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Schick: "L'affetto dei tifosi romanisti non ha eguali al mondo"

L'attaccante ceco dal ritiro della nazionale: "Sono davvero contento di essermi trasferito alla Roma. Vi racconto un retroscena su Cassano..."

La Redazione
06 Giugno 2018 - 07:43

Patrik Schick ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano "Lidovky" dal ritiro della nazionale ceca. L'attaccante giallorosso ha parlato del suo passato e delle sue prospettive future con la Roma. 

Come stai reagendo al fatto che le aspettative su di te in nazionale stanno crescendo molto?
"Sono consapevole di essere al centro dell'attenzione ma il fatto che mi sia trasferito alla Roma non implica che in nazionale io abbia sempre il posto da titolare. Niente affatto".

I tifosi sperano che te Krmencik possiate ricreare una coppia simile a quella composta da Koller e Baros.
"Non credo che noi due siamo simili a loro. Abbiamo giocato poco insieme, solamente una partita contro la Cina. Magari giocando di più insieme possiamo creare un affiatamento importante".

 Nella prima stagione con la Roma sono arrivati solo 3 gol, il prossimo sarà un anno migliore?
"Lo spero! Ho preso confidenza con l'ambiente, adesso devo solo dimostrare quello che so fare. Sono arrivato dopo la parentesi con la Sampdoria, provando a giocare in una posizione diversa. Il secondo anno farò vedere chi sono davvero".

Cosa ti ha dato e cosa ti ha tolto questo primo anno?
"Una nuova esperienza in una città in cui le pressioni e l'affetto dei tifosi non ha eguali al mondo. Cosa mi ha tolto? Mi sono infortunato proprio nel momento in cui stavo iniziando a giocare".

La società ti ha detto qualcosa a fine stagione, riguardo le aspettative su di te visto l'investimento miliardario?
"Non ho parlato con nessuno. Forse la società ha parlato con chi doveva discutere del proprio futuro, una cosa che in questo momento non mi riguarda".

Ti sei mai chiesto come sarebbe stato andare alla Juventus?
"No, è un capitolo chiuso. Sono davvero contento di essermi trasferito alla Roma".

Come hai vissuto quei momenti con le visite mediche?
"Dopo la prima visita ho capito che c'era un problema al cuore. Sapevo che c'era qualcosa di sbagliato perché mi hanno fatto fare controlli che solitamente non si fanno".

Sei in Italia da quando avevi 18 anni, come è cambiata la tua vita?
"Non è cambiata affatto".

Lo stile di vita italiano non ti ha influenzato? La moda, i tatuaggi...
"Sono lo stesso di quando sono arrivato. Non seguo molto la moda e i tatuaggi non mi piacciono. Nella Roma ce ne sono tanti di ragazzi tatuati, guardate Nainggolan per esempio, è il suo modo di essere, è il suo stile stravagante. Io non ne ho mai fatti, non ne sento il bisogno".

Il tuo connazionale Jankto ha detto che potresti essere il migliore del mondo
"Lo ringrazio, ovviamente fa piacere quanto i tuoi compagni parlano di te in questo modo. Serve tempo per arrivare ai massimi livelli e soprattutto c'è bisogno di un fisico sano, senza non si arriva da nessuna parte. La concorrenza è tanta ma io lavoro per arrivare al top".

Antonio Cassano, tuo ex compagno alla Sampdoria, ha sempre parlato bene di te.
"È fantastico. L'ho incontrato ultimamente mentre accompagnavo un amico all'aereoporto a Roma. Stavo scaricando il bagaglio e una macchina si è fermata vicino a me, dal finestrino abbassato ho visto Antonio che mi diceva: "Me lo fai un autografo?".

Lo hai accontentato?
"Mi sono fermato a chiedergli cosa stesse facendo lì, poi ci siamo dati appuntamento al campo di allenamento. Abbiamo parlato molto. Per me è un grandissimo uomo, molto onesto. Anche troppo a dire la verità ma è sempre una persona positiva. Mi ha dato consigli su Roma, lui ci ha giocato. Mi ha detto che farò una grandissima carriera in giallorosso".

Se non fossi diventato calciatore, adesso saresti un pasticcere?
"Non credo. Sono contento di essere un calciatore. I miei genitori hanno una pasticceria ma non è quello che mi piace fare. Ho scommesso sul calcio e per fortuna è andata bene".

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