ASCOLTA LA RADIO RADIO  

Ecco come e perché Fonseca si è innamorato di Diawara

Amadou fu il faro del Napoli in quello splendido doppio confronto di Champions contro lo Shakhtar del tecnico portoghese approdato sulla panchina della Roma

Amadou Diawara  in allenamento ai tempi del Bologna, di LaPresse

Amadou Diawara in allenamento ai tempi del Bologna, di LaPresse

28 Giugno 2019 - 08:02

Bisognerà capire la questione del cash quando l'affare sarà ufficiale, presumibilmente entro poco: se saranno 16 più bonus i milioni riconosciuti dalla Roma al Napoli per il suo cartellino o 20 e rotti, come vogliono da quelle parti. E pure lo stipendio: ieri l'incontro con i procuratori che vorrebbero una base di 2 milioni e la Roma che ne offre 1,5. Il punto d'incontro è 1,8. Ma che Amadou Diawara giocherà nella Roma della prossima stagione è un dato da considerare ormai acquisito. Chissà invece quando sarà a disposizione di Fonseca.

Al momento il guineano è occupato con la propria Nazionale nella coppa d'Africa, ma le prime due partite sono andate male: un pareggio 2-2 col Madagascar e una sconfitta di misura con la Nigeria. Domenica la terza e ultima sfida con il Burundi: una sconfitta o un pareggio condannerebbero la Guinea all'immediata eliminazione, altrimenti potrebbe avere ancora chances di rientrare tra le sedici nazioni fortunate (dodici tra prime e seconde, più le quattro migliori terze) che saranno chiamate a giocarsi gli ottavi di finale dal 5 luglio in poi.

L'infortunio di marzo

Non che abbia bisogno di chissà quali ulteriori periodi di vacanza, Amadou, avendo saltato tutta la parte finale della stagione a causa di una frattura rimediata nella rocambolesca sfida di ritorno degli ottavi di finale di Europa League a Salisburgo, con gli austriaci che vincendo 3-1 per poco non ribaltavano lo 0-3 dell'andata. Nel finale di partita, a causa di una tacchettata sul collo del piede, Diawara ha riportato un'infrazione all'osso navicolare del piede destro che di fatto ha determinato la chiusura anticipata della sua stagione.

Ecco perché alla fine ha giocato così poco: dopo le 18 porzioni di partite giocate solo in serie A nella prima stagione al Napoli con Sarri (per un totale di 1037 minuti), alla seconda il numero di presenze è stato lo stesso, ma il minutaggio è sceso a 642. Quest'anno le presenze sono state così solo 13, con un minutaggio lievememente superiore: 661.

Il centrocampista al San Paolo contro Taison dello Shakhta @LaPresse

Rubapalloni e regista

Era arrivato a Napoli nell'estate del 2016 da Bologna soprattutto per la sua fama di rubapalloni: nella sua prima stagione in Italia (2015/16) era stato il giocatore del Bologna ad aver recuperato più palloni (258), posizionandosi tra i centrocampisti al sesto posto assoluto. 91 invece i palloni intercettati, alle spalle solo di Fernando (94), Montolivo (114) e de Roon (132) tra i centrocampisti dell'intera Serie A.

Ma poi con Sarri Amadou ha affinato soprattutto le sue caratteristiche di palleggio, diventando alla fine un accuratissimo regista: fra i centrocampiti con almeno 10 presenze nella Serie A 2018/19, solo Borja Valero (93.7%) ha registrato una percentuale di passaggi riusciti superiore alla sua (92.8%). Alle sue spalle sono finiti giocatori del livello di Pjanic, Briglia, Brozovic e i compagni di squadra Zielinski, Fabian Ruiz e Allan.

Ma dove il guineano ha conquistato la stima di Paulo Fonseca, il neo tecnico della Roma che a quanto pare ha sollecitato il suo acquisto, è stato nel divertentissimo doppio confronto di Champions League che c'è stato tra Napoli e Shakhtar Donetsk nell'edizione culminata peraltro con la semifinale a sorpresa della Roma col Liverpool. Lo Shakhtar di Fonseca è stata una delle più brillanti partecipanti a quel torneo ed eliminò lo splendido Napoli di Sarri dalla competizione in un girone la cui capolista fu alla fine il Manchester City di Guardiola. Fu il gruppo del calcio palleggiato, con tre tecnici accomunati da una solida stima reciproca: il maestro spagnolo del City, il nuovo "mostro" Sarri, e proprio il portoghese dello Shalhtar, Fonseca. A fermare la corsa della squadra ucraina fu la Roma agli ottavi.

Ma nella fase a gironi Sarri e Fonseca si scontrarono due volte. All'andata vinse lo Shakhtar 2-1 (partita inizialmente addirittura dominata dagli ucraini, poi riaperta da Milik su rigore nel finale e infine vissuta sul filo dell'equilibrio, con occasioni decisive sprecate da una parte e dall'altra). Al ritorno finì invece 3-0 per il Napoli, col risultato maturato in ogni caso solo nella parte finale della partita. Il faro di quel Napoli in cabina di regia fu proprio Diawara, essenziale nel suo compito di frangiflutti in fase di non possesso e di non sempre ispiratissimo regista ogni volta che gli azzurri riconquistavano il pallone.

Diawara in azione nella sfida contro il Sassuolo @LaPresse

Ma non segna mai

Se ha un difetto il guineano è forse in fase realizzativa: in quattro stagioni (a Bologna di presenze in serie A ne fece ben 34 nel 2015/2016) ha segnato appena due gol, di cui uno, l'unico in campionato, importantissimo per battere il Chievo l'8 aprile del 2018 all'ultimo secondo di recupero di una sfida assai complicata per il Napoli al San Paolo, impegnato nel testa a testa per lo scudetto con la Juventus. L'altro gol lo ha segnato in Champions League a Manchester, nella sconfitta 2-1 col City. Rari anche gli assist: appena 2 in quattro anni. Il tiro in porta e la rifinitura negli spazi stretti non sono certo il suo forte, ma se c'è da contrastare e da ripulire la prima impostazione è il giocatore adatto a voi. Paulo Fonseca lo ha scelto proprio per questo.

Il calciatore nella sfida al Bernabeu contro il Real Madrid @LaPresse

Sull'ascensore

Quest'anno con Ancelotti era partito bene, con tre presenze nelle prime tre giornate, ma forse ha avuto il demerito/sfortuna di essere stato tra i titolari a Genova con la Sampdoria alla terza giornata, quando arrivò la sconfitta che fece cambiare strada ad Ancelotti. Da quel giorno e fino a Natale avrebbe giocato a fase alterne, una partita in campo e una fuori, una da titolare e una presenza da subentrato. Nel nuovo anno è partito ancora titolare (a gennaio contro la Lazio), poi ha fatto 16 minuti con la Sampdoria, una da titolare con il Sassuolo e infine l'infortunio col Salisburgo che l'ha messo ko. È però un uomo di Coppa: considerando le tre stagioni napoletane ha sommato 11 presenze in due anni di Champions League e 6 in Europa League. L'esperienza non gli manca, insomma. E deve ancora compiere 22 anni.

© RIPRODUZIONE RISERVATA