AS Roma

Sulle ali di Montella

Il 4 marzo 2001 i giallorossi vanno sotto, rimontano, si fanno riprendere e poi vincono. Il protagonista del rocambolesco 3-2 è Vincenzo, autore di una doppietta. E il tricolore si avvicina...

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Lorenzo Latini
17 Ottobre 2025 - 07:30

Ci sono dei momenti, nella vita, in cui ci si rende conto di aver compiuto un passo decisivo: un passo talmente importante (sia esso nel bene o nel male) da essere in grado di cambiare la nostra storia. Chissà se Totti, Montella, Capello e tutti gli altri si resero conto - lì per lì - del peso specifico del 3-2 rifilato all’Inter di Tardelli il 4 marzo 2001. E non tanto per il risultato in sé (i nerazzurri chiuderanno il campionato al quinto posto, a 24 punti di distacco dalla Roma Campione d’Italia), quando piuttosto per il modo in cui arriva quella vittoria. Una vittoria sofferta, sospirata, cercata e ottenuta con le unghie e con i denti, nonostante una prestazione non esaltante. Ma è così che si vincono i campionati: vincendo anche quelle partite in cui non si è particolarmente ispirati e brillanti.

La Roma che scende in campo quella sera (all’epoca le partite serali iniziavano leggermente prima, per la precisione alle 20.30) viene sì da cinque vittorie consecutive in campionato, ma anche dall’eliminazione in Coppa UEFA a opera del Liverpool... e di Garcia Aranda. La settimana prima, a Udine contro il Vicenza, Batistuta si è fatto male al ginocchio. E allora i romanisti riscoprono Vincenzo Montella, che fino a quel momento ha fatto più panchina che campo. Sembra assurdo dirla così, perché come fai a stupirti di uno come l’Aeroplanino? Il suo talento, il suo fiuto del gol, la sua classe sono doti talmente tanto conclamate da non richiedere conferme. Eppure qualcuno difetta di memoria, e teme che l’assenza di Batistuta possa influire sul rendimento giallorosso. Niente di più falso: quella sera è proprio Vincenzino a suonare la carica e a guidare la Roma verso la sesta vittoria consecutiva. Del resto, il 9 risulterà spesso decisivo da lì in avanti con i suoi gol: due centri in tutto il girone d’andata, e poi undici in quello di ritorno, perché si può essere campioni anche aspettando il proprio turno. 

La partita

Non c’è solo il Re Leone ai box: Capello deve fare a meno anche di Cafu, Emerson e Cristiano Zanetti, tre pedine fondamentali in quella squadra. Trovano spazio Guigou e Assunçao, con quest’ultimo che darà un contributo determinante al successo. Dopo appena 9’ ci ritroviamo sotto, colpiti a freddo da un gol di Vieri, ma la reazione è immediata: all’11 una punizione dalla distanza proprio di Assunçao attraversa l’area di rigore, apparentemente innocua, e viene soltanto sfiorata di testa da Montella, quel tanto che basta per ingannare Frey e finire dentro. È 1-1. 

Il gol è del centrocampista brasiliano, ma l’Aeroplanino entra nel tabellino dei marcatori poco dopo, di nuovo grazie alle doti balistiche di Assunçao: il numero 5 stampa un’altra punizione sull’incrocio dei pali, ma sulla respinta il tap-in di testa di Montella vale il 2-1. Guai però a pensare che la gara sia in discesa: nel recupero del primo tempo Vieri colpisce di nuovo, fissando il punteggio sul 2-2 che resiste fino all’87’. Corner dalla sinistra di Candela che pesca Samuel sul secondo palo, torre dell’argentino su cui si avventano Delvecchio e Montella; è di quest’ultimo il tocco (di fronte) che spinge dentro il pallone, sotto la Curva Sud, regalandoci il gol-vittoria proprio nei minuti finali. Sugli spalti - e in tutta Roma - è il delirio: la bolgia accompagna la squadra fino al triplice fischio, quando si tramuta in un autentico ruggito di gioia. Il 3-2 permette alla squadra di Capello di mantenere i sei punti di vantaggio sulla Juventus e di proseguire indisturbata la corsa verso il terzo Scudetto. 

Dopo la gara Capello parla di «vittoria pesante», ma sottolinea che «mancano ancora tredici finali». Fa il pompiere, com’è giusto che sia. Montella, radioso, dice: «Finalmente anch’io posso sentirmi protagonista». Lo sarà anche la domenica successiva, nel 3-1 sul Brescia. E poi ancora con il Verona, a Udine, a Torino contro la Juventus, contro Atalanta e Milan, e infine il 17 giugno 2001, alla vigilia del suo compleanno (condiviso con Capello), in cui segnerà il gol del momentaneo 2-0 nella partita-Scudetto. Perché è così che vanno le cose: ci sono giorni e momenti in cui ci si rende conto di aver compiuto un passo decisivo, un passo destinato a cambiare la nostra storia. Proprio come accaduto alla Roma il 4 marzo 2001.

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