Gasp abdica: il pranzo va di traverso
Si ferma col Torino la corsa della Roma: Dybala resiste un tempo, squadra spuntata, poche le idee

(GETTY IMAGES)
Va di traverso ai tifosi della Roma il primo pranzo immolato sull’altare dell’anticipo domenicale, bell’idea dello spezzatino televisivo che comincia a settembre e finirà a maggio, così capita di dover giocare a trenta gradi e il sole altissimo, e chissenefrega se poi in campo i giocatori boccheggiano e sugli spalti si sta comodi solo a torso nudo. Ma non è per questo che alla terza curva si è fermata la corsa della Roma, sconfitta di misura dal Toro di Baroni in virtù del gol segnato da Simeone allo scoccare dell’ora di gioco. Se è successo è perché la Roma ha giocato una partita senza nerbo e senza idee, fiaccata dalle contingenze delle nazionali (Gasperini se n’è velatamente lamentato a fine partita, ma già nei giorni scorsi aveva espresso le sue preoccupazioni per le condizioni approssimative di tanti reduci delle partite internazionali) e indebolita anche dalla curiosa (ma di certo conseguenziale) scelta del tecnico di presentare una squadra senza attaccanti di riferimento (con Ferguson e Dovbyk inizialmente in panchina), con il marocchino El Aynaoui alle spalle di Soulé e Dybala, che tutto fanno tranne che stazionare in area ad aspettare palloni, con Wesley e Angeliño in fascia, Cristante e Koné nel mezzo, e dietro i soliti tre, Hermoso a destra, Mancini centrale e Ndicka a sinistra, penultimo baluardo prima di Svilar, ancora una volta il migliore nelle pagelle. Niente primato in classifica condiviso, niente record per Gasperini alla ricerca della terza vittoria consecutiva su tre, niente clean sheet: ma a sei punti la classifica non è così male e alle porte c’è il derby, contro una Lazio non spaventosa e fiaccata dalla sconfitta e dagli infortuni di Rovella e Castellanos, ieri a Reggio Emilia.
Ma la Roma deve pensare a se stessa, e immaginiamo che Gasperini rischi di cominciare a perdersi in certi pensieri. Perché tre giornate con due gol segnati (di cui uno solo con un attaccante, Soulé, l’altro autore è stato Wesley) danno l’idea di quanto sia asfittico un reparto che senza il genio di Dybala sembra perennemente in difficoltà. E stavolta l’argentino in campo c’era, almeno per un tempo, ma è sembrato il fantasma del giocatore che negli ultimi anni ha deliziato i tifosi. Chissà quanti dubbi avrà avuto il tecnico in questi giorni, trascorsi comunque con Dybala e Soulé sempre davanti agli occhi a Trigoria, e gli altri giocatori di riferimento in giro per il mondo. Per questo ha deciso ieri di farli giocare in coppia dall’inizio, rinunciando a Ferguson (Dovbyk sembra sceso parecchio nella considerazione del tecnico), un po’ provato dall’esperienza in nazionale (due gol in due partite, peraltro). E in più deve aver pensato al 433 di Baroni e così ha inserito El Aynaoui con il compito magari di mandarlo a sporcare le traiettorie dell’eventuale play del centrocampo a tre avversario. E invece il Toro si è presentato schierato a specchio, un 343 con un difensore in più (Ismajli, ad affiancare Coco e Maripan), con Casadei e Asllani in mezzo al campo, Lazaro e Biraghi sulle fasce e davanti i tre attaccanti, con Vlasic e Ngonge esterni e Simeone al centro: e a proposito continuiamo a pensare che il Cholito sia un centravanti sottovalutato, e che potrebbe fare la sua bella figura anche da titolare in una grande squadra.
Con queste premesse e il gran caldo a fiaccare ogni iniziativa ne è venuta fuori da subito una partita moscia, senza grosse occasioni, con la paura di scoprirsi a prevalere sulla necessità di attaccare. Nel taccuino il primo tentativo di tiro è all’8’, con Dybala a calciare (sulla barriera) la prima e ultima punizione della giornata: sì perché dopo non ha più voluto calciare e ha dato anzi l’impressione in campo di tirare indietro la gamba, come se non fosse convinto delle sue condizioni fisiche generali. E infatti, come ha raccontato Gasperini a fine partita, all’intervallo ha chiesto il cambio proprio dopo aver denunciato un “dolorino”, vanificando così l’intenzione di aumentare la consistenza offensiva affiancando Soulé alle spalle di Ferguson. Al 12’ Svilar ha cominciato il suo solito prezioso lavoro di fino spostando in volo con la mano una pericolosa spizzata di Asllani in area su corner. Per vedere un altro pericolo per le porte si è dovuto aspettare fino al 34’, per un sinistro proprio di Dybala deviato, e sul calcio d’angolo successivo Mancini ha cercato gloria di testa, vanamente. Al 36’ un doppio tentativo di Soulé si è spento prima sulla barriera e poi in curva, al 38’ lo stesso Mati è stato lanciato in profondità da Dybala e sul cross di destro El Aynaoui non è arrivato a deviare di testa. Il marocchino è stato poi protagonista di un grande recupero difensivo, mentre ha fatto pensare un’azione in profondità al 43’ con trasmissione da Mancini per Soulé per Dybala che è stata interrotta da Coco al limite proprio quando sembrava che la Joya potesse calciare: è sembrato come se nel timore di farsi più male Paulo avesse scelto di rallentare. L’ultimo tentativo è stato al 48’, incornata di Hermoso su punizione di Soulé, dopo una bella torsione che aveva fatto ben sperare.
Ad inizio ripresa la sorpresa: fuori Dybala ed El Aynaoui e dentro Ferguson e Baldanzi. Soulé ha cercato l’irlandese in un bel corridoio già al 9’, ma la palla è rimasta lì e proprio Baldanzi ha provato a calciare di prima, cercando un esterno collo verso la porta e trovando un interno collo verso la bandierina. Al 12’ un cross basso di Wesley ha trovato in area il piattone di Ferguson, ma la conclusione è finita abbondantemente fuori. Brutti presagi. E infatti su un’azione offensiva insistita al 14’, il Torino ha fatto uscire una palla lunga sulla fascia sinistra su cui prima Wesley e poi Koné non sono riusciti ad intervenire, Simeone ha condotto l’iniziativa coinvolgendo pure Ngonge che gli ha restituito il pallone dopo aver resistito al rientro di Mancini, e lì l’argentino si è inventato un capolavoro, spostando la palla sul destro in una frazione di secondo e calciando senza la necessaria opposizione di Cristante, trovando una parabola perfetta finita dentro il secondo palo. La Roma sgangherata vista sin lì ha provato allora a buttarsi in avanti, costruendo confusamente qualche palla-gol, ma mai con la giusta lucidità. Ci ha provato Mancini al 18’, poi Soulé con un dolcissimo pallonetto di sinistro incrociato (fuori), ma la partita è stata spezzettata dai cambi (dentro Aboukhlal, Ilic e Adams per Ngonge, Casadei e Simeone per il Toro via via più difensivo, e poi Pisilli, Celik ed El SHaarawy per Cristante, Hermoso e Angeliño), dal cooling break e per i problemi agli auricolari dell’arbitro. E in campo è stato Svilar a dover rassicurare i tifosi, intervenendo due volte in maniera decisiva, su Aboukhlal e Vlasic. Poi nel finale c’è stato un assalto disordinato romanista, con occasioni per Mancini, Pisilli, Soulé due volte. Ma ormai la frittata era fatta.
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