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Nzonzi è offline, in campo e sui social

La crisi ha travolto il francese: sul campo le prestazioni sono deficitarie, fuori una valanga di insulti lo ha spinto a chiudere i profili virtuali

Steven Nzonzi, di LaPresse

Steven Nzonzi, di LaPresse

20 Marzo 2019 - 08:00

Un rapporto tormentato quello fra Steven Nzonzi e parte del mondo romanista. Quantomeno quello che indirizza molti dei propri sfoghi al virtuale. Il mediano francese ne ha preso atto, interrompendo la sua presenza sui social network. Troppi gli insulti ricevuti negli ultimi tempi, causati da una serie di prestazioni non all'altezza della sua fama, peraltro in un periodo nel quale tutta la Roma fa penare il proprio pubblico.

In realtà anche l'esordio del numero 42 su uno dei nuovi canali di comunicazione non è stato felicissimo nella tempistica: il suo account su Snapchat è stato aperto all'indomani della sconfitta di Bologna, a settembre scorso. Una delle tante giornate disgraziate che hanno caratterizzato la travagliata stagione giallorossa, con l'aggravante di essere arrivata alla fine di una sequenza che avrebbe steso anche il più inguaribile degli ottimisti. La sconcertante prestazione del Dall'Ara ha fatto seguito al pessimo (nelle modalità) pareggio casalingo contro l'Atalanta, alla sconfitta di San Siro col Milan (arrivata anche per un errore dello stesso Nzonzi all'ultimo minuto), alla doppia rimonta subita all'Olimpico dal Chievo e alla batosta del Bernabeu in Champions.

La scelta di sbarcare su un nuovo social senza nemmeno dare il tempo di smaltire la quintupla (!) delusione, ha indispettito gli utenti di fede giallorossa. La mancata percezione degli umori collettivi - senza scomodare eventuali gradi di sensibilità personali - è una caratteristica che accomuna diversi giocatori di ultima generazione, ovviamente non soltanto in ambito romanista. Sta di fatto che fra Nzonzi e la tifoseria un vero e proprio feeling forse non è mai realmente sbocciato. Eppure la sua avventura romana era cominciata all'insegna dell'entusiasmo. Prelevato per 30 milioni dall'ormai ex direttore sportivo Monchi dopo un'estenuante trattativa con il Siviglia, è stato accolto da una folla festante all'arrivo a Ciampino. Uno sbarco accompagnato dall'entusiasmo tipico dei grandi acquisti, quello del neo campione del mondo. Nelle aspettative sarebbe dovuto essere il centrocampista in grado di assicurare al reparto forza fisica, personalità, sostanza. Ma il suo avvio di stagione ha risentito di un'estate scivolata dai bagordi del trionfo iridato alle lunghe negoziazioni per il suo trasferimento, situazione che ha inciso su una preparazione deficitaria.

Anche se a dirla tutta, nella fase centrale dell'annata Nzonzi ha mostrato in più di un'occasione le sue qualità. Enfatizzate meno di quanto avrebbero meritato, probabilmente a causa di un modo di giocare poco appariscente e di un'andatura lenta (che gli è costata anche sonore bordate di fischi all'Olimpico nella sfida al Real). Poi anche lui è piombato nel buco nero che ha travolto gran parte del gruppo, fornendo prove sconcertanti in serie e finendo nel mirino degli utenti social. La vicenda Monchi non ha aiutato a stemperare i toni: nell'immaginario collettivo il francese è l'acquisto maggiormente identificato con il ds appena rientrato a Siviglia. Dove quei 30 milioni incassati nella scorsa estate fungeranno da discreto gruzzolo anche per il suo primo mercato di ritorno.

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