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Dall'abbraccio a Sabatini al gol vittoria: è stata la serata di De Rossi

Il Capitano fa sapere a tutti che è ancora un giocatore, un grande giocatore. "La vittoria ci dà la consapevolezza che possiamo fare anche noi partite da squadra vera"

L'esultanza del capitano, di LaPresse

L'esultanza del capitano, di LaPresse

07 Aprile 2019 - 07:56

Esulta, Daniele, esulta. Strilla con quella giugulare che è il tuo marchio di fabbrica. Urla con la tua gente, sotto quello spicchio giallorosso che nonostante tutto era là perché non sarai mai sola. Goditelo fino in fondo quel gol che può valere una fortuna, il primo in campionato di una stagione in cui troppo spesso sei stato costretto a confrontarti con i medici piuttosto che con il tuo spogliatoio. Esagera al fischio finale, braccia alzate, urlante e festante, ancora con la tua, la nostra gente. Fagli sapere a tutti che sei ancora un giocatore, un grande giocatore, anche se gli acciacchi continuano a farsi sentire, c'è tempo per pensare a quello che vorrai fare da grande.

La sua serata

Che sarebbe stata la tua serata, caro Daniele De Rossi, te lo aveva anticipato un signore che ha visto il paradiso e gli è sembrato un supermercato, giusto per non perdere l'abitudine. La Roma stava facendo il riscaldamento in campo, quando quel signore si è materializzato a bordo campo con la sua inconfondibile andatura e il vocione da ex fumatore. Daniele nostro, il Capitano, lo ha visto, ha sorriso e gli è corso incontro. Per abbracciare quel Walter Sabatini che per oltre quattro anni era stato il direttore sportivo di una Roma che provava a pensare in grande (non ha vinto niente quella Roma, ma per due volte ha stabilito il record di punti e vittorie della società).

Una scena di un calcio d'altri tempi, terzo incomodo Manolas arrivato a baciare il suo ex dirigente, ex di fatto, non nel cuore perché quando parlate a Sabatini di Roma gli si inumidiscono ancora gli occhi. Un'emozione quell'abbraccio, come quel gol che ci ha restituito un pizzico di Roma, spostando alla prossima (Udinese all'Olimpico) l'ultima spiaggia, sperando che dopo ce ne siano altre sei. De Rossi a fine partita, ricordando anche l'abbraccio con Sabatini, aveva il sorriso di qualsiasi tifoso giallorosso al fischio finale: «Saluto sempre il direttore con affetto, ci siamo ripromessi di rivederci a pranzo in futuro. Mi fa piacere vedere che sta bene, che continua a creare squadre fortissime. Siamo felici per questa vittoria. No, non ho pianto, ma è stata una battaglia. Loro sono bravi, giocano bene. L'intensità doveva essere più alta di quella messa in campo con il Napoli, dovevamo fare di più. Abbiamo dato tutto quello che avevamo. L'attesa per il gol? Quando segni pensi sempre che poi, se te lo annullano, rischi di fare la figura dello scemo, c'è sempre il rischio che uno sia in fuorigioco ma non se ne renda conto. Ben venga comunque la Var e, quindi, aspettare per evitare furti. Nella maggior parte dei casi si sono eliminati problemi, ingiustizie e polemiche».

Verso il futuro

Dire che la vittoria della Roma sia pesantissima, è un po' come scoprire l'acqua calda. Soprattutto per il prossimo futuro perché sarà ancora un esercizio di ottimismo, ma quel quarto posto che vale la Champions, adesso non può che sembrare meno utopistico (oggi c'è Inter-Atalanta, nel prossimo turno Milan-Lazio). Anche per questo i tre punti di Marassi possono avere effetti collaterali molto piacevoli: «Questa vittoria ci deve dare l'entusiasmo e la consapevolezza che possiamo fare anche noi partite da squadra vera, con gli attributi. Il Milan ha perso a Torino, in programma c'è Atalanta-Inter e una delle due perderà punti. Questa è una vittoria che può valere doppio. Fa bene alla classifica, al morale della squadra, della gente. Lo scorso anno ero venuto qui a Marassi in conferenza spiegando l'espulsione che ci era costata due punti, quest'anno sono venuto a raccontare un gol che ne è valso due. Sono contento per l'approccio della squadra, si può giocare meglio e ci arriveremo. Dobbiamo portare a casa più punti possibili. Sono felice».

De Rossi ha avuto modo anche di scherzare con il presidente della Samp Ferrero, tifoso romanista: «Lo prendiamo sempre in giro. Lo conosco molto bene. Al di là del suo lato folkloristico credo sia un ottimo presidente, sta facendo grandi risultati qui a Genova. So che lui ci tiene particolarmente a battere la Roma, anche se è romanista. Sarà per la prossima volta». Prima dei saluti c'è stato modo anche di una riflessione su questa stagione: «Da una parte ci dispiace essere usciti dalla Champions ma questo ci permette di rifiatare. Sono convinto che la prossima la prepareremo bene perché siamo entrati in una dimensione diversa: lottiamo più da squadra, forse non si gioca benissimo, ma se ci mettiamo tutto quello che abbiamo sarà difficile per gli avversari venire a Roma a passeggiare. Quando c'è poco tempo per arrivare a mettere in difficoltà squadre come Samp, Fiorentina, Napoli con l'organizzazione, le geometrie e il gioco, allora bisogna tirare fuori quello che si ha dentro. I punti si portano a casa anche così. A volte questo pizzico di cattiveria c'è mancato e c'è mancata anche la continuità perché partite del genere le avevamo già fatte».

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