AS Roma

Leandro, il pupillo di Sabatini. Da "nuevo Roman" alla regia

In patria lo paragonavano a Riquelme, poi è stato arretrato il suo raggio d'azione. Ora è pronto per prendere le chiavi del centrocampo giallorosso

Leandro Paredes con la maglia della Juventus

Leandro Paredes con la maglia della Juventus (GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Lorenzo Latini
14 Agosto 2023 - 08:35

Per chi, come Leandro Paredes, è nato negli Anni 90 ed è cresciuto calcisticamente nel Boca Juniors, il mito non poteva che essere lui: Juan Román Riquelme, El Mudo, trequartista tra i più talentuosi della sua generazione a livello mondiale e bandiera degli Xeneizes con cui ha giocato dal 1996 al 2002 e poi dal 2007 al 2014. Quando Leandro, non ancora diciottenne, si affaccia in Prima squadra e fa le sue prime apparizioni, qualcuno lo ribattezza “el nuevo Román”, il nuovo Román.

Sì, perché Paredes inizia la sua carriera nel calcio professionistico come trequartista, ed è proprio in quel ruolo che attira i radar di Walter Sabatini. L’allora ds romanista, enciclopedico per quanto riguarda la conoscenza dei giovani calciatori sudamericani, non si fa sfuggire l’occasione di portarlo a Roma: le caselle degli extracomunitari, però, sono già piene perciò il ragazzo nel gennaio 2014 approda al Chievo in prestito; l’operazione avviene ovviamente con l’avallo della Roma, che poi nel giugno seguente lo tessera (in prestito con diritto di riscatto). Sotto la gestione di Rudi Garcia soltanto 13 presenze e 1 gol: il tecnico francese lo utilizza perlopiù come mezzala nel 4-3-3, iniziando dunque l’arretramento dell’argentino.

Al termine della stagione la Roma lo riscatta per 4,5 milioni di euro e lo cede in prestito all’Empoli: lì avviene l’incontro con Marco Giampaolo, che nota immediatamente le sue qualità in fase di impostazione e verticalizzazione; ben presto lo trasforma quindi nel regista del suo 4-3-1-2, ruolo nel quale Leandro dimostra di trovarsi perfettamente a suo agio. I tempi di gioco, le geometrie e la predisposizione al gioco in verticale lo rendono infatti perfetto come regista; non velocissimo nella corsa, ma rapido nel pensiero, sa dettare i tempi della squadra e lo dimostra anche nel 2016-17, di nuovo a Roma, stavolta allenato da Luciano Spalletti. Tornato da calciatore maturo, totalizza 41 presenze condite da 3 gol e attira su di sé l’attenzione di molti top club europei: alla fine la spunta lo Zenit San Pietroburgo, che versa 23 milioni di euro (più 4 di bonus) nelle casse giallorosse. 

Dopo un anno e mezzo in Russia, arriva la chiamata del Paris Saint-Germain, dove nell’arco di tre stagioni e mezzo totalizza 117 presenze, vincendo 9 trofei e raggiungendo la finale della Champions League 2019-20, giocata da titolare e persa 1-0 contro il Bayern Monaco. Ritrovandosi chiuso dai vari Verratti, Danilo Pereira, Fabian Ruiz e Renato Sanches, Paredes si trasferisce in prestito alla Juventus, tornando così in Italia a distanza di cinque anni dall’addio alla Roma. A Torino, complici la travagliata stagione dei bianconeri e un paio di infortuni muscolari, il sudamericano non brilla, e al termine della stagione rientra a Parigi dopo 35 presenze e una rete.

Ora è vicinissimo al ritorno nella squadra che lo ha lanciato nel calcio europeo, pronto a mettere a disposizione di Mourinho le sue geometrie da architetto della linea mediana. Sabatini, che lo conosce molto bene, un anno fa lo ha definito «il calciatore più verticale che io abbia mai incontrato»: parole che probabilmente faranno piacere allo “Special One”, che chiede un regista fin dal suo arrivo. Ora lo avrà: un calciatore molto diverso da Matic, più abile nell’impostazione sia sul lungo che sul corto, meno nell’interdizione. Ma un calciatore con le sue caratteristiche, in rosa, serve eccome.

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