Quel che resta del sogno lo capiremo con il Parma
Bisogna rompere il tabù casalingo per continuare la corsa in testa. Finora c’è stata una sola vittoria corsara su 30 precedenti. La Roma ha i favori del pronostico
(GETTY IMAGES)
Il più esperto allenatore della Serie A cerca col più giovane una consacrazione che dopo nove giornate comincerebbe a rimbombare nell’ampolloso salotto della Serie A, quello a cui la Roma non è invitata da anni. Vuole entrarci con i petardi, Gasperini, in quel circolo. Perché, diciamocelo: nessuno avrebbe mai potuto immaginare che dopo nove giornate la Roma avrebbe potuto guardare tutti dall’alto (al fianco del Napoli campione d’Italia, che ieri sera ha espugnato il Via del Mare di Lecce come da pronostico) eppure nessuno al momento percepisce l’evento come fosse la realizzazione di chissà quale miracolo. Anzi, si guarda con rimpianto ai punti buttati col Torino e con l’Inter e si comincia pure a pensare con ambizione al confronto col Milan di domenica sera, primo vero confronto al vertice per la Roma da diversi anni in qua, quanto meno a campionato inoltrato. Questo significa che la Roma si può considerare tra le candidate allo scudetto? No. Chiunque lo pensi è in malafede o colto da sfrenato ottimismo.
Razionalmente, si è semplicemente autorizzati a pensare che la squadra ammirata a Reggio Emilia, a Firenze e per ottanta minuti su novanta con l’Inter sia tosta e quadrata e finché gli avversari non si esprimono al cento per cento si può pensare di poter fermare chiunque. Ma la continuità di rendimento e risultati che dovrebbe inevitabilmente caratterizzare il cammino delle squadre che arrivano prima di tutte le altre a fine stagione, quella sembra una chimera al momento per un gruppo che sembrava affastellato in fretta e male e con un allenatore nuovo e poco avvezzo alle prassi romane (che sia questo il suo segreto...). In più c’è il tabù Olimpico: due sconfitte su quattro esibizioni (che diventano quattro su sei includendo l’Europa League) sono un fardello troppo pesante da sopportare: urge liberarsene.
L’unica salvezza a pensieri tanto stranianti è la quotidianità: è dar fondo oggi alle possibilità di oggi, senza pensare a ieri tantomeno a domani. E oggi c’è di fronte per l’appunto il Parma di Cuesta (calcio d’inizio ore 18,30, telecronaca a scelta tra Sky e Dazn, radiocronaca obbligatoria su Radio Romanista), l’uomo scelto dalla proprietà americana della città ducale (al posto di Daniele De Rossi, peraltro, dato questa estate in trattative avanzatissime con il club e poi bruciato sul filo di lana), uno spagnolo di appena trent’anni che piace per le idee piuttosto avanguardiste unite ad una praticità tutta emiliana che oggi potrebbe concretizzarsi in un 442 a linee basse (già visto nel secondo tempo col Como) per tamponare e ripartire, e non ci stupiremmo se ricorresse ancora al 352 con cui ha affrontato tutte le squadre finora. Anzi, tatticamente sembrerebbe questo il vestito più adatto per contrapporti alla Roma.
I bookmakers se ne fregano della tattica e danno un ampio margine di vantaggio alla squadra di Gasp: 1,50 la quota per la vittoria casalinga, 4 per il pareggio, 7 per il blitz corsaro. Anche la tradizione è fortemente positiva per la Roma: su 30 precedenti casalinghi. 22 sono state le vittorie, 7 i pareggi e una solo la (storica) sconfitta, 13 aprile 1997, ai tempi del Parma non ancora cotto di Tanzi, con Ancelotti in panchina e gente come Buffon, Thuram, Cannavaro, Sensini, Crippa e Crespo in campo. Quel Parma sfiorò lo scudetto, battuta solo dalla Juve. Oggi è tutta un’altra storia.
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