Parla Gasperini: "È giusto sognare"
Il tecnico giallorosso: "Siamo partiti bene, speriamo anche di avere un bel risveglio. Che bello passare al Colosseo"
(GETTY IMAGES)
Gasperini arriva col suo sorriso disteso all’ora di cena nella casa di milioni di italiani: «Lo scudetto? Abbiamo fatto sicuramente un ottimo lavoro all’inizio e adesso stiamo raccogliendo buoni frutti, però siamo consapevoli della difficoltà del campionato. Poi sognare sono liberi tutti quanti, speriamo che il risveglio sia positivo». Al telegiornale delle otto, tra un’intervista a Lucio Corsi e i cinque minuti di Bruno Vespa ecco il faccione dell’allenatore capolista che in qualche modo accarezza il sogno proibito dei tifosi. E con loro il rapporto cresce giorno dopo giorno: «Col tempo - conferma Gasp - ci si conquista l’uno con l’altro, ci si conosce soprattutto, e ci si apprezza sempre di più. Non è una cosa che si può ottenere così, baciando la maglia, o andando sotto la curva». La curva per ora è quella dell’Olimpico, presto i gol potrebbero essere festeggiati nel nuovo stadio: «Questo sarebbe un bel regalo da parte della società e della proprietà, ho visto il progetto ed è meraviglioso. Questa è una società che ha voglia di investire, ha voglia di fare lo stadio, e migliorare la squadra». Nel frattempo si gode Roma e il suo cibo: «Devo stare un po’ attento, perché è una cucina molto importante. Una cosa che mi piace tanto è che la mattina esco sempre molto presto per andare a Trigoria, a un certo punto mi trovo il Colosseo davanti è un bel modo di iniziare la giornata».
L’intervista al Tg1 è comunque il segnale che qualcosa si sta muovendo nelle gerarchie del calcio italiano e che la Roma sta assumendo piano piano un ruolo che nessuno le aveva attribuito ad inizio stagione, quello di possibile guastafeste rispetto alle gerarchie immaginate quest’anno. Per ora è questo, non altro. Non è lecito - almeno razionalmente: i tifosi, come ha detto lui, è giusto che sognino ciò che vogliono - immaginare che la Roma possa restare lassù per un tempo indeterminato, sufficiente comunque per trovarsi magari ad un paio di mesi dal termine del campionato a questionare sulle sue reali possibilità di vittoria. È giusto pensare semmai che queste prime undici partite abbiamo proiettato la squadra tre punti sopra il quinto posto. Ma l’attestazione del Tg1 - implicita, nella scelta di mandare in onda nel telegiornale più visto d’Italia, con una media di 4,6 milioni di telespettatori ogni sera - è comunque un riconoscimento alla serietà del lavoro svolto in questi mesi, dall’accordo trovato il 29 maggio a Firenze, che peraltro ha resistito all’improvviso e successivo inserimento della Juventus (la società nella quale Gasperini aveva cominciato ad allenare nel 1994 e nella quale sarebbe tornato volentieri, se non avesse dato la sua parola a Friedkin e Ranieri), e che è stato poi firmato nei giorni seguenti, alla vittoria sull’Udinese, che ha portato la squadra giallorossa in vetta all’undicesima giornata di campionato, dodici anni dopo l’ultima volta. La Roma c’è, insomma, e gran parte del merito va al tecnico che ha ereditato la squadra da Ranieri e dopo averla stravolta - perché tra i due modelli tattici non c’è alcuna somiglianza, se non nei numerini del sistema di gioco - ne ha ulteriormente esaltate le potenzialità.
La parte visibile del suo lavoro è quella che emerge nelle partite, la parte invisibile è la maniacalità con cui segue ogni giorno ogni vicenda che riguarda la squadra e il club, dalla programmazione del settore giovanile (in rapporto ai giocatori che potrebbero un giorno tornargli utili) alle questioni mediche, dagli sviluppi di mercato (lui che non impone i giocatori da acquistare, ma casomai sceglie tra quelli proposti) allo studio personale degli avversari che si dovranno affrontare in coppa e in campionato. That’s Gasperini.
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