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il futuro

FOTO - Spezia, Verona, Juventus: ecco tre errori da non ripetere

Per il prossimo mese la Roma giocherà solo in campionato e dovrà rialzare la testa senza commettere gli stessi sbagli del passato

22 Gennaio 2021 - 16:30

Anche se il solo nominare della parola "Spezia" fa rabbrividire qualsiasi tifoso della Roma, adesso è il caso di farsi forza e sperare che nei prossimi tre impegni, in un presumibile crescendo di difficoltà, la Roma possa uscire dall'incubo in cui è calata all'improvviso e ridare un senso alla sua stagione, la stessa che fino a 10 giorni fa era considerata promettente anche dal più incallito dei pessimisti.

Domani tocca allo Spezia, la settimana successiva ad un'altra squadra che quest'anno è risultata indigesta più per motivi regolamentari che tattici, il Verona, una settimana ancora e torneremo allo Juventus Stadium, laddove fino a oggi abbiamo rimediato solo brutte figure e inevitabili sconfitte, con l'eccezione della vittoria all'ultima giornata dello scorso campionato quando però la partita non contava niente per nessuno. Tre impegni in tre settimane, dopo una serie di partite ravvicinate che hanno fatto arrivare la squadra con il fiato corto e anche qualche muscolo indolenzito di troppo. Tre partite che potrebbero rilanciare le ambizioni, ma che evocano problemi, errori, orrori. Da non ripetere.

La ferita con lo Spezia in coppa Italia è ancora sanguinante, ci vorrà una super prestazione per lenire, se non guarire, i dolori della nostra carne. Tatticamente l'abbiamo già vissuta, e peraltro dominata. E non cambierà molto: lo Spezia è quello, anche se molti titolari con la Roma hanno riposato. Ma i goal e le occasioni concessi agli avversari, almeno nei tempi regolamentari, sono tutti figli di errori di reparto o individuali, il più clamoroso dei quali è costato l'espulsione di Pau Lopez e, al povero Gianluca Gombar, anche il licenziamento. Ovviamente il riferimento è alla punizione con cui l'ex Matteo Ricci ha lanciato Roberto Piccoli nel vuoto di una difesa schierata male e troppo alta. Riguardare l'immagine che ripubblichiamo qui sotto fa ancora male: troppo disattenti i difensori, troppo alta la linea, troppo facile colpire alle spalle. Una punizione che è costata partita, qualificazione e anche la faccia, visto quello che ha scatenato.

La seconda immagine si riferisce invece ad una caratteristica che contraddistingue il Verona di Juric: la capacità dei loro centrocampisti di arrivare a rimorchio degli attaccanti in gran corsa, che se è unita all'incapacità dei centrocampisti della Roma di marcare queste folate degli avversari, fa alzare a livello di guardia l'allarme per quello che potrà accadere contro i veneti, bravissimi a giocare per tutto il campo in non possesso con l'uno contro uno e poi a ribaltare l'azione a massima velocità. L'azione mostrata qui sopra finì con la conclusione di Tameze sulla traversa, ma solo grazie ad una istintiva deviazione di braccio di Mirante. La partita finirà poi 0-0, poi corretto in 3-0 a tavolino per il pasticciaccio regolamentare della posizione di Diawara.

La terza ed ultima immagine si riferisce invece al clamoroso svarione che portò la Roma a pareggiare alla seconda giornata di campionato una partita già vinta con i campioni d'Italia della Juventus, oltretutto ridotti in 10 per via dell'espulsione di Rabiot. Come si vede dalla foto, su una percussione sulla fascia destra di Danilo ben cinque giocatori della Roma sono andati a coprire la traiettoria tra il cross del giocatore bianconero e il primo palo, ignorando completamente la posizione di Ronaldo, neanche uno qualsiasi, che invece è andato ad attaccare il centro dell'area piccola senza alcuna resistenza.

Ecco, errori così comprometterebbero probabilmente i risultati, il futuro della Roma in Champions League e anche quello di Fonseca. Certo, scriverlo su un giornale sicuramente più facile che non farlo in campo. Ma la Roma di errori fino ad oggi ne ha commessi sin troppi e sono costati troppo cari. Se davvero si vuole riprendere la corsa bisogna provare ad evitarli. Almeno quelli più banali.

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