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Milan-Roma, Di Francesco: "Dobbiamo imparare dai nostri errori"

Il tecnico giallorosso in conferenza stampa: "Contro l'Atalanta un insieme di cose che non sono andate, avevano più brillantezza e cattiveria"

Di Francesco in conferenza stampa, di LaPresse

Di Francesco in conferenza stampa, di LaPresse

La Redazione
30 Agosto 2018 - 10:38

Eusebio Di Francesco è intervenuto in conferenza stampa in vista della trasferta di Milano contro i rossoneri di Rino Gattuso (domani, ore 20.30). Queste le sue parole:

Come ha trovato la squadra dopo il pareggio con l'Atalanta?
"Un po' rammaricati, per come è andata la partita, in particolar modo nel primo tempo. Ma anche sollevati, tra virgolette, per averla rimediata, perché aveva preso una brutta piega. E devo dire che alla fine abbiamo anche rischiato di vincerla. Alla fine, un punto guadagnato. E' ovvio che da questa partita dobbiamo assolutamente imparare e cercare di migliorare rispetto ai tanti errori che ci sono stati, in particolare nel primo tempo".

Si è spiegato come mai contro l'Atalanta si sia vista una Roma dai due volti? Una questione di atteggiamento o di modulo?
"Un insieme di cose, ma principalmente davanti abbiamo trovato una squadra che aveva una brillantezza di gambe e di testa nettamente superiore alla nostra. Questa è una cosa che non mi aspettavo. Questa per noi è stata anche una settimana lunga perché abbiamo fatto quel giorno in più che può portare ad allungare il lavoro, e di conseguenza la partita. Non ho visto i miei giocatori brillantissimi, ma alla lunga si è vista una squadra che, anche fisicamente, ha tenuto (e qui torniamo ai dati). Alla fine abbiamo corso quanto loro, anche se non è sembrato, ma sicuramente abbiamo corso peggio, in maniera errata e con poca qualità".

Ci faccia il titolo che le piacerebbe ascoltare subito dopo Milan-Roma.
"Ovvio, una grande prestazione, una grande risposta... Il titolo più bello sarebbe "La Grande Risposta", visti gli ultimi giorni".

Ha già deciso il sistema di gioco? Si giocherà a 4 in difesa?
"Sul sistema di gioco voglio fare una premessa in generale. Si parla sempre di sistemi, di numeri, e piace a noi allenatori così come alla gente che magari ne sa un pochino meno. Il sistema di gioco va a farsi friggere, per non dire altro, quando all'interno di questo sistema i giocatori non mettono le caratteristiche necessarie per giocare a certi livelli: cattiveria, determinazione, concentrazione, attenzione e massima applicazione nel giocare insieme e di squadra, e questo è quello che non è avvenuto nel nostro 4-3-3 nel primo tempo. Come ci ha dato altre volte grandi soddisfazioni, per questi motivi questa volta non è andato bene. Ogni numero diventa relativo nel momento in cui non si gioca con queste caratteristiche quando si scende in campo. Per quello invece che deciderò domani contro il Milan, non sto qui a svelarlo. Non vi dirò niente in questo senso. Però vi assicuro, sennò parliamo tutti di tutto o di niente. Ad esempio, Manolas ha perso tanti duelli contro Zapata.... Se domani Romagnoli perdesse tanti duelli con Dzeko, che indirizzo prenderebbe la gara secondo voi? Sarebbe ovviamente più positivo per noi. Questa è la logica del calcio, si devono perdere meno duelli possibili, al di là del sistema di gioco".

Nzonzi e Karsdorp hanno i 90 minuti nelle gambe?
"Forse non li hanno, ma questo non nega che potrebbero essere entrambi in campo dall'inizio. Poi se non li hanno io non posso valutare... Cerco di mettere in campo la formazione che reputo migliore per affrontare il Milan. Loro due potrebbero essere in campo dall'inizio".

Schick: è possibile vederlo accanto a Dzeko? L'anno scorso non si è visto...
"Non si è visto l'anno scorso? Se ognuno di noi si lega a un calciatore viene fuori un discorso... Tu con Schick, Austini con Cengiz, quell'altro con un altro... Questo è un discorso che lascia il tempo che trova. Secondo me viene prima il concetto di squadra, al di là del singolo. Schick è un giocatore forte che ha ottime caratteristiche e che può giocare dall'inizio così come potrebbe subentrare. Ha fatto benissimo in passato, anche da subentrato, specialmente ai tempi della Sampdoria. Anche l'altro giorno da subentrato ha avuto due palle importanti. Un giocatore può essere determinante anche a partita in corso. Il fatto che tu lo voglia vedere in campo mi fa piacere, vuol dire solamente che abbiamo fatto un buon acquisto. Ma questo lo vedremo partita dopo partita".

Io parlavo anche per l'ottima pre-stagione...
"Sì, ti sto dicendo che posso anche cambiare sistema di gioco, questa era la mia risposta".

Per i giocatori che hanno giocato il Mondiale, come Fazio e Kolarov, c'è un problema di fatica? Mi sono sembrati poco dinamici, sotto il loro standard. Tanti giocatori con poco ritmo nelle gambe, ma loro due in particolare.
"Obiettivamente l'Atalanta nel primo tempo ha evidenziato questo. Ma non ho visto solo loro due poco brillanti. Prima ho fatto il nome di Kostas, che non è stato brillante nel primo tempo come è di solito. Però questo discorso lascia un po' il tempo che trova. Ovviamente chi è tornato dal Mondiale ha avuto un po' di ritardo nella preparazione, ma sono giocatori per noi importanti che hanno bisogno di avere tanti minuti nelle gambe. Siamo solo alla seconda giornata di campionato, io mi preoccuperei se fossimo già al massimo della forma in questo momento. Non mi aspettavo una prestazione del genere, ma che l'Atalanta fosse più brillante di noi, questo sì".

Prima ha detto che l'Atalanta era più brillante di fisico e di testa. Può aver influito la partenza di Strootman, magari anche all'interno del morale del gruppo?
"Io all'interno del gruppo non ne ho sentito nemmeno parlare. Ho parlato col giocatore. Ci siamo salutati, aveva il desiderio di cambiare, di fare una nuova esperienza. Come ho detto l'altra volta, viene prima la Roma... magari è stato travisato il concetto, ma io intendevo dire che io nella Roma, essendone l'allenatore, voglio giocatori che abbiano il desiderio di continuare a vestire questa maglia e dare tutto quello che hanno. Kevin, fino a quando è stato qua, ha giocato e ha giocato anche nell'ultima giornata. Ma questo è successo anche con Dzeko che poteva andare via da un momento all'altro e ha giocato tutte le partite 90 minuti. Per me non preclude. Quando hai all'interno giocatori di grande qualità devi sempre dare loro grande considerazione. Nel momento in cui un giocatore chiede e ha il desiderio di cambiare, io non trattengo nessuno. Perché prima di tutto per me viene la squadra e il desiderio di poter giocare con questa maglia".

Le dichiarazione fatte a caldo dopo l'Atalanta mi avevano colpito. "Mi è sembrato quasi che non mi seguano"...
"Non l'ho detto".

Sì l'hai detto...
"Certo, vedendo la partita può sembrare (ride, ndr). Ma ti assicuro che non lo penso".

Ad ogni modo, come mai c'è stato però questo approccio alla prima all'Olimpico, dove la squadra doveva avere tutte le motivazioni possibili per fare bene?
"C'erano le motivazioni. Ma quando si va in campo non abbiamo tutti robot, non abbiamo certezze assolute. Io mi aspettavo altro. Se andiamo a vedere la partita, io ho sostituito due ragazzi che alla fine sono un patrimonio della Roma e della Nazionale, ma ho fatto una scelta in quel momento più tattica. Perché se avessi potuto scegliere, avrei cambiato tutta la linea difensiva, ma era una cosa non fattibile. Se avessi avuto la possibilità di fare diversi cambi, li avrei fatti. Ho fatto delle scelte, magari togliendo qualcosina a quei due ragazzi, che però vanno tutelati. Siamo solamente alla seconda giornata e stiamo già facendo un processo generale a quella che potrebbe essere l'annata. Poi se indoviniamo siamo bravi. Se la sbagliamo chiediamo scusa. Io dico che è un po' tutto prematuro, e devo essere bravo io. Quello che ho fatto durante la partita è un grande errore, perché io quel gesto che ho fatto non dovevo farlo. E infatti ne ho pagato le conseguenze, perché non esiste quello che ho fatto. Però mi è servito da lezione. Anche quello non riaccadrà più. Ero nervoso, arrabbiato, perché vedevo che non riuscivamo a esprimere quelle che erano le nostre potenzialità e quello che avevamo preparato. Era inaspettata anche per me la prestazione e ci siamo fatti delle domande e stiamo cercando... beh... più che chiacchiere io devo trovare delle soluzioni, e devo trovare quelle giuste".

Nella condizione della Roma in questo momento, può aver influito la tournée?
"Ti può togliere qualcosa, ma noi siamo stati fortunati perché abbiamo potuto lavorare, anche bene, e quindi non deve essere un alibi. Forse ci è mancata qualche partita in più, questo sì. Partite che avrebbero messo nelle gambe dei ragazzi alcuni minuti in più. Il fatto che l'Atalanta avesse fatto tante partite non è cosa da poco. Perché hanno potuto far ruotare i giocatori, come ha fatto anche con noi, specie con la qualificazione ormai acquisita. Paradossalmente anche alcuni dei nostri ragazzi avranno pensato "Hanno cambiato tanto, può essere un bene" e io gli ho risposto "Ve lo dico a fine partita". Perché sapevo che sarebbe stata invece una partita dura dal punto di vista fisico. Siamo rimasti sorpresi tutti. Come lo siete stati voi, anch'io lo sono stato. Non mi aspettavo una prestazione del genere, ma credo sia legata anche tanto alla testa. Perché andare in vantaggio con il gol magnifico di Pastore doveva essere una cosa che ci dava un qualcosa in più, invece paradossalmente ce l'ha tolta".

Si sono sentiti già i primi cori contro la società. Sono figli della cessione di Strootman o dell'inizio di campionato che la piazza si aspettava un po' diverso?
"Questa domanda devi farla ai tifosi che hanno fatto i cori, non a me. Non so di chi siano figli, ma da quello che si evince non si può essere felici di certe situazioni. Ma io devo cercare di alimentare entusiasmo. L'anno scorso siamo partiti e mi sembra che fosse un pochino peggio la situazione. Oggi abbiamo 4 punti e ci sono squadre che ne hanno anche un pochino meno. Questo ambiente è fatto di processi e di situazioni, perché ci sono tanti contesti dove si deve dire e parlare, ma a volte bisogna anche parlare con concetto, con criterio, spiegando le cose come si deve, non tanto per dire qualcosa o per attaccare qualcuno o per essere faziosi da una parte o dall'altra. Ci vuole anche un po' di equilibrio in quello che si dice. Io devo essere equilibrato cercando di tutelare questi giocatori, questa squadra, e prima di tutto cercando di portare la Roma più in alto possibile. Il mio lavoro è proprio cercare di fare questo, poi il tempo dimostrerà. Come ho detto sempre, ci si scorda con molta facilità di quello che si fa. Ed è la verità. E io ne sono consapevole, ma proprio per questo dobbiamo sempre cercare di dimostrare qualcosina in più. Certo noi siamo dall'altra parte, siamo giudicati. A volte per cose non vere o forzate, dal mio punto di vista. Il tempo dirà quello che sarà il nostro futuro. Però oggi abbiamo quattro punti, non 1 o 2, o 3 come l'anno scorso. Per quello abbiamo già migliorato la nostra classifica rispetto alla partenza dell'anno precedente".

Karsdorp per lei è pronto?
"Sì, già ho risposto. Potrebbe giocare dall'inizio".

La colpa se le cose vanno male è colpa sempre dell'allenatore.
"Se vanno bene è merito degli altri".

Siamo alla vigilia della terza gara e sembra esserci un ripensamento tattico in corso. Mi sembra particolare. E' una rosa da 4-3-3 o lei è portato a rivalutare questo sistema?
"Questa è una rosa che può giocare con diversi sistemi di gioco. Il fatto di avere tanti giocatori che possono giocare in diversi ruoli è un vantaggio. Il fatto del cambiamento, quando avete voglia (e non siate permalosi), può passare come una forma di debolezza o di intelligenza. A volte si fa passare come debolezza, a volte come intelligenza. Io faccio questo lavoro e devo capire quali sono le possibili soluzioni. E per me non è un segnale di debolezza, per me è un segnale di intelligenza. Intelligenza nel capire che qualcosa non va e bisogna cambiare qualcosa, cercando di sistemarla. Questo non vuol dire che uno va da una parte e si scorda tutto quello che ha fatto. Perché quando tu hai lavorato in un modo, ma vedi che non riesci a raccogliere quello che vorresti, o cambi qualcosa nella testa degli altri (e lo devi fare) o cambi qualcosa tu. Questo è il ragionamento: il fatto che si possa cambiare dipende sempre da come va, dal risultato che ti porta a essere intelligente o meno. Cosa mi avreste detto prima della partita col Barcellona? Che sono un pazzo. Dopo mi avete fatto passare come un fenomeno. Dove sta il filo? Il filo di questa cosa è troppo sottile. Come quello tra il bene e il male. Però chi non osa, o chi non fa, non sbaglierà mai. Io sono qua per prendermi le mie responsabilità. E datemele, io me le prendo".

El Shaarawy ha dichiarato che durante il primo tempo con l'Atalanta sono stati sbagliati i tempi di aggressione. Un aspetto che sembra essere migliorato con l'ingresso di Nzonzi, e non poco. Ha mai pensato di utilizzare domani una coppia con De Rossi? I due possono formare, per caratteristiche, una cerniera lì a centrocampo?
"I due possono coesistere. Lo hanno fatto e lo hanno fatto anche molto bene. L'ho detto prima. Lo hanno dimostrato nel secondo tempo con l'Atalanta, che però non è il giudice di tutta un'annata. Dico solo che possono coesistere. Per quanto riguarda le pressioni e il pressing, se voi andate a riguardare il gol che abbiamo preso quando Zapata ha rubato palla a Manolas, che poi ha segnato Rigoni, vedrete che lì è stata fatta una pressione ottima, dove un loro difensore ha dovuto lanciare una palla lunga quasi dalla linea di fondo, buttandola sul fallo laterale, dove c'era Kostas. Poi ci abbiamo preso gol, quindi non tutte le pressioni sono state fatte male. E' la veemenza, la determinazione di cui parlavo prima che fanno la differenza. Perché se io vengo fuori in aggressione e perdo un contrasto quando la squadra è tutta propensa ad accorciare in avanti, apro il campo a tutta la squadra avversaria per infilarci. Lì era fatta bene l'aggressione, ma mancava la cattiveria agonistica, l'anima, quella vera, di quando si gioca a fare la guerra". 

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