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L'infortunio

Dzeko torna a casa, parla il chirurgo: "In campo tra tre settimane"

Il dottor Macro: «Tosta la frattura del bosniaco. Con la placca 15 giorni non bastano, ne servono La maschera? La metterà, ma non sarà al top»

, di LaPresse

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12 Ottobre 2019 - 09:21

La pausa delle nazionali sarà un'occasione per recuperare gli infortunati per la Roma. Ieri Edin Dzeko è stato dimesso dopo l'operazione per la doppia frattura allo zigomo rimediata contro il Cagliari e starà a riposo ancora oggi.
Quello del bosniaco è forse l'infortunio che preoccupa maggiormente i tifosi della Roma, visto il peso specifico che il diamante di Sarajevo occupa nelle dinamiche di attacco della Roma. «Tornerà entro due, o più probabilmente, visto che c'è la placca, tre settimane - spiega il dottor Carlo Macro, chirurgo maxillo facciale e aiuto al San Camillo del primario, il professor Bruno Pesucci, che ha operato Dzeko - ma non è stata una frattura semplicissima. Soprattutto perché doppia e per questo è stata trattata anche con il supporto di titanio, che è stato messo sul contorno dell'orbita, e un uncino che ha ridotto la frattura dell'arco zigomatico. Fosse stata solo l'arcata ci sarebbero voluti cinque minuti».

Tre settimane, allora. Più Roma-Milan che Roma-Borussia Moenchengladbach, ma siamo lì. E salterà la trasferta di Genova contro la Sampdoria. Probabile che Edin farà uso della mascherina protettiva, ma non in allenamento dove il compagno non è portato a fare l'entrata dura: «In partita quasi certamente la indosserà, può avere anche un effetto psicologico, anche se personalmente non sono molto favorevole perché limita la visione dell'atleta. Sono supporti che un po' proteggono, ma non fa rendere il giocatore al 100%. Nel basket ad esempio è più facile, il calcio è più traumatico».

Che poi Dzeko che a maggior ragione spesso è protagonista di stacchi aerei, potrebbe essere condizionato al rientro: «Infatti si è notato anche domenica dopo l'infortunio che ha avuto difficoltà a saltare. Lui è uno che combatte, un ariete». Ne sa, il dottor Macro, anche perché la partita l'ha vista pure lui, che non nasconde la fede romanista: «Impossibile. Operai anche Antonioli nell'anno dello scudetto...».

Di solito questi sostegni si tengono a vita, «anche se si possono togliere quando si vuole: se si infettano, se si infiammano o se danno particolare fastidio. Farlo a fine carriera? Lo sconsigliamo perché le placche vengono ricoperte dall'osso entro un anno e diventa meno agevole rimuoverle». Ma Edin può fare una risonanza o partire in aereo senza suonare al metal detector. «Si potrà sentire al tatto il rilievo minimo della placca, perché la pelle sotto l'occhio è molto sottile. Esteticamente, invece, non avrà nessuna ripercussione: fra sei mesi le cicatrici saranno completamente nascoste dalle rughe».

La ripresa a Trigoria

Nella stessa partita col Cagliari si era fermato anche Diawara, operato al menisco, e dimesso anche lui nella giornata di ieri. Oggi il guineano inizierà il percorso riabilitativo. Ha cominciato le proprie terapie a Trigoria anche Zappacosta, mentre Lorenzo Pellegrini ha svolto una visita di controllo e ha dato inizio alla fisioterapia, sempre al Fulvio Bernardini.

Nella seduta di ieri mattina Alessandro Florenzi si è limitato a lavorare in palestra e continuerà a farlo per recuperare al meglio dall'influenza. Allenamento personalizzato in palestra anche per Mkhitaryan, mentre hanno svolto lavoro individuale in campo Cetin, Cengiz Ünder e Diego Perotti. Il resto degli uomini a disposizione, eccezion fatta per quelle partiti con le rispettive nazionali, hanno iniziato la seduta in palestra e dopo una fase di attivazione in campo hanno svolto un torello e lavorato sulla tattica.

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