ASCOLTA LA RADIO RADIO  

Chievo-Roma: l'omaggio a Lando riscalda il Bentegodi

La curva, quella di stanza per un giorno nel profondo Nord, non ha fatto cessare per un minuto il suo sostegno vocale agli uomini di Di Francesco

11 Dicembre 2017 - 09:30

È stato un tifo a segno. Se la Roma è rimasta a secco di gol, per la prima volta in trasferta dopo un anno, i suoi tifosi hanno fatto il pieno, scaldando l'aria gelida di Verona con i colori e le voci della passione. Il Bentegodi è stato invaso dagli ultrasuoni. Suoni di ultras. Suoni di Roma. Suoni che hanno fatto riecheggiare anche le note di un cantore della Roma e di Roma, l'indimenticato Lando Fiorini, celebrato con uno striscione che riportava una strofa di quell'inno che scrisse nel 1977, anno storico per la squadra come per la sua curva: «Semo romani, ma romanisti de più. Ciao Lando».

Eppure la voglia di cantare era iniziata presto. Fin dalle prime ore del mattino, quando l'orario poco consueto (e poco consono) a una partita di calcio ha costretto gli oltre duemila temerari arrivati dalla Capitale a sostare in fila davanti ai cancelli dello stadio veronese. È nel piazzale antistante l'impianto del Bentegodi che sono partiti i primi cori, a scaldare un ambiente gelido da ogni punto di vista.

C'era aria di neve nella città di Romeo e Giulietta. I fiocchi hanno risparmiato la partita, arrivando soltanto a pomeriggio inoltrato. Ma è stata la Roma ad andare in bianco. Tanti tentativi infranti sulla strenua resistenza alzata da Sorrentino e dalla difesa a sua protezione. La curva invece, quella di stanza per un giorno nel profondo Nord, non ha fatto cessare per un minuto il suo sostegno vocale agli uomini di Di Francesco. Fin dal riscaldamento prepartita della squadra, accompagnato da quel refrain ritmato che ormai è un inno di battaglia della Sud, che si trovi in casa o in trasferta: «Voglio solo star con te, voglio vincere e cantar per te». Senza dimenticare, al momento dell'ingresso in campo per l'inizio vero e proprio della partita, l'inno storico, che «quando si alzerà tutto il mondo tremerà». E in effetti la Verona versione clivense, poco beat e molto quieta rispetto a quella "Hellas", ha i brividi nell'assistere a quel crescendo di incitamento canoro tutto giallorosso. Senza tregua. Senza condizionamenti da gioco o risultato. Come ai bei tempi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA