AS Roma

E adesso Mou punta al tris

José ha detto «ci proviamo» per Dublino: sarebbe la 3a finale europea di fila. Solo 11 squadre ci sono riuscite: Real e Juve due volte, en-plein Ajax tra il ’71 e il ’73

Mourinho durante una sfida all'Olimpico

Mourinho durante una sfida all'Olimpico (GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Lorenzo Latini
23 Novembre 2023 - 08:45

Un’altra finale europea? Ci proveremo». Così José Mourinho nell’anticipazione dell’intervista esclusiva al TG1: lo Special One non ha nascosto le difficoltà per il raggiungimento di un’eventuale terza finale europea consecutiva. Non a caso ha detto che «se pensi alle squadre che ce l’hanno fatta, vengono in mente squadre mitiche». Come ad esempio il Grande Real, quello cantato anche da Max Pezzali, quello degli Anni 60, quello che in attacco poteva schierare contemporaneamente Di Stefano, Gento, Rial, Puskas e Kopa. I primi “Galacticos” arrivarono per cinque volte in fondo in Coppa dei Campioni tra il 1956 e il 1960. Non solo: vinsero sempre, abbattendo nell’ordine Stade Reims (due volte), Fiorentina, Milan ed Eintracht Francoforte.

Gli Anni 60 si rivelano un’epoca d’oro anche per il Valencia, che tra il 1962 e il 1964 disputò tre finali di Coppa delle Fiere consecutive, vincendone due, e per il Benfica: guidati dall’ungherese Bela Guttmann, i portoghesi conquistarono la Coppa dei Campioni nel 1961 e nel 1962, ma nel 1963 si arresero al Milan di Nereo Rocco; nel mezzo, la celebre maledizione scagliata dal tecnico magiaro che, non avendo avuto il rinnovo contrattuale alle sue condizioni, scagliò la sua celebre maledizione: «Da qui a cent’anni nessuna squadra portoghese sarà due volte campione d’Europa, e il Benfica non vincerà un’altra coppa europea». Se la prima parte dell’anatema è stata sconfessata dal Porto di Mourinho nel 2004 (i Dragoes avevano già vinto la Coppa dei Campioni nel 1987), la seconda attanaglia ancora il Benfica, sconfitto nelle cinque finali disputate dopo il 1962. 

Cruijff e non solo
Il tre-su-tre in Coppa dei Campioni è riuscito anche all’Ajax di Cruijff e Neeskens tra il 1971 e il 1973 e, subito dopo, al Bayern Monaco di Beckenbauer e Gerd Müller (’74-’76). En-plein anche per il Liverpool, che però ha trionfato in Coppa UEFA nel 1976, e a seguire per due anni di fila in Coppa dei Campioni: erano i Reds di Neal, Keegan e Souness, parte di loro era presente anche nella triste finale del 30 maggio 1984. Tre finali tra il 1976 e il 1978 anche per l’Anderlecht, sempre in Coppa delle Coppe, con due vittorie e una sconfitta. Tra gli Anni 80 e 90 grandi protagoniste le italiane: la Juventus nel 1983 perde con l’Amburgo di Magath la Coppa dei Campioni, quindi si aggiudica la Coppa delle Coppe in finale col Porto (2-1) nel 1984, infine vince di rigore la tragica finale dell’Heysel contro il Liverpool, in occasione della quale persero la vita 39 persone.

I bianconeri si ripetono un decennio dopo, con Lippi in panchina: stavolta le finali sono tutte e tre in Coppa dei Campioni, ma se la prima contro l’Ajax (a Roma, il 22 maggio 1996) è vittoriosa ai calci di rigore, le altre due vedono la Vecchia Signora arrendersi prima al Borussia Dortmund, poi al Real Madrid. Nel mezzo, il triennio 1993-1995 è in parte fruttuoso per il Milan di Capello che, al netto delle due sconfitte contro Olympique Marsiglia (1993) e Ajax (1995), travolge il Barcellona di Cruijff ad Atene con un perentorio 4-0. Contemporaneamente, è il Parma di Nevio Scala a entrare con prepotenza nell’élite del calcio europeo: due finali di Coppa delle Coppe di fila, la prima vinta 3-1 con l’Anversa, la seconda persa 1-0 contro l’Arsenal, quindi - nel 1995 - la vittoria della Coppa UEFA nella doppia sfida contro la Juventus. In tempi recenti hanno fatto en-plein il Real Madrid di Zidane in Champions (2016. 2017 e 2018) e il Siviglia di Emery in Europa League tra il 2014 e il 2016. 

La Roma e Mou, dopo il trionfo in Conference League e la dolorosa (quanto immeritata) sconfitta ai rigori in Europa League, vogliono riprovarci, andando a caccia di un’impresa che sarebbe storica. Del resto, lo scellerato arbitraggio di Budapest meriterebbe di essere cancellato nella maniera più dolce. La strada, però, è lunga e piena di ostacoli.

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