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L'attacco della Roma: davanti a tutti guida Edin Dzeko

Il bosniaco meno solo: Schick ha un anno in più Kluivert è la speranza, El Shaarawy e Perotti le garanzie e Cengiz, il mancino a destra, vuole essere protagonista

Foto LaPresse

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18 Agosto 2018 - 08:14

C'è chi sostiene che la miglior difesa sia l'attacco. Non che questo incarni esattamente la filosofia di gioco di Eusebio Di Francesco, più volte "bollato" come zemaniano, anche se poi non è esattamente quello che si è visto in campo, ma certamente per il tecnico abruzzese il reparto offensivo ha un ruolo molto importante, perché tutto comincia da lì. E per rimodulare slogan, in linea con quello che è oggi il calcio, si può dire che la difesa comincia dall'attacco. E quando si è insediato sulla panchina della Roma e presentato a Trigoria nella nuova veste di allenatore, nel giugno dell'anno scorso, Difra l'ha descritto, il suo gioco. «Ho bisogno di due giocatori per ogni ruolo». Ha chiarito che agli esterni d'attacco, in particolare, chiede di spendere molto». Fermo restando che il re dell'attacco era Edin Dzeko, top player di nome e di fatto, parati sulla corsia sinistra da Perotti ed El Shaarawy, nella passata stagione si è penato e non poco per il ruolo di esterno destro: si è cercato a lungo Mahrez, visto che Defrel era stato preso per essere il vice Dzeko, anche se poi è arrivato Schick.

Un altro centravanti adattabile, per carità, a esterno, o seconda punta. Ma che, oltre ad avere intuizioni e classe da vendere, ha più le vie centrali nelle corde. Alla fine, come spesso accade, tra i due litiganti il terzo gode. Dal Bentegodi in poi, da febbraio, infatti, è sbocciato in anticipo sul nostro stupore e sulla primavera, Cengiz Ünder. Il mancino da mettere a destra, l'attaccante esterno dal piede invertito. Che si è preso il posto a suon di gol e assist ed è diventato un giocatore importante, uno dei titolari delle rotazioni, perché di titolari sarebbe riduttivo parlare. L'uomo, l'ometto, dai, in più che ha permesso a Di Francesco di lavorare con il modulo a lui più congeniale, la base, per così dire: il 4-3-3. A Gengo, però, nella scorsa stagione, per un motivo o per l'altro, è mancato il gemello nella scorsa stagione.

Esterno, ma non troppo

Da qui è nato il ragionamento che ha ispirato mezzo mercato della Roma. Mezzo, sì, fino al mancato arrivo di Malcom - l'esterno destro perfetto nella coppia con Ünder, per Di Francesco - poi accasatosi al Barcellona nella famigerata vicenda di mercato dello scorso 23 luglio. Perché poi Monchi - mentre acquistava una decina di giocatori (anche) con i soldi ricavati dalle cessioni di Alisson e Nainggolan - ha gestito l'altra necessità di Eusebio, trovare un centrocampista centrale di maggiore affidamento rispetto a Maxime Gonalons. Ecco allora che è arrivato Nzonzi. Alla fine della fiera, un gemello gemello, il turco, non ce l'ha. Ma Di Francesco, complice l'andamento del mercato, che crea e toglie opportunità a seconda del momento, si dovrà "accontentare" di un giovane prospetto - e neanche tanto, visto che la Roma lo reputa già pronto per la Serie A - come Kluivert, che nelle intenzioni avrebbe dovuto crescere alle spalle di uno fra El Shaarawy e Perotti, che però sono rimasti a Trigoria e difficilmente - soprattutto il Faraone - lasceranno la Capitale per accasarsi all'estero laddove i trasferimenti sono ancora possibili. L'olandese figlio d'arte però potrebbe essere ed è già stato impiegato anche sulla fascia naturale, la destra, come alter ego di Ünder. Certo, in due fanno 40 anni giusti giusti, ma l'età conta relativamente. Un po' di affollamento sulla fascia sinistra c'è, dove Stephan e Diego, che l'anno scorso hanno partecipato spesso a una staffetta perfetta, si dovranno fare maggiormente largo. Magari incrementando lo score, perché a loro Di Francesco chiede più gol.

E facci un gol

I gol in più. Quelli che porterà, se rispetterà le attese, il ceco Schick, che ha un anno di esperienza romanista alle spalle, e soprattutto è partito benissimo facendo tutta la preparazione con la squadra, cosa che non gli era riuscita in precedenza ed elemento non da poco nell'analisi della composizione dell'organico a disposizione di Di Francesco. Schick, in soldoni, potrebbe rappresentare un nuovo acquisto a tutti gli effetti, oltre che suggerire qua e là al turbo del terzo scudetto giallorosso anche un aggiustamento di qualche metro nel modulo di base o un cambio modulo vero e proprio all'occorrenza. L'attacco a due punte Schick-Dzeko, sempre lì si torna, può anche essere una soluzione (lo è stata anche in passato, in una specie di 4-2-4). Ma lasciamolo scegliere in pace, visto che abbiamo scoperto che non è un integralista, ché di materiale ce n'è: si "accontenterà" Eusebio, per modo di dire, ovviamente. Perché in rosa l'allenatore ha tutto quello di cui ha bisogno. Si sono sprecate forse anche troppe parole per descrivere l'incidenza che Edin Dzeko ha avuto nella passata stagione (e in quella prima). Un top player. Basterebbero queste due parole per dire tutto, sull'attaccante bosniaco: la Roma ha nel suo centravanti il punto di forza inamovibile di un arsenale che non presenta punti deboli, almeno sulla carta. Il gigante che con accanto il piccolo turco ha regalato diversi punti e passaggi di turno in Champions alla squadra giallorossa. E sa far giocare la squadra meglio di chiunque altro. Ünder stesso attende la nuova stagione per consacrazione definitiva: non sarà facile ripetersi ma Cengiz ha i numeri per convincere tutti e soprattutto ha la fiducia del tecnico.
Questo è tutto. Che poi, ma nelle idee di partenza ci sentiamo di escluderlo e sembrano comunque ipotesi remote, va sempre considerato che Javier Pastore, che ha promesso al direttore sportivo e al tecnico che farà la mezzala, e Alessandro Florenzi, che con Rudi Garcia è emerso come esterno offensivo, possono anche essere impiegati più vicini all'area di rigore.

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