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Lazio-Roma: nonostante il calendario, non giocheremo mai fuori casa

Per l'organizzazione oggi pomeriggio si gioca in trasferta ma la Roma è alla ricerca della vittoria che varrebbe almeno il 3° posto in classifica

La sciarpata dei tifosi della Roma allo Stadio Olimpico

La sciarpata dei tifosi della Roma allo Stadio Olimpico (GETTY IMAGES)

19 Marzo 2023 - 11:11

Neanche il tempo di festeggiare, di gustarsi l’ennesimo traguardo (intermedio) raggiunto, o di leccarsi le ferite aperte, di riaggiustare nasi e riequilibrare fibre muscolari, e si torna in campo, prima della sosta per le nazionali. L’ennesima tempesta prima della quiete, la decima partita in trentasei giorni, poi se ne riparla tra due settimane. Di fronte la Lazio, per il derby numero 196 (in assoluto, in competizioni ufficiali 180, di campionato 160) della storia di questa città (calcio d’inizio ore 18, telecronaca su Dazn, radiocronaca su Radio Romanista). Nel teatrino del calcio che conta si gioca senza sosta, chi c’è c’è, chi non c’è è un problema per gli allenatori, pronti ormai ad allevare polli da batteria più che atleti chiamati a garantire performance adeguate. Puoi avere il piede più morbido dell’intero campionato, e la Roma con Dybala ce l’ha, ma se la sua struttura muscolare viene messa continuamente a dura prova c’è sempre il rischio che poi per un periodo più o meno lungo del tuo artista dovrai fare a meno. Vale per lui e vale per tutti, ovviamente. Di sicuro per un allenatore di questi livelli la vita, seppur ben ripagata, non è facile. Il fatto è che non basta (più) essere bravi, preparati sul piano tattico, psicologi di alto livello, comunicatori degni di un talkshow in prima serata, maestri e pedagoghi, fini umoristi e attendibili filosofi. Gli allenatori a certi livelli sono ormai delle rockstar e sarebbe pure divertente se non fosse che la loro credibilità viene poi messa in discussione al primo pareggio imprevisto. E dall’idolatria si va allo stalkeraggio.


Scriviamo di Mourinho, ma pensiamo anche a Sarri, un allenatore che sembrava destinato proprio alla panchina della Roma prima del colpo di genio di Dan Friedkin di rivolgersi al più grande di tutti tra quelli disponibili. Non se la prenda l’omone toscano, ma Roma ha scelto il suo comandante e nessun tifoso oggi farebbe il cambio. Peccato solo che per i veleni degli arbitri, di chi li dirige e di chi pensa di difenderli a prescindere, minandone proprio per questo la credibilità, il confronto almeno fisico tra le panchine salti: José sarà costretto a scontare la sua seconda giornata di squalifica dopo il fattaccio di Cremona vedendo la partita da una stanzetta dell’Olimpico, forse la stessa vicino agli spogliatoi dove ha sofferto per la sconfitta col Sassuolo, sperando che stavolta il risultato per la Roma sia diverso. Mai come quest’anno la squadra sembra essere un tutt’uno con il suo allenatore, ecco perché la sua mancata presenza in panchina oggi preoccupa assai di più rispetto a quella di Karsdorp (unico infortunato ufficiale insieme con Darboe) e più anche delle condizioni non certo idilliache in cui versano molti calciatori dopo la bella serata esaltante ma indubbiamente assai faticosa vissuta giovedì in Spagna. 


Ma vale lo stesso discorso per la Lazio, con l’aggravante dell’eliminazione dalla Conference League. Della formazione, come al solito, parliamo a parte, ma c’è inevitabile curiosità per capire quanto il piano di gara studiato dei due allenatori possa essere messo in pratica dei giocatori sul campo. Varrà anche per Sarri la stessa preoccupazione. Nel dubbio di non avere l’organico al massimo delle rispettive potenzialità diventa logico attendersi due formazioni non particolarmente aggressive, un po’ quello che accadde all’andata, con la sfida poi decisa da un episodio purtroppo sfortunato per la Roma. A livello di statistiche, la bilancia pende sempre molto dalla parte giallorossa, anche se per i bookmakers c’è equilibrio nei pronostici. L’ultima vittoria della Roma è di un anno (e un giorno) fa, con il 3-0 firmato Abraham (2) e Pellegrini, ma in casa loro non si vince dal 2016, quando Spalletti batté Inzaghi con le reti di Strootman e Nainggolan. Ma si può considerare l’Olimpico casa loro? Mai. E la vittoria potrebbe valere almeno il 3° posto.

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