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Le statistiche parlano chiaro: è una Roma indifendibile

Con le due a Ferrara sono 39 le reti incassate in campionato. Tutto compreso, siamo arrivati a 58 per una media superiore al gol e mezzo a partita

Claudio Ranieri, di LaPresse

Claudio Ranieri, di LaPresse

17 Marzo 2019 - 09:58

La luna di miele è durata una settimana. Giusto il tempo del brodino con l'Empoli. Poi vai a Ferrara, sul campo di una squadra che in casa non vince dall'anteguerra, e rispuntano fuori tutti i problemi di una squadra che, al di là dei tanti, troppi, infortunati, è stata costruita male, con carenze strutturali irrisolvibili (chi fa interdizione in mezzo al campo?), con un gruppo che non è mai stato tale.

È una Roma che come la giri la giri, non dà mai il senso di essere una squadra. Il quattro-quattro-due rispolverato da Ranieri, è stata l'ennesima conferma di come se metti a posto una cosa, se ne rompe un'altra e alla fine il risultato se lo portano a casa gli altri, sia che si chiami Juventus, sia se il nome è quello della Spal capace contro i giallorossi di fare sei punti con una Roma sempre più sbandata (ai ferraresi non succedeva dalla stagione 1965-66, roba che c'era il boom economico).

Dove è la fase difensiva?

L'aspetto più eclatante di questo disastro, è una fase difensiva che per gli avversari è sempre stata un porto di mare. A tre, a quattro, a cinque, in ogni caso la Roma ha sempre lasciato spazi e possibilità di fare male all'avversario di turno. Non vogliamo mettere sotto accusa soltanto i difensori di ruolo che pure stanno disputando una stagione molto al di sotto della sufficienza, ma è l'intera squadra, come la metti la metti, che non sa cosa voglia dire difendere. Un disastro annunciato sin dalla seconda giornata di campionato, quando la seconda squadra dell'Atalanta si presentò all'Olimpico e ce ne fece tre nei primi quarantacinque minuti. Sarebbe dovuto scattare subito un campanone d'allarme, invece niente.

All'epoca non è che si potesse fare molto, ma non aver fatto nulla nel mercato di gennaio per cercare di ovviare a una carenza così evidente, è stato l'ultimo, colossale, errore di Monchi nella sua devastante esperienza da direttore sportivo della Roma, errore che si è andato ad aggiungere a quelli commessi nel mercato estivo soprattutto nella costruzione della squadra. Il dato di fatto è che la squadra prima di Di Francesco e ora di Ranieri, ha continuato a essere una banda del buco, una valanga di occasioni lasciate agli avversari, al punto che dopo l'Empoli si era accolto con soddisfazione il dato che nei novanta minuti contro i toscani si fosse preso il minimo stagionale di tiri verso la porta.

Invece il dato di fatto che ha accompagnato la Roma per tutta questa fallimentare stagione, è stato quello di incassare, sempre e comunque, gol. Soltanto in cinque occasioni, in campionato, i giallorossi sono riusciti a terminare una partita senza reti al passivo. Un anno fa il numero era più che raddoppiato e la cosa non può essere spiegata soltanto con il fatto che si è passati da Alisson a Olsen. È una carenza strutturale e il fatto che a Trigoria non se ne siano accorti, è una colpa per la quale non si possono concedere neppure le attenuanti generiche.

I numeri accusano

I numeri nel calcio non sempre garantiscono una verità assoluta, ma spesso sono decisamente indicativi. E i numeri difensivi della Roma sono da parte destra della classifica. Per trovare una squadra che ha subito più reti dei giallorossi in campionato (39), bisogna scendere all'undicesimo posto della graduatoria, con il Parma che ha incassato una rete in più della Roma. L'Udinese che è in piena zona retrocessione, ha subito tre reti in meno dei giallorossi.

È impressionante, in negativo, il numero dei gol subiti. In trentotto partite ufficiali (ventotto di campionato, otto di Champions League, due di coppa Italia), la Roma ha incassato cinquantotto reti, poco di più di uno e mezzo a partita, roba inaccettabile per una squadra con le ambizioni di una squadra che meno di un anno fa viveva la favola di una semifinale di Champions League.

Certo ci sono stati gli errori individuali. Quelli del portiere che non ha mai dato quel senso di sicurezza che deve essere la prima qualità di un estremo difensore. Quelli di Fazio, una marea, che è tornato dal Mondiale come se fosse stato anestetizzato e l'anestesia è ancora in corso. Quelli di Manolas, pure, che comunque resta il migliore della linea difensiva. Quelli di tutti gli altri che hanno portato a incassare gol in fotocopia, pure ieri il primo della Spal nasce da un fallo laterale senza che ci fosse un giocatore della Roma che andasse a pressare (Kurtic, dalla trequarti, ha crossato senza problemi).

O come quelli con cross sul secondo palo, con il difensore di turno, ieri Karsdorp (e non è la prima volta per l'olandese) che sta come incollato sul terreno in attesa che l'avversario di turno colpisca di testa e vada a esultare. Colpa, comunque, di una fase di transizione difensiva che non è mai stata tale anche per una condizione fisica da oggi le comiche. Il risultato? Un disastro.

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