AS Roma

Vince il Cagliari, si arrende la Roma più brutta

Gara molto muscolare, quasi tutti i contrasti ai rossoblù. Dopo un primo tempo con un solo tiro viene espulso Celik. E poi si smobilita: la decide Gaetano

(MANCINI)

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
08 Dicembre 2025 - 06:00

Brutto stop, stavolta. Pessima sconfitta, questa di Cagliari, la quinta da inizio campionato. Ed è un deciso passo indietro nella classifica e nel percorso di Gasperini alla guida della Roma, viste le prime della classifica ormai in fuga e la densità di squadre in lotta per i primi posti. Alla Unipol Domus è finita 1-0 per i padroni di casa, con gol di Gaetano a 8 minuti dalla fine, quando ormai la Roma sperava di portare a casa il pareggio nonostante la prestazione insufficiente e l’inferiorità numerica arrivata all’inizio del secondo tempo, dopo revisione al Var che ha trasformato il rigore, inizialmente concesso per il fallo di Celik su Folorunsho, in punizione dal limite e conseguente rosso per il turco. Lì la gara da brutta e spezzettata, ma equilibrata, è diventata quasi a senso unico, col Cagliari a spingere con il vento alle spalle nell’entusiasmo crescente di uno stadio che non vedeva la sua squadra vincere da mesi (13 settembre in casa, 19 settembre in assoluto). E quando Gaetano ha sfruttato un altro buco di Ghilardi (che era entrato nel tentativo di tamponare i buchi di Tsimikas) e ha battuto Svilar (che da solo stava tenendo in partita la Roma) la festa è esplosa. E negli ultimi minuti c’è stato spazio solo per qualche focolaio di rissa tenuto a fatica da un arbitro, Zufferli, che è apparso incerto in qualche episodio periferico, ma sostanzialmente equo nelle questioni rilevanti, aiutato magari anche dal Var. Deprecabile invece il comportamento di Folorunsho: solitamente sul campo se ne fanno e se ne dicono tante, ma augurare la morte alla madre di un avversario (nello specifico, Hermoso) è forse troppo.

Che la partita fosse difficile e il Cagliari un avversario tosto lo si poteva peraltro immaginare. Nella sfida di duelli individuali quando affronti giocatori di struttura e “tigna” è sempre più complicato venir fuori puliti e ogni partita della Roma, anzi ogni partita di una squadra di Gasperini, è difficile che venga fuori pulita, a meno che la squadra avversaria non abbandoni la “tenzone” prematuramente. Il Cagliari non l’ha fatto e la sfida è diventata presto rusticana. Questi gli accoppiamenti tattici nel confronto tra il 3421 della Roma e il 352 dei padroni di casa, scivolati un po’ verso destra nella fase di possesso tanto da far spesso sembrare 442 il modulo scelto, con Zappa terzino destro e Palestra più alto. Gasp aveva deciso di prenderli così: sui tre di difesa Zappa, Luperto e Rodriguez ha mandato rispettivamente Pellegrini, Baldanzi e Soulé, il tridente designato con l’ex Empoli preferito a Dybala e Ferguson, inizialmente in panchina, Palestra e Obert sono andati a duellare con Tsimikas (titolare per forza, dopo il forfait di Wesley) e Celik (molto impreciso), in mezzo Koné se l’è vista con Adopo (e non sempre con la dovuta attenzione), Cristante si è diviso su Deiola e a volte ha tamponato Folorunsho, su cui però doveva uscire Mancini, visto che le due punte Sebastiano Esposito e Borrelli venivano controllati da Hermoso e Ndicka. E approfittando del consueto periodo di ambientamento iniziale della Roma, il Cagliari si è reso presto pericoloso sfondando due volte a sinistra: al 6’ Folorunsho ha premiato una sovrapposizione interna di Obert, con conseguente cross basso all’indietro per Adopo che però non ha calciato subito e ha cincischiato troppo, finendo per farsi deviare in corner la conclusione. Subito dopo, sul rinvio di Caprile, Ndicka leggermente sbilanciato da Borrelli è scivolato lasciando campo aperto all’avversario, che però ha controllato troppo lentamente e ha consentito allo stesso Ndicka di recuperare miracolosamente in scivolata. All’11’ c’è stato un bel tacco di Soulé per Baldanzi che in area ha finto di allargarsi sul destro e poi ha calciato dritto, trovando però l’inevitabile scudo della difesa sulla traiettoria. Al 23’ ancora Folorunsho in area, negligentemente dimenticato da Mancini, ha colpito piano di testa su Svilar sfruttando male un ottimo cross di sinistro dell’interessante Palestra, uno che ha studiato da bimbo all’università di Gasperini. Al 27’ un’incertezza di Tsimikas in diagonale profonda difensiva su Palestra ha consentito all’avversario di arrivare prima sul pallone per servire Esposito sulla destra, immediato il gran tiro, sicura l’opposizione di Svilar. Subito dopo è stato Koné a vanificare un’occasione stoppando male un pallone recuperato in pressione alta: avrebbe potuto battere a rete dal limite senza opposizione. Al 29’ uno scambio tra Celik e Soulé ha aperto un varco nella difesa del Cagliari, ma poi il turco ha avuto un rimpallo sfavorevole.  E dopo alcune fase di gioco sconnesse, casuali e sin troppo muscolari, prima della pausa Koné ha recuperato un pallone vagante sulla trequarti e ha condotto una transizione molto favorevole interrotta da Luperto in scivolata mentre il pallone sembrava destinato a Pellegrini lanciato a rete: mezzo miracolo del difensore, aiutato però anche dalla approssimativa trasmissione del pallone del francese. Peccato. 

La ripresa è cominciata con gli stessi giocatori, ma presto la situazione è cambiata. Dopo un paio di mezze occasioni (punizione laterale molto generosamente concessa e deviata sottoporta da Palestra su Svilar, e combinazione Baldanzi-Pellegrini con destro finale un po’ moscio), al 4’ è arrivato l’episodio decisivo: Folorunsho ha approfittato di un rimbalzo favorevole per lasciare sul posto a centrocampo Koné e infilarsi in area nel varco lasciato da Mancini e Celik, ma con un’ancata il turco l’ha steso e Zufferli ha immediatamente indicato il dischetto, salvo poi essere richiamato al Var da Guida: e lì le speranze dei romanisti si sono divise tra chi semplicemente si augurava la revisione con riposizionamento dell’intervento fuori area e chi invece, intuendo la diversa portata della conseguenza (rosso, in quel caso, per l’autore del fallo) si è augurato che Zufferli avesse visto bene, per confidare poi in Svilar. E invece il contrasto è avvenuto fuori e a quel punto si è configurato il cosiddetto fallo per Dogso, la chiara occasione da rete (l’acronimo è in inglese), con punizione, poi calciata su Svilar, e espulsione di Celik. Gasp ha provato ad attenuare le conseguenze della decisione inserendo Rensch per Baldanzi, con sistemazione del modulo di gioco a 342, con gli attaccanti chiamati stavolta a pressare in due la linea difensiva di tre. Ma in questi casi la filosofia gasperiniana salta sempre un po’, perché dalla mancata copertura individuale di un uomo nella prima impostazione discende sempre a catena qualche lassità in marcatura anche più avanti, così mentre la squadra si assesta per difendere quasi a zona si sfilacciano i meccanismi. Così al 14’, ad esempio, il mobilissimo Sebastiano Esposito (altro nobile rappresentante della famiglia cui fanno parte anche Pio dell’Inter e Salvatore dello Spezia) ha servito Obert che è entrato in area e con una giravolta ha lasciato sul posto Cristante e Ndicka, prima dell’uscita salvifica di Svilar. Al 17’ Gasp è intervenuto di nuovo cambiando l’attacco (Ferguson e Dybala per Soulé e Pellegrini) e dando respiro a Cristante (dentro El Aynaoui). E proprio sui piedi di Ferguson è arrivata l’unica occasione potenziale del secondo tempo, con un uno contro uno inizialmente vinto, ma poi perso, dall’irlandese lanciato a rete. Subito dopo Svilar ha salvato ancora su Folorunsho, e poi Pisacane ha cambiato faccia alla squadra togliendo un difensore, Zappa, e un attaccante, Borrelli, per passare a un 4321 con Prati in cabina di regia e Gaetano con Folorunsho alle spalle di Esposito.

Lo strapotere di Palestra sulla fascia destra ha portato anche Gasperini a rivedere la marcatura, ma la mossa si è rivelata sbagliata: Ghilardi, messo in campo al posto di Tsimikas, ha sofferto anche di più sull’avversario che già al 31’ ha sfiorato il gol. Al 35’ Gasp ha invertito Rensch e Ghilardi, ma l’ex veronese è andato in maldestra marcatura di Gaetano su un corner al 37’ e si è fatto scavalcare dalla parabola che invece Gaetano ha controllato di petto e scaraventato di destro in porta, passando tra le gambe di El Aynaoui. Al 90’ Hermoso ha cercato di limitare le sceneggiate a perder tempo degli avversari rubando un pallone che Palestra stava facendo scivolare fuori dal campo e ne è nato un parapiglia che ha fermato il gioco per un paio di minuti. Nel recupero poi Ndicka si è trasformato in centravanti, ma non è arrivata neanche una palla giocabile e la partita è finita così, nel tripudio dei cagliaritani e nell’amarezza dei 400 romanisti confinati nel formaggino della Unipol Domus. 

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