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L'inchiesta

Il gioco di scoprire chi gioca

Dopo Fagioli, Zaniolo e Tonali viene tirato in ballo anche Zalewski. L’esterno però non ha ricevuto avvisi di garanzia e non è indagato

Zalewski prima di una partita della Roma

Zalewski prima di una partita della Roma (GETTY IMAGES)

14 Ottobre 2023 - 07:00

E non finisce qui! Anni fa, il più celebre presentatore televisivo della storia italiana, era solito annunciare con questa formula l’imminente pubblicità, sperando di lasciare negli spettatori il desiderio di rimanere incollati davanti al televisore. La stessa formula, applicata alla vicenda che angoscia ormai da giorni il calcio italiano, suona come un’inquietante verità. Già, perché il gioco a svelare uno dopo l’altro i calciatori coinvolti nel caso scommesse - attenzione a definirlo, almeno fin qui, “calcioscommesse” - sembra destinato a perdurare ancora nel tempo. «Non c’è un caso così da Calciopoli - afferma Fabrizio Corona, che attraverso il sito dillingernews.it continua a pubblicare la sua inchiesta a puntate -, ci sono 50 giocatori di Serie A e tocca direttamente società e procuratori». E così, dopo aver rivendicato il primato estivo su Fagioli e aver lanciato i nomi di Zaniolo e Tonali, ieri è toccato a Nicola Zalewski.

L’esterno della Roma è stato identificato come il quarto calciatore “giocatore”, vittima anche lui di queste pubblicazioni ormai lente e quotidiane, che tengono il calcio italiano con il fiato sospeso. Tutti ad aspettare il prossimo che uscirà dal famigerato elenco, “spizzato” lentamente, come una preziosa mano di poker - paragone calzante, visto l’argomento.

Lo stato dell’arte
Nel mondo dell’informazione istantanea, che viaggia sulle più disparate piattaforme, è partita ormai la caccia all’uomo, alla ricerca del prossimo scommettitore. Restando però legati ai fatti, è bene precisare con fermezza che Zalewski al momento non risulta tra gli indagati e al giocatore - che resta in ritiro con l’under 21 polacca e fa sapere di considerarsi estraneo ai fatti - non è stato notificato alcun avviso di garanzia da parte della Procura di Torino, che invece ha già raggiunto i tre colleghi.

Nell’inchiesta piemontese, partita dalle indagini avviate da tempo su un gruppo criminale che si occupava di gestire una piattaforma illegale di scommesse, fin qui risultano soltanto i nominativi - come calciatori - di Fagioli, Zaniolo e Tonali. Gli ultimi due si sono visti prelevare telefoni e tablet dagli inquirenti, che indagano sull’eventuale - per alcuni scontato -, coinvolgimento di altri giocatori. All’attaccante, ora tesserato con l’Aston Villa, viene imputato il reato di “esercizio abusivo di attività di giuoco o di scommessa”. Un’indagine, dunque, che allo stato attuale rientra soltanto nel computo della giustizia ordinaria al contrario, ad esempio, del caso Fagioli. Per il bianconeri, infatti, la Figc nella giornata di ieri ha aperto un fascicolo, volendo andare a fondo sul suo agire. Una differenza sostanziale, dettata in parole povere dalla risposta ad un quesito: su cosa si è scommesso?

Giustizia ordinaria o sportiva?
Ai calciatori, infatti, non è fatto di vieto in assoluto di scommettere o di puntare soldi anche su manifestazioni sportive. L’inchiesta però, come ricordato in precedenza, nasce dal lavoro della Procura di Torino su piattaforme illecite. Puntare attraverso queste piattaforme rappresenta già di per sé un illecito, in quanto non si tratta dei canali autorizzati dallo Stato - che sui “giochi pubblici”, così vengono definiti, detiene il monopolio, garantendo gli interessi dell’Erario.
La vicenda assumerebbe scenari ancor più gravi, nel momento in cui venissero appurate scommesse da parte di tesserati Figc su eventi calcistici. A quel punto, oltre alla giustizia ordinaria, entrerebbe in gioco anche quella sportiva, che potrebbe applicare l’articolo 24 del Codice di Giustizia Sportiva, il quale prevede dal minimo dell’inibizione a una squalifica di 3 o più anni, alla quale aggiungere una multa a partire da 25 mila euro.
Un altro caso sta investendo il calcio italiano e, a quanto ci raccontano,  non finisce qui. Questo, forse, l’aspetto più inquietante.

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