ASCOLTA LA RADIO RADIO  

Paulo Fonseca, la carriera: le tappe bruciate e i 7 titoli in 3 anni in Ucraina

Il profilo dell'allenatore più vicino alla panchina giallorossa: Male con il Porto, poi la vendetta. Lo Shakhtar, vittorie e attenzione dei big

, di LaPresse

, di LaPresse

05 Giugno 2019 - 07:00

Famosa soprattutto per la produzione di anacardi e tabacco, la provincia di Nampula (Mozambico) il 5 marzo del 1973 ha dato i natali a Paulo Alexandre Rodrigues Fonseca, nome caldissimo per la panchina della Roma. Il 25 aprile dell'anno successivo, il tecnico lusitano si è trasferito in Portogallo. A Barreiro, paese della penisola di Setubal che è diventato città solamente dieci anni dopo il suo arrivo, ha iniziato ad appassionarsi al calcio, facendo il suo debutto tra i professionisti nella quadra locale della Barreirense nel 1991. Nel 2005 (a 32 anni) ha chiuso una dignitosa carriera da difensore con l'Estrela Amadora (72 presenze e 4 gol), dopo aver vestito in quattordici stagioni anche le maglie di Porto (0 presenze), Leça (22 presenze), Belenenses (27 presenze e 1 gol), Maritimo (31 presenze e 2 gol) e Vitória Guimarães (6 presenze). Grande fan degli U2 (il suo ex compagno di squadra Marinho ha raccontato di avergli comprato i biglietti per il concerto ad Alvalade del 2005 come regalo d'addio), "Zorro" ha sviluppato sin da calciatore una certa passione per la tattica, evidenziando ben presto le stimmate di un allenatore importante. Il primo ad accorgersene è stato il presidente dell'Estrela che lo ha voluto sulla panchina delle giovanili subito dopo il suo addio al calcio, concedendogli due anni di apprendistato importanti.

I primi passi e il grande salto

Dopo una stagione nel 1° de Dezembro e una nell'Odivelas, nel 2009 Fonseca si trasferisce nel Pinhalnovense, dove con il suo 4-2-3-1 fondato su possesso palla e gioco offensivo, la stagione successiva si è fatto conoscere raggiungendo i quarti di finale della Coppa di Portogallo e arrendendosi solo all'ultimo al cospetto del Porto (doppietta di Hulk al 77' e al 91'). Un traguardo storico per il piccolo club che consente al giovane allenatore di fare il salto dalla II Divisão Zona Sul (l'equivalente della Serie C) alla Serie B portoghese per guidare il Desportivo Aves. Tra i giocatori allenati nella stagione 2011-12 c'è anche Amaury Bischoff, che tre anni prima aveva militato nell'Arsenal. «Per come cura la tattica e come lavora con i giovani è simile a Wenger», ha detto il centrocampista a zerozero.pt nel 2013. L'anno successivo, la chiamata dalla Primeira Liga. Con il Paços de Ferreira fa subito bingo, centrando il terzo posto dietro al Porto e al Benfica (perdendo solo quattro gare in campionato) e raggiungendo la semifinale di Coppa del Portogallo. Un cammino importante che il 10 giugno del 2013 lo conduce sulla panchina del Porto. Iniziata con la vittoria in Supercoppa di Portogallo, l'avventura si è conclusa il 5 marzo dopo una serie di quattro partite consecutive senza vittorie. Dopo una nuova parentesi al Paços, nel 2015 accetta la corte dello Sporting Braga e a fine stagione riuscirà a consumare la propria vendetta, vincendo la Coppa di Portogallo ai rigori proprio contro il Porto.

I magnifici sette

In quell'anno, incrocia la sua futura squadra in Europa League. Dopo averlo eliminato ai quarti lo Shakhtar Donetsk gli affida la difficile eredità di Mircea Lucescu. In tre anni, conquista ben sette titoli (tre campionati, tre Coppe di Ucraina e una Supercoppa d'Ucraina), meritandosi le attenzioni di grandi club europei, Roma in primis. Il suo modulo preferito è il 4-2-3-1, che ultimamente abbiamo visto spesso dalle nostre parti, con uno dei due mediani chiamato ad abbassarsi per far iniziare l'azione e i trequartisti esterni spesso utilizzati a piedi invertiti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA