La disfatta che non ti aspetti: Roma ko, 2-1 del Viktoria Plzen
I giallorossi regalano il 1’ tempo e vanno sotto di 2. Nella ripresa Dybala dimezza lo svantaggio, ma non basta
(GETTY IMAGES)
Nella sera in cui sembrava maturo il tempo per la prima netta affermazione all’Olimpico, necessaria per imprimere la spinta decisiva per la Fase Campionato dell’Europa League, arriva la disfatta che non ti aspetti, non tanto per la dimensione numerica del risultato, 1-2, quanto per il valore assoluto dell’avversaria, una discreta squadra ceca, quarta nella loro Liga, non certo lo spauracchio del gruppo, anche se adesso la classifica li vede avanti di quattro punti, dai loro 7 ai 3 che ha sommato la Roma finora, dopo l’esordio vincente con il Nizza in trasferta e dopo i due capitomboli consecutivi con Lille e, ieri, il Viktoria Plzen. Meglio non guardarla la classifica, oggi: i giallorossi pascolano nelle ultime posizioni (appena sette squadre, su 36, stanno peggio), il Midtyjlland (prossimo avversario all’Olimpico tra le due trasferte di Glasgow) è invece primo a punteggio pieno, come lo Sporting Braga. Nuvoloni neri si addensano all’orizzonte europeo della Roma.
Inevitabile, dopo la brutta figura di ieri e dopo quel primo tempo, un continuo di errori, superficialità, disattenzioni, distrazioni, con una frequenza tale da far dimenticare ogni buon proposito derivato dalla prova gagliarda con l’Inter. L’orrore tecnico si spiega plasticamente con due azioni, su altrettanti rilanci dei portieri: dopo 39 secondi Svilar ha trovato Dovbyk sulla trequarti di un Viktoria non ancora tatticamente assestato, il buon controllo dell’ucraino (nessuno può saperlo sul momento, ma resterà l’unica cosa buona della sua partita) gli ha consentito di puntare direttamente la porta tagliando fuori il suo avversario, Spacil, con davanti un solo altro difensore, Jemelka, preoccupato però anche dell’arrivo largo di Dybala, e dunque incerto tanto da lasciare a Dovbyk uno spazio centrale da occupare facilmente, fino al tiro scoccato all’interno della lunetta del limite dell’area: ma la conclusione, forte ma centrale, si è spenta subito tra le mani di Jedlicka. Qualche minuto più tardi, al 20’, uno stesso rinvio lungo, stavolta proprio di Jedlicka, ha trovato altri due giocatori impegnati a duello: l’inesperto Ziolkowski, messo in campo un po’ a sorpresa e forse incautamente da Gasperini, e il 22enne ghanese Adu, con il giovane polacco che ha cercato di aggrapparsi all’avversario con un’inutile aggressività, perdendo contatto con il terreno e scivolando, e dunque lasciando spazio all’africano che si è involato fino alla porta di Svilar e l’ha battuto con un bel destro a giro, dal basso verso l’alto. Neanche centocinquanta secondi dopo, ancora Ziolkowski, stavolta in un eccesso di cautela, ha messo in fallo laterale un lancio lungo dalla difesa ceca, e, riconquistata la rimessa, Wesley ha rinviato senza criterio, regalando il pallone a Dweh che l’ha girato dalla parte opposta a Souaré che l’ha controllato portandoselo avanti con il sinistro prima di scoccare un esterno collo di inaudita potenza che ha terminato la sua corsa all’angolino più lontano per Svilar, impallinato per la seconda volta. Incredibile a dirsi, ma niente di esagerato. Perché in quei primi venti minuti si è visto solo il Viktoria in campo, mentre i giocatori scelti da Gasperini quattro giorni dopo la buona prestazione con l’Inter sembravano voler fare a gara a chi sbagliava di più. Appena tre i cambi: dietro Ziolkowski (esperimento subito abortito) al posto di Ndicka con Mancini ed Hermoso, in mezzo El Aynaoui al posto di Cristante per affiancare Koné, con Celik e Wesley confermati sulle fasce, davanti Dovbyk al posto di Pellegrini, stavolta con Soulé e Dybala alle spalle. Ad appesantire la manovra, un’incredibile serie di errori tecnici, un po’ come nei primi dieci minuti con l’Inter. Di fronte, il nuovo tecnico Hysky, che dopo aver strappato alla Roma la qualificazione alla semifinale di Coppa Uefa quasi trent’anni fa con lo Slavia Praga di Vavra si è preso la soddisfazione anche di venire a vincere qui da allenatore, ha presentato uno schieramento alla Gasperini, con dieci marcature individuali frutto, secondo quello che ha detto poi a fine partita, non di una estemporanea strategia di gara, ma di una precisa filosofia tattica evidentemente molto simile a quella dell’allenatore della Roma. E la maggior serenità, e anche quel pizzico di migliore lucidità tecnica nei disimpegni, ha favorito il controllo della gara degli ospiti, per lo scorno dei tifosi giallorossi, inizialmente muti come la curva in sciopero, e poi sconcertati per l’indegno spettacolo offerto dalla squadra. Citando a memoria, ricordiamo un pessimo disimpegno di Hermoso a scatenare una transizione bloccata per una posizione di fuorigioco, un dribbling mancato goffamente da Soulé a favorire una ripartenza veloce culminata con un sinistro al volo fuori misura, un uno contro uno in cui Mancini se l’è cavata con molto mestiere con Durosinmi (l’attaccante nigeriano 2003 che nella serata è stato persino oscurato da alcuni dei suoi compagni di squadra) e tanti altri errori tecnici (con passaggi sbagliati) e tattici (con smarcamenti fuori tempo o trasmissioni fuori posizione). Alla mezz’ora, Gasperini infuriato ha richiamato fuori Ziolkowski e ha mandato in campo El Shaarawy, abbassando Celik da braccetto e rilanciando il Faraone nel suo vecchio ruolo di esterno a tutta fascia. La Roma ha provato a rialzarsi con iniziative estemporanee e poco convinte, con un sinistro di Wesley deviato in corner, un tentativo di Soulé sul calcio d’angolo di Dybala finito alto e un velleitario tentativo di El Shaarawy a cercare un inguardabile Dovbyk.
Al rientro in campo, la Roma si è presentata con un Pisilli in più e un Koné in meno, fiaccato da un brutto colpo alla caviglia rimediato a fine primo tempo senza che l’arbitro turco ritenesse di dover sanzionare Cerv, autore dell’entrataccia. Al 6’ Dybala ha servito El Shaarawy che ci ha provato col suo destro a giro, costringendo Jedlicka al suo primo vero intervento della serata, sul successivo controcross di Wesley Pisilli ha preso il tempo a tutti staccando di testa, ma la sua deviazione è stata respinta con un braccio inusualmente largo di Janelka, per l’inevitabile rigore sancito dal Var: puntuale, sul dischetto si è presentato Dybala che, come da manuale, ha atteso la prima mossa del portiere prima di batterlo dalla parte opposta, spiazzandolo, con tanti saluti agli impacci di Dovbyk e Soulé della partita precedente. Per la prima volta nella serata, si sono quindi aperti squarci di sereno dentro una serata buia e nuvolosa. Ma è stata l’illusione di un attimo. Perché poi sul campo il predominio territoriale della Roma non si è tradotto in un’adeguata serie di conclusioni; è stato semmai Adu ad avere sul destro la palla buona per il terzo gol, ma stavolta la sua conclusione non è stata ispirata. Alla conclusione sporca sono andati invece Soulé e poi El Shaarawy, senza successo. Hysky è corso ai ripari inserendo Markovic e Visinski, allora Dybala ha suonato la carica, aprendo in maniera superba per El Shaarawy che ha chiamato al tiro ancora Soulé, alto. Nei minuti successivi, Gasperini ha inserito prima Bailey per Celik, spostando Soulé a tutta fascia, e abbassando Wesley da braccetto, poi Ferguson per Dovbyk e Ndicka per Soulé, restituendo Wesley al ruolo in cui si trova meglio, da esterno destro. E infatti per un po’ è stato l’approssimativo brasiliano ad illudere i tifosi con i suoi strappi sempre poco accurati tecnicamente. Al 41’ è stato Bailey a cercare la via della rete con un gran sinistro a giro, ma la gioia del gol è rimasta strozzata in gola mentre la palla sfilava a un centimetro dal palo. E si è andati così all’assalto finale, con i soli cinque minuti di recupero concessi dall’arbitro turco, nel corso dei quali la Roma ha continuato ad attaccare in maniera disordinata. Solo all’ultimo minuto Ndicka ha avuto sulla testa la palla del pareggio, grazie al calibratissimo assist di Dybala dalla bandierina, ma dalla testa dell’ivoriano il pallone si è spento dritto tra le braccia peraltro non fermissime di Jedlicka. Ed è stato l’ultimo sussulto, anzi il penultimo, a voler considerare la punizione a dieci secondi dalla fine calciata da Dybala a disegnare uno schema ignorato dagli altri, e poi il successivo controcross che ha trovato puntuale Pisilli alla deviazione in porta, ma da posizione irregolare di fuorigioco. L’ultima amarezza.
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