Cremonese, cancellare le storie tese
Il 28 febbraio 2023 un ko con polemiche complicò la corsa Champions. Domani ci si gioca la vetta
(GETTY IMAGES)
Di nuovo a Cremona, allo Stadio Zini, 999 giorni dopo l’ultima volta. Che risale al 28 febbraio 2023, in una gara purtroppo difficile da dimenticare non soltanto per quanto accaduto in campo, ma anche per gli stracci volati a bordocampo. La Roma di Mourinho perse 2-1, bissando il ko casalingo in Coppa Italia di un mese prima e permettendo ai grigiorossi (poi retrocessi) di ottenere la loro prima vittoria in quel campionato. Quella sconfitta fu una sorta di pietra tombale alla rincorsa a un piazzamento in Champions League tramite il campionato: ci fu la possibilità di raggiungerlo sollevando l’Europa League a Budapest, ma sappiamo tutti come sono andate le cose. Due anni e mezzo dopo, la Roma torna a Cremona per esorcizzare una volta per tutte quei fantasmi: la squadra di Gasperini, prima in classifica assieme all’Inter, spera di centrare la settima vittoria su otto trasferte in stagione, con l’auspicio che dal derby di Milano arrivino buone notizie. Dopo essere rientrati dalle due soste precedenti con altrettante sconfitte (Torino a settembre e Inter a ottobre), i giallorossi si trovano di fronte una squadra reduce da un ottimo inizio di campionato: Nicola e i suoi hanno perso soltanto tre partite (proprio come la Roma) e hanno raccolto finora 14 punti, un bottino niente male per un gruppo che ambisce alla salvezza. Ne è passata per entrambe, di acqua sotto ai ponti, rispetto a quel giorno di febbraio del 2023: sembra passata una vita, e per certi versi è proprio così.
Il precedente
La Roma era reduce dalla rimonta sul Red Bull Salisburgo che le aveva permesso di accedere agli ottavi di Europa League. Si trovò subito sotto a causa del gol di Tsadjout e faticò non poco a tornare in partita. Quando, al 70’, Spinazzola firmò l’1-1, sembrava potesse esserci tempo per completare la rimonta con il sorpasso, ma all’83’ un fallo di Rui Patricio su Okereke regalò a Ciofani il rigore del 2-1. Sono ben pochi i superstiti di quella Roma: non c’è più Mourinho (e fa un certo effetto pensare che da allora siano venuti altri quattro tecnici dopo di lui), né Ibañez, Zalewski, Wijnaldum, Belotti. Di quell’undici titolare, soltanto quattro militano ancora nella Roma: i senatori Mancini, Cristante e Pellegrini, oltre a Paulo Dybala, che però domani non sarà del match causa infortunio. Dalla panchina (dove sedeva Svilar) subentrò El Shaarawy, altro calciatore ancora in giallorosso. Per il resto, tutto è cambiato, dirigenza compresa. La partita entrò negli annali anche per la lite tra Mourinho e il quarto uomo, Marco Serra: l’ufficiale ebbe un comportamento deplorevole, rivolgendo allo “Special One” parole offensive. «Ti stanno prendendo per il c...o tutti, vai a casa», si lesse dal labiale. José denunciò la cosa davanti alle telecamere, ma nel frattempo venne espulso. Serra fu deferito, il luglio seguente addirittura dismesso. «Non per la lite con Mou - dirà il designatore Rocchi - ma per motivi tecnici». Quella sconfitta, però, ebbe un peso specifico enorme nel prosieguo del campionato giallorosso. Domani Pellegrini e compagni avranno la possibilità di affrontare e - auspicabilmente - di scacciare i fantasmi del passato: in palio c’è la vetta della classifica, un obiettivo che appariva assolutamente fantascientifico anche solo qualche mese fa.
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