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L'analisi tattica di Roma-Cagliari: trequarti di vera nobiltà

Quanta abbondanza di qualità per Ranieri, ora che ha trovato la sua formula magica. Dopo la lite Allegri-Adani: oggi la squadra giallorossa come gioca?

Javier Pastore, di LaPresse

Javier Pastore, di LaPresse

29 Aprile 2019 - 12:17

Il dibattito aperto dalla clamorosa lite televisiva tra Allegri e Adani, al netto delle speculazioni tifose che non aggiungono nulla al dibattito, riempie anche le giornate dei romanisti. Anche qui si sono formate due fazioni, guidate come sempre dai facinorosi del tifo contro: chi proprio non sopportava Di Francesco, esalta il pragmatismo della Roma di Ranieri, e gioisce all'idea di poter conquistare la Champions senza neanche vedere una giocata costruita dal basso, solo con calci d'angolo e spizzate di testa su rilancio dalla difesa; chi non apprezza invece l'eccessiva modestia tattica dell'attuale allenatore giallorosso, sbandiera i risultati sostanzialmente uguali raggiunti finora (quinta era la Roma il giorno dell'esonero di Di Francesco, con una media punti di 1,69 a partita, che con Ranieri si è alzata di pochissimo, ora è 1,75, e la Champions è sempre a un passo, in attesa della sfida di stasera dell'Atalanta) e comunque porta altri dati per sostenere che un progetto pluriennale, quale era quello impostato l'anno scorso, deve invariabilmente passare attraverso una costruzione di gioco che a Ranieri negli anni non è mai riuscita.

Ma oggi la Roma come gioca? Ed è vero che Ranieri è già riuscito nell'impresa vanamente inseguita dall'ex Sassuolo?


La bellezza di Roma-Cagliari

A vedere l'ultima partita giallorossa, il significativo 3-0 raggiunto sabato contro l'ormai tranquillo Cagliari di Maran, sembrerebbe davvero che l'aggiustatore abbia già ottenuto il risultato di aver blindato una difesa prima troppo esposta senza intaccare la capacità offensiva della squadra, semplicemente abbassando il baricentro e rinunciando alla costruzione dal basso.

Dati Opta alla mano, solo in quattro occasioni in questo campionato la Roma aveva meritato un parametro più alto di expected goal (2,47 col Cagliari: di più era stato creato solo con Sassuolo, Torino, Bologna e Sampdoria), solo quattro volte si era subito di meno (0,63 expected goal contro, dato superiore solo a quello registrato nelle gare contro Parma e Torino quando c'era Di Francesco, Udinese e Empoli con Ranieri) e in nessuna partita erano stati effettuati più tiri nello specchio (10). Ma, insomma, sono dati relativi. Conta sicuramente di più che per la terza volta in quattro partite la difesa sia stata impermeabile (nelle 26 gare difrancescane era accaduto appena 5 volte), che il clima generale sia indubbiamente migliorato e che molti giocatori stiano rendendo di più rispetto agli standard di prima.

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TatticaMente Di @danielelomonaco #RomaCagliari Verso la fine del primo tempo, la Roma costruisce la più bella azione della partita con alcuni movimenti predeterminati bellissimi sia nella rapidità di esecuzione sia per la loro efficacia. Quando Lorenzo Pellegrini riceve la palla appena oltre la metà campo, Kluivert fa un contromovimento corto-lungo che gli permette di ingannare il suo marcatore (Luca Pellegrini) e sfuggirgli alle spalle, pronto ad andare a ricevere in profondità l'immediato suggerimento verticale del compagno (fotogramma 1). Quando poi l'olandese arriva sul fondo (fotogramma 2), non prova a servire come potrebbe essere facile pensare Dzeko, che nel frattempo ha rubato il tempo al suo marcatore, ma effettua un passaggio all'indietro per assecondare il movimento di El Shaarawy che ha interrotto la sua corsa in profondità per tagliare verso il compagno. Poi l'ennesimo colpo di scena: perché il Faraone dalla sua già favorevole posizione, "sente" alle sue spalle l'arrivo di Pastore e decide così di far scorrere il pallone tra le sue gambe per lasciare al compagno l'onere (e il probabilissimo onore) della battuta dal dischetto, una specie di rigore in movimento. E a sua volta il "flaco" (fotogramma 3) non va alla conclusione forte e centrale, ma apre il piatto per piazzare il tiro prendendo in contropiede il portiere avversario: non sarà fortunato, la palla prenderà la parte bassa della traversa. Analoga sorte subirà poi Lorenzo Pellegrini che raccoglierà la successiva respinta e calcerà forte e di prima di collo sinistro, ma la sua conclusione sarà fuori misura di pochissimo

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Che buon Pastore

Con quel gioiello, il Flaco ha realizzato il suo terzo gol in campionato, raggiungendo una media che lo eleva addirittura all'undicesimo posto della classifica dei cannonieri dell'attuale serie A, se si considera la media reti/minuti giocati, con un gol ogni 171 minuti, quasi uno ogni due partite. Nella stessa classifica stupisce anche la posizione di Perotti, addirittura settimo, un gol ogni 140 minuti. Al comando, irraggiungibile il giovane juventino Kean (addirittura un gol ogni 58 minuti).

Al di là dei numeri (perché anche qui si potrebbe obiettare che Pastore fino all'infortunio nel derby d'andata non stava affatto demeritando), sembra però che pian piano il medico Ranieri stia curando ogni ferita, da quelle della squadra a quelle di ogni singolo paziente. E ogni giocatore intervistato sottolinea come l'atmosfera adesso sia più rilassata. E anche questo è un indubbio merito.

L'abbondanza a trequarti

La buona prestazione di Pastore rischia così di mettere in imbarazzo il tecnico, adesso che torneranno a disposizione dopo la squalifica Cristante e Zaniolo. Perché le buone prove di Pellegrini (sia da mediano sia dietro una punta) e Nzonzi (un altro che sembra più "centrato" adesso) farebbero pensare ad una loro conferma, ma se sarà utilizzato il sistema di gioco con due ali e una punta centrale, e niente fa credere che cambierà la formula magica, Ranieri sarà costretto domenica a Genova a tener fuori due dei cinque giocatori appena citati. E presto tornerà anche De Rossi...

La rivincita di Fazio

Di sicuro ora che la difesa è più coperta dal baricentro basso e meno esposta nella costruzione della manovra, il rendimento dei singoli giocatori è tornato su livelli assoluti. E non è vero che la linea difensiva sia più bassa rispetto a dov'era prima con Di Francesco. Ma essendo la squadra sempre molto compatta ed essendo molto meno frequenti le pressioni alte, in molti momenti della partita la Roma lascia il palleggio agli avversari e si rintana più vicino alla propria porta. In questa zona di confort i difensori sono più a loro agio e non sono costretti a quegli uno contro uno a campo aperto che avevamo messo in evidenza i difetti di molti di loro. Fazio, in questo senso è più che un simbolo. E ora si gode la sua rivincita.

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