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Zotti: "Tornando indietro non lascerei la Roma. De Rossi è un fenomeno"

L'ex portiere giallorosso ha commentato alcuni momenti della sua carriera: "Penso spesso alla stagione 2004/05, la peggiore di sempre. Ora sogno di fare il preparatore"

Carlo Zotti con la maglia della Roma, di LaPresse

Carlo Zotti con la maglia della Roma, di LaPresse

La Redazione
15 Marzo 2019 - 15:38

"Penso spesso alla stagione 2004/05, la peggiore di sempre". Parola di Carlo Zotti

L'ex portiere giallorosso ha rilasciato un'intervista a gianlucadimarzio.com ripercorrendo alcune fasi della sua carriera, con qualche rimpianto per quello che sarebbe potuto andare meglio. Ecco le sue dichiarazioni

A 36 anni il ritiro dal calcio giocato e la nuova avventura da preparatore
"Voglio ripartire, è il mio nuovo sogno. Potevo arrivare lontano, lo dico sinceramente, chi mi conosce lo sa. Ero fortissimo, sognavo la Nazionale, Tancredi stravedeva per me".

Il 10 maggio del 2003 l'esordio con la Roma contro il Torino
"Che emozione, il ragazzo di paese finalmente tra i grandi. Sono stati anni bellissimi, parai un rigore a Flachi (Roma-Sampdoria 3-1 del 2003/2004, ndr) e a fine anno vinsi l'Europeo Under 21 del 2004. Eravamo io, Agliardi e il mio amico Amelia. Non giocai, ma lo sento mio".

Poi la stagione 2004/05, quella dei 4 allenatori
"Alternai belle partite a prestazioni disastrose, immagina un ventenne in quel contesto. La contestazione dei tifosi, un clima infernale, i cali mentali. A fine stagione volevo andare via, pensai che Roma era diventata troppo grande, persi tutte le mie sicurezze. Volevo cancellare la stagione e ripartire. La società credeva in me, io meno, ma tornando indietro resterei nella Capitale".

L'anno scorso è tornato a trovare i compagni rimasti a Trigoria
"Conoscevo soltanto Totti e De Rossi. Voglio bene a Daniele, ogni tanto ci sentiamo, ricordo il giorno in cui Capello ci disse che ci saremmo allenati in prima squadra. E' un fenomeno. Non l'ho mai invidiato. A Trigoria quando sono entrato ho dovuto mostrare un documento, mi è venuto da ridere. Ho salutato lo staff delle cucine, i custodi del campo, quelli che sono rimasti. Sono contento di aver lasciato un segno come persona".

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