AS Roma

Parla Gasperini: "È giusto sognare"

Il tecnico giallorosso: "Siamo partiti bene, speriamo anche di avere un bel risveglio. Che bello passare al Colosseo"

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
13 Novembre 2025 - 06:00

Gasperini arriva col suo sorriso disteso all’ora di cena nella casa di milioni di italiani: «Lo scudetto? Abbiamo fatto sicuramente un ottimo lavoro all’inizio e adesso stiamo raccogliendo buoni frutti, però siamo consapevoli della difficoltà del campionato. Poi sognare sono liberi tutti quanti, speriamo che il risveglio sia positivo». Al telegiornale delle otto, tra un’intervista a Lucio Corsi e i cinque minuti di Bruno Vespa ecco il faccione dell’allenatore capolista che in qualche modo accarezza il sogno proibito dei tifosi. E con loro il rapporto cresce giorno dopo giorno: «Col tempo - conferma Gasp - ci si conquista l’uno con l’altro, ci si conosce soprattutto, e ci si apprezza sempre di più. Non è una cosa che si può ottenere così, baciando la maglia, o andando sotto la curva». La curva per ora è quella dell’Olimpico, presto i gol potrebbero essere festeggiati nel nuovo stadio: «Questo sarebbe un bel regalo da parte della società e della proprietà,  ho visto il progetto ed è meraviglioso. Questa è una società che ha voglia di investire, ha voglia di fare lo stadio, e migliorare la squadra». Nel frattempo si gode Roma e il suo cibo: «Devo stare un po’ attento, perché è una cucina molto importante. Una cosa che mi piace tanto è che la mattina esco sempre molto presto per andare a Trigoria, a un certo punto mi trovo il Colosseo davanti è un bel modo di iniziare la giornata».

L’intervista al Tg1 è comunque il segnale che qualcosa si sta muovendo nelle gerarchie del calcio italiano e che la Roma sta assumendo piano piano un ruolo che nessuno le aveva attribuito ad inizio stagione, quello di possibile guastafeste rispetto alle gerarchie immaginate quest’anno. Per ora è questo, non altro. Non è lecito - almeno razionalmente: i tifosi, come ha detto lui, è giusto che sognino ciò che vogliono - immaginare che la Roma possa restare lassù per un tempo indeterminato, sufficiente comunque per trovarsi magari ad un paio di mesi dal termine del campionato a questionare sulle sue reali possibilità di vittoria. È giusto pensare semmai che queste prime undici partite abbiamo proiettato la squadra tre punti sopra il quinto posto. Ma l’attestazione del Tg1 - implicita, nella scelta di mandare in onda nel telegiornale più visto d’Italia, con una media di 4,6 milioni di telespettatori ogni sera - è comunque un riconoscimento alla serietà del lavoro svolto in questi mesi, dall’accordo trovato il 29 maggio a Firenze, che peraltro ha resistito all’improvviso e successivo inserimento della Juventus (la società nella quale Gasperini aveva cominciato ad allenare nel 1994 e nella quale sarebbe tornato volentieri, se non avesse dato la sua parola a Friedkin e Ranieri), e che è stato poi firmato nei giorni seguenti, alla vittoria sull’Udinese, che ha portato la squadra giallorossa in vetta all’undicesima giornata di campionato, dodici anni dopo l’ultima volta. La Roma c’è, insomma, e gran parte del merito va al tecnico che ha ereditato la squadra da Ranieri e dopo averla stravolta - perché tra i due modelli tattici non c’è alcuna somiglianza, se non nei numerini del sistema di gioco - ne ha ulteriormente esaltate le potenzialità.
La parte visibile del suo lavoro è quella che emerge nelle partite, la parte invisibile è la maniacalità con cui segue ogni giorno ogni vicenda che riguarda la squadra e il club, dalla programmazione del settore giovanile (in rapporto ai giocatori che potrebbero un giorno tornargli utili) alle questioni mediche, dagli sviluppi di mercato (lui che non impone i giocatori da acquistare, ma casomai sceglie tra quelli proposti) allo studio personale degli avversari che si dovranno affrontare in coppa e in campionato. That’s Gasperini.

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