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L'alfabeto di Roma-Juventus: dal gol di Turone a quello di Montella

Coi bianconeri sfide accese fin da Testaccio. Rivalità acuita negli Anni 80 dalla lotta per lo scudetto. Ago, Falcao, Viola e Totti simboli contro le ingiustizie

L'alfabeto di Roma-Juventus

L'alfabeto di Roma-Juventus (GETTY IMAGES)

05 Marzo 2023 - 15:29

A - Agostino

Alla Juventus Di Bartolomei ha fatto diversi gol, ma uno va ricordato in particolare: 17 dicembre 1978, 1-0 per la vittoria, anche se a un quarto d’ora dalla fine l’arbitro lo espelle per un diverbio con Virdis (quello che ci segnava sempre). L’immagine che abbiamo negli occhi tutti è quella di Agostino portato via quasi a forza con la bocca tappata da Alicicco. L’arbitro che lo caccia è Bergamo. Due anni e mezzo dopo annullerà il gol di Turone. Chissà che aveva da dire il Capitano. È solo un discorso interrotto.

B - Barbesino

È il mister che ha guidato la Roma alla prima vittoria nella storia in casa della Juventus: 3-1, coi gol di Cattaneo, Di Benedetti due volte e in mezzo quello loro di Gabetto. È il 29 marzo 1936, la Roma chiuderà quel campionato a un punto dallo Scudetto. È la stagione in cui a Bernardini venne offerta come combine una vittoria facile sul Brescia con una Roma piena di problemi per quella partita: Fuffo rifiutò, pareggiammo quella partita e per quel punto non diventammo campioni. Un punto d’onore. B come Bernardini.

C - Cinque a zero

 È la nostra mitologia: Roma-Juventus 5-0, 15 marzo 1931, altro che le Idi. Gli inni, i trionfi, i film. Perché quella partita segnata per sempre dai gol di Volk, Lombardo, Fasanelli e dalla doppietta di Bernardini divenne la prima pellicola della storia del cinema italiano sul calcio: “Cinque a zero” di Mario Bonnard, 1932. Miglior sceneggiatura, migliore attore protagonista (ancora Fuffo), migliore colonna sonora (Campo Testaccio): Roma-Juve 5-0 è un oscar per tutto. Alla storia più che alla carriera.

D - Dossena, Bonesso, Torrisi

Dopo la sconfitta con la Juve in casa all’Olimpico la Roma tremò. Si diceva – dicevano – «non può diventare campione una squadra che prende due gol in 7’». E una squadra che ne prende 3 in 3’ e 40”? Successe il 27 marzo dell’83, la Roma era a Firenze in vantaggio 2-1, a Torino c’era il derby, la Juve vinceva 2-0 fino a 20’ dalla fine. Poi impazzirono le radioline. Chi stava a Firenze impazzì. Impazzì pure Carlo Ancelotti che fece l’autorete del 2-2, ma chissenefrega. Quel pomeriggio la Roma capì che sarebbe diventata campione. C’era Ameri che interrompeva in continuazione e al Franchi la gente non ci credeva, e nemmeno quella davanti a Teleroma 56. «Attenzione, il Toro ha accorciato le distanze»… «Attenzione! Pareggio»... «Toro in vantaggio». Sono stati i 3 minuti e 40 più punk della storia del calcio. Un’orgia. Se c’è qualcosa che s’è avvicinato alla magia sono stati quegli istanti. Chiudi gli occhi ed esprimi un desiderio. Ne hai tre a disposizione: Dossena-Bonesso-Torrisi

E - Era bono

 Sì, era bono. Di almeno una metrata, altro che centimetri Ingegnere. Lo teneva in gioco Cesare Prandelli. Sì, il gol di Turone era bono e al di là di chi ci fa sopra la parodia (purtroppo anche qualcuno che si dice romanista) è sempre troppo poco ricordarlo: Ramon Turone è un marchio, uno slogan, un ricordo, un fatto, un modo di gestire e di non gestire le cose, un destino prefabbricato dal padrone e un altro sbagliato che va ricordato contro ogni umiliazione. Era bono sì, cazzo.

F - Falcao

Cioè Lui. Paulo Roberto. Paulo Roberto Falcao. Il 5. Tutti i numeri. Roma-Juve è per forza Lui. Lui contro Platini, Lui il Brasile con la luce della sua fronte contro un impero in bianconero. Lui e la sua grazia coi tacchetti di gomma contro quelli di ferro di Bonini e Brio o Furino. Il più grande pensatore del Novecento e il nostro Babbo Natale che però passava ogni domenica. Se è stato Il nostro Giocatore della Storia lo è stato non solo perché ha vinto uno Scudetto dopo 41 anni, non solo perché ha portato la Roma dove non era mai stata prima, ma perché ha sconfitto l’avversario più grande: la Juventus di Trapattoni, di Zoff, Gentile, Cabrini e così via a snocciolare quasi per intero l’Italia Campione del Mondo del 1982. Che a ripensarci, ma chi è che è stato male quando al Sarria ha fatto il 2-2 ed era così felice l’amore nostro…?

G - Gaetano

 Scirea e non solo perché Scirea non c’è più. Scirea era il Buon Gaetano anche quando era in vita, quando era degno capitano della Juventus: silenzioso, elegante, fortissimo, leale, umile, silenzioso, forse il più grande libero del Dopoguerra. Quando se ne andò la Curva Sud al Flaminio gli dedicò uno striscione. «Scirea un uomo, un campione… onore». Addio Gaetano.

H - Hassler

Tommasino Hassler gol» con la musica di Tetris della Sud in sottofondo. Il biondino ala destra campione del Mondo con la Germania qui sarà sempre ricordato con simpatia e ammirazione (grazie ancora per quella punizione al derby sotto la Sud) ma anche perché si iscrive in una storia tipica di questa partita: come Boniek, per esempio, erano giocatori già della Roma, che la Juve così adusa al potere e a praticarlo ci soffiò, ma che poi finirono per venire qui. E qui poi hanno scelto i nostri colori a quelli che non li hanno. La Roma sì, la Juve no. 

I - Inno

 «Campo Testaccio c’hai tanta gloria…», è un incipit antico, una filastrocca dei nostri tempi, un abracadabra romano e romanista che è nato proprio dopo un Roma-Juve, proprio dopo quel Roma-Juve 5-0. Vedete quante cose belle nascono quando la Roma vince questa partita? Anzi, sentitela.

L - Lista 

 Allora, Turone ce l’abbiamo infilato, ma come fai a non citare il CAPOLAVORO di Racalbuto e Pisacreta che davvero è difficile raccontare? Concessero un rigore alla Juve senza alcun fallo, (non) commesso fuori area, dopo che l’azione era partita in fuorigioco!!! Ovviamente finì dentro Calciopoli quella partita del 2005, ma se leggete le cronache dell’epoca dei giornalisti moralizzatori che blastano i piagnoni leggerete di Roma troppo nervosa. No! Scippata! Nella lista c’è Manfredini, primo caso al mondo di colpo di testa di un guardalinee che da rimessa laterale lancia il gol della Juve. E la tripletta di Rocchi in uno Juve-Roma finito 3-2 con manco mezzo gol buono dei bianconeri? Era un 5 ottobre. Ah, invece quello di Racalbuto era un 5 marzo all’Olimpico come questo Roma-Juve. Scusate la confusione, ma fa rabbia quando ti truccano il gioco con cui giocano pure i vostri figli e tu da quand’eri bambino. E sì, chiudiamo la bocca Agostino.

M - Magath

Wolfang Felix Magath è l’uomo che nel 1983 ha fatto credere agli uomini di buona volontà che il Paradiso fosse su questa terra. Magari vicino ad Atene, dove si giocava la finale di Coppa dei Campioni. La Roma aveva appena vinto lo scudetto più bello di sempre, dopo 41 anni. A Roma si respirava un profumo che al solo ricordo puoi (commovendoti) sentirlo ancora. Con quest’animo di grazia leggero Roma il 25 maggio si apprestò a vedere Amburgo-Juventus. Erano quasi tutti juventini. Avevano tutti le magliette «Io c’ero». Io no, ma era come se ci fossi, fidatevi. Al 9’ un sinistro, così, tanto per, di Wolfang Felix Magath. Meglio di Mozart. 1-0. Una delegazione del Commando Ultrà andò in Germania a ringraziare l’eroe di una sera, di una stagione, di un’epoca da sogno. Nessuna gufata è stata così vicina all’amore.

N - Novantesimo

 L’ultimo minuto. Ce ne sono due di ultimi minuti in Roma-Juve. Tutti e due in Juve-Roma. Un doppio 2-2.  Il 4 dicembre 1983 e il 6 maggio 2001: due voli, uno in rovesciata, l’altro con le braccia aperte. Roberto Pruzzo al 90’ dopo che Odoacre Chierico Imperatore di Garbatella ha fatto la virgola al ciuffo di Platini con un sombrero, una rovesciata come a inchiodare il cielo, con Tacconi addosso al palo e una gioia che ti arriva addosso ancora adesso. Esattamente come quella di Vincenzo Montella olé, che riprende la ribattuta di van der Sar su Nakata e poi succede il finimondo e lo Scudetto: una delle esultanze più scomposte, folli, felici, dolorose del settore. Al pensiero ancora... I lividi ci vengono.

O - Orsato

Perché la lista di cui sopra è talmente lunga che ci siamo scordati il capolavoro del direttore di gara di Schio, che il 17 ottobre 2021 s’inventò la regola dello svantaggio. A sfavore della Roma, va da sé. Perché se c’è rigore per la Roma, prima non si dà (per statuto) ma se poi la Roma segna allora retroattivamente si concede. Poi capita pure che se viene parato e sulla ribattuta è entrata in campo pure la panchina, allora non si ripete. Ma c’è il Var? Seeee. La regola dello svantaggio è un po’ come la regola dell’amico: non sbaglia mai.

P - Pelle

Se pensate che quando si dice che la maglia di una squadra, anzi della Roma, è una seconda pelle sia retorica, significa solo una cosa: che non siete della Roma. E anche un’altra, che non avete visto Roberto Pruzzo correre sotto la Sud il 16 marzo 1986 dopo un gol alla Juventus, spogliarsi della maglia della Roma e rimanere a petto nudo per mostrarla ai tifosi. Prima pelle.

Q - Quattro, zitti e a casa

Serve aggiungere altro?

R - Roma

Quattro lettere un amore, un lungo brivido in fondo al cuore.

S - Sancini

 Eh niente, quella lista di cui sopra (o a lato) è troppo lunga e bisogna dare l’esempio e reiterare immediatamente il ricordo di Turone. Perché poi abbiamo citato Bergamo, l’arbitro, ma chi disse per primo – e per sempre – che il gol di Turone fosse in fuorigioco è stato il signor Giuliano Sancini. Qualche tempo fa in un’intervista disse di essere ancora convinto del fuorigioco e che sperava vincesse la Roma. Ma perché?? Abbassa la bandierina

T - Testaccio

Abbiamo citato la Partita a Testaccio, abbiamo citato il suo inno, ma non abbiamo citato uno dei grandi motivi per cui Roma-Juventus è Roma-Juventus: loro sono stati la prima squadra a violare il Sacro Tempio vincendo 3-2 il 12 gennaio 1930. Quel «Nessuna squadra ce passerà…» è stato aggiunto dopo. È lì che nasce la vendetta del 5-0, è lì che nasce l’inno, il film, la leggenda di un Campo che è una categoria dell’anima per i romanisti, lì che nasce Roma-Juventus per sempre. È per questo che negli Anni 80 in un Roma-Juve la Sud scrisse che «Testaccio ti guarda». Non lo vedete?

U - Ultrà

Forse questa per qualcuno sarà incredibile, ma le tifoserie di Roma e Juventus nella seconda metà degli Anni 70 erano gemellate. La contrapposizione era con l’amicizia “borghese” fra i torinisti e i laziali (poi comunque naufragata), mentre la Roma squadra di popolo sposava lo spirito di una Torino operaia. Altri tempi, altri contesti, altri codici. Ma sempre la stessa incredibile sfida.

V - Viola

È lui che ha battuto la Juventus. Per la prima volta e per davvero nella nostra storia e forse in quella d’Italia. Lui che si è cimentato col cimento più alto: loro. Lui che li ha sfidati guardandoli in faccia, prendendo i calci in tribuna, misurando i metri per il Geometra Boniperti in centimetri, da Ingegnere. Costruendo innanzitutto uno stile e un idioma contro il linguaggio secolare del potere. S’inventò persino il “violese” per andare contro un mondo in bianco e nero. Grazie per sempre Presidente.

Z - Zigoni

«Alla Juventus ero un numero, a Roma un poeta, alla Juve mi facevano tagliare i capelli, alla Roma ce l’avevo nel vento: quando me ne sono andato ho pianto». In queste parole di Gianfranco Zigoni c’è tutto l’alfabeto di questa partita, di questa sfida, di questa pagina di giornale. Splendori. Forza Roma.

 

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