve attingere al suo orgoglio se ce l'ha, altrimenti è meglio che si dedichi ad altro. I giocatori devono aiutarsi da soli, nessuno può aiutarli se non parte da loro. Lui è un playmaker a tutto campo, non può essere un enganche o un trequartista, deve stare vicino al pallone. Lui si sposerebbe alla grande con il gioco di Giampaolo perché fraseggia in ogni zona del campo, però non mi fate andare avanti perché sennò vengo frainteso".

Quali difficoltà incontra un dirigente a Roma?
"La risposta per sopravvivere a Roma è autoironia e ironia, altrimenti non ce la fai. Ho sofferto molto come Monchi ora, ma non avere la Roma è molto peggio di soffrire avendola".

Come è nata l'idea Dzeko? Si può ripetere un'operazione simile?
"Pensavo che se la Roma non avesse avuto un nuovo eroe dopo Francesco avrebbe faticato. Ogni squadra ha bisogno del sogno che rassicuri i tifosi, del mito. Abbiamo avuto l'ardimento di farla e l'abbiamo fatta. Un'insoddisfazione di un giocatore e di una società verso quel giocatore la troverai sempre in Europa, può essere un'operazione replicabile"

Ha parlato con Pallotta: tornerebbe se dovesse chiamarla?
"Lasciatemi fare il mio lavoro periferico. Forza Roma".



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